‘Persino Salvini si è accorto che Quota 100, che parte dai 64 anni di età, non va bene e noi siamo d’accordo su una partenza da 62 anni’, dice Cesare Damiano sulle pensioni: ‘Noi dobbiamo sfidare il Governo a continuare sulla strada che abbiamo gia’ intrapreso nella scorsa legislatura con le 8 salvaguardie degli esodati, il prolungamento della sperimentazione di Opzione Donna, con l’Ape sociale e volontaria e con il rallentamento del meccanismo che aggancia l’età della pensione all’aspettativa di vita. Abbiamo impegnato, complessivamente, 20 miliardi di euro e mandato in pensione circa 200.000 lavoratori. Adesso ci aspettiamo che non si facciano passi indietro’.
Secondo Damiano, ex ministro del Lavoro, i dati sull’incidenza della spesa pensionistica sul Prodotto interno lordo, che collocano il nostro Paese tra i più dispendiosi, sono falsi. Su queste vere e proprie bugie e sul rigonfiamento dei conti si basano i continui attacchi al sistema previdenziale e i pregiudizi circa la sacrosanta idea del superamento della legge Fornero.
L’Italia è perfettamente allineata con il resto dell’Europa, basta fare bene i conti, sostiene Damiano: ‘Se si scorpora dal costo della previdenza quello dell’assistenza e le tasse sulle pensioni, che ammontano a più di 40 miliardi di euro all’anno, si passa dal 16% al 12% dell’incidenza delle pensioni sul Pil. La nostra richiesta è di prolungare l’Ape sociale, che scade alla fine di quest’anno, andare oltre nella sperimentazione di Opzione Donna, fare la nona e definitiva salvaguardia degli esodati e introdurre la ‘pensione contributiva di garanzia’ per i giovani. Tutti problemi che non possono essere dimenticati. Su una materia così delicata va riaperto il tavolo di confronto con i sindacati’.