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Che cos’è il faceboarding? Valigia alla mano. In Italia, è l’aeroporto di Linate, a Milano, a rispondere per primo. Il servizio è intuitivo: i passeggeri possono imbarcarsi sull’aereo mostrando solo il proprio volto, e non la carta d’imbarco. Così, il sistema biometrico facciale, fra sicurezza e velocità, si fa spazio nel settore viaggio. Usarlo o non usarlo? Le compagnie aeree decideranno se attivarlo e i passeggeri se usufruirne. Al momento, le aziende ad aver detto “sì” al progresso sono: Ita Airways e SAS (la compagnia di bandiera della Danimarca, della Svezia e della Norvegia). L’acquisizione dei dati biometrici ha l’obiettivo di snellire le pratiche pre-partenza. E allora il sistema si sta espandendo a macchia d’olio.
A Linate, la sperimentazione del servizio è iniziata a partire dal 2020 (anno, in realtà, infelice per tutti). Messa in pausa per cause di forza maggiore, da martedì 7 maggio è attiva e funziona così: i passeggeri che vogliano viaggiare con supporto del riconoscimento facciale potranno registrarsi presso i totem presenti allo scalo. La tecnologia, da giugno disponibile anche via smartphone, procederà con scanning del documento d’identità e della carta d’imbarco e poi via libera al passaggio. Non per un viaggio soltanto, ma per tutti i voli presi nell’arco di un anno. E poi si apre tutta la discussione sulla privacy: “La SEA, società che gestisce l’aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma sono utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine”, così si legge su IlPost. Al di là dei nostri confini, negli Stati Uniti il servizio è attivo in oltre 30 aeroporti e si preannuncia in fase di grande espansione con oltre 400 scali coinvolti nel giro di pochi anni.
