La deputata di Fratelli dÕItalia, Chiara Colosimo, neoeletta presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Palazzo San Macuto, Roma, 23 maggio 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Chiara Colosimo, presidente Commissione Antimafia, replica alle accuse che le sono rivolte a mezzo stampa

Torna a far discutere la foto che ritrae una decina di anni fa la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo con Luigi Ciavardini: a parlarne sono i familiari delle vittime delle stragi, in un’aula al Senato giovedì scorso’.

“Sono rimasto sconcertato dalle parole della presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, che proprio in commissione disse che nessuno, al di fuori dei figli di Paolo Borsellino, potevano dirle cosa fare o cosa non fare. Una dichiarazione chiaramente rivolta a noi che non vogliamo dirle cosa fare ma che vogliamo verità e giustizia. Non si può circoscrivere le indagini della strage di via D’Amelio come se fosse un fatto isolato. Mio fratello ha iniziato a morire il 23 maggio del ’92, giorno della strage di Capaci“, ha detto Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, nel corso della conferenza stampa al Senato organizzata con altri parenti delle vittime di stragi. “Si parla dell’assassinio di mio fratello come se fosse legato agli appalti – ha aggiunto – ma tutti sappiamo che ha ben altre cause, tra cui la trattativa tra mafia e pezzi deviati dello Stato. Le indagini dovrebbero concentrarsi sull’agenda rossa che è la scatola nera della strage di via D’Amelio. Noi familiari non possiamo fare altro che denunciare la vergogna di uno Stato che ritiene di poter allontanare i suoi fedeli servitori dello Stato (il senatore M5S Roberto Scarpinato e il deputato M5S Federico Cafiero De Raho, ndr), in nome di un presunto conflitto di interessi, quando il conflitto di interessi è proprio quello della presidente Colosimo come dimostrano i suoi rapporti con il terrorista Luigi Ciavardini“.

“Onestà, legalità, passione e trasparenza continueranno a segnare il mio impegno, con una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. Irreprensibile, e lo sarò nonostante un ingiustificato fango. Con immenso rispetto e grande rammarico per alcuni familiari delle vittime, posso promettere solo di restare quella che sono, senza farmi mai intimidire”: lo scrive la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo in una nota cui replica alle accuse rivoltele negli ultimi giorni.

“Oggi”, si legge nella nota dell’esponente di Fratelli d’Italia, “il Fatto Quotidiano titola a tutta pagina una non notizia, relativa a un mio zio che ha subito una condanna penale per fatti che risalgono a 15 anni fa. Tutto già noto e tutto già ampiamente raccontato dalla stampa nel corso degli anni. L’articolo, evidentemente, troppo scarno di fango è arricchito con il racconto di una mia presunta vicinanza all’ex terrorista Ciavardini”.

“Se questa volta intervengo dopo l’attacco preventivo durato settimane di maggio del 2023, e quello di queste ultimi giorni”, spiega la presidente della Commissione Antimafia, “è solo perché lo devo all’Istituzione che presiedo”. Paolo Colosimo era un avvocato penalista, che di norma non credo difendesse stinchi di Santo; è stato condannato e io ne ho preso le distanze da subito, prima della condanna definitiva. Sì, ho un parente che ha avuto un problema giudiziario. Grande scoop! Luigi Ciavardini era un appartenente ai Nar, organizzazione eversiva alla quale non ho mai partecipato e della quale non ho mai condiviso, non dico la militanza perché quello lo dice l’anagrafe, ma i principi. Conosco Ciavardini come chiunque sia entrato a Rebibbia, dove la sua associazione era fortemente presente in più reparti. Sì, come chiunque, anche qualcuno a sinistra, ma questo non fa notizia”.

“Incredibilmente”, prosegue Chiara Colosimo, “queste due “notizie” entrambe pubbliche e note da molti anni oggi meritano tanta attenzione. E vi domando, perché? Capisco che una donna libera che presiede questa importante istituzione senza interesse alcuno, senza fili di burattinai, che da subito ha dato voce ai figli del giudice Borsellino e messo in evidenza macroscopiche reticenze dia fastidio, capisco che andare a fondo senza dover difendere alcuno nel caso del dossieraggio spaventi altri, ma la cosa non mi tocca”. “Sempre più forte rimbomba la domanda: chi ha paura della verità?”, conclude la presidente dell’Antimafia.

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