Ultimo incontro della giornata, per le consultazioni del presidente del consiglio incaricato, Mario Draghi, con i rappresentanti dei gruppi politici: in corso l'incontro con Forza Italia, rappresentata dalle capogruppo Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini e dal vicepresidente Antonio Tajani. Nella delegazione, che è quella di Fi-Udc- è presente anche il centrita Antonio De Poli. +++ TWITTER/CAMERA DEI DEPUTATI +++

Chiuso il voto su Rousseau. Il 59,3% da il via al governo Draghi

La scena è di Mario Draghi, che lavora a Roma tutto il giorno sul programma e sulla squadra di Governo.

Mario Draghi ha terminato anche il secondo giro di consultazioni. E alla fine è rimasto zitto. Pare che la lista dei ministri sarà ultimata già venerdì e che in serata il ‘governo del presidente’ potrebbe già giurare.

Il premier incaricato non ha rilasciato dichiarazioni. E’ un segnale inequivocabile a Beppe Grillo che si attendeva una parola da Draghi per convincere i suoi prima del voto su Rousseau. Draghi invece non ha fatto concessioni sul ministero della Transizione ecologica chiesto dal M5S. O almeno non pubblicamente. E non ha esitato a dire alla delegazione M5S che il reddito di cittadinanza, così com’è, non va bene e sarà rimodulato.

Per questo Grillo e il reggente Vito Crimi l’hanno buttata sull’ecologia. Vantandosi di avere ottenuto il ministero per la Transizione ecologica che dovrebbe debuttare con il nuovo governo. Addirittura Crimi, scivolando nella comicità, ha asserito di essere stupito dal tasso di grillismo riscontrato nell’ex presidente della Bce.

Ma il premier incaricato sul ministero ecologico non ha dato il segnale che il M5S attendeva. Invece il segnale ricevuto è stato un altro e indicava insofferenza e irritazione. C’è tutto questo dietro il silenzio di Draghi, al quale certo non è sfuggito il vaffa day contro di lui organizzato online dai dissidenti pentastellati. In ogni caso in serata una telefonata ha sbloccato la situazione e il via libera al ministero voluto dai grillini, che accorpa Ambiente e Sviluppo economico, è stato dato per certo. Così Crimi ha sbloccato il voto su Rousseau che è partito questa  mattina con un quesito specifico: ‘Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?’.

A tenere quindi banco è il nascente super Ministero per la Transizione ecologica.

I francesi sono in Transizione ecologica da cinquant’anni, da quando hanno istituito il ministero con tale nome. Mettono tanti soldi per questo grande obiettivo, più di 48 miliardi l’anno. Per loro si tratta di ridurre la dipendenza energetica dal fossile, ma anche, attenzione, dalle centrali nucleari. Passare, cioè, da un 75% di energia prodotta dall’atomo al 60%. La Francia ha 19 centrali con 58 reattori Pwr, a fissione. Nella Transizione ecologica i francesi hanno deciso di portarsi anche le scorie nucleari. Noi, per fortuna, con il nucleare abbiamo chiuso tanto tempo fa e non sappiamo ancora dove stoccare le scorie prodotte dalle centrali che avevamo e soprattutto nessuno le vuole.

La Transizione ecologica può avere significati diversi a seconda del punto d’osservazione. Tra l’altro, proprio i leader M5s nel recente passato hanno appoggiato il movimento dei gilet gialli che proprio ad una misura di riduzione delle emissioni si sono opposti duramente mettendo a ferro e fuoco la Francia per mesi.   Macron ha aumentato le accise sul carburante proprio per farne consumare di meno, ma i rappresentanti dei gilet gialli hanno reagito violentemente perché con il carburante ci lavorano

Ma sulla strada della Transizione ecologica i loro leader qualche passo falso lo hanno fatto. Sul no alle trivelle (che stanno in mare a cercare e tirare fuori petrolio) sono ormai con voce fioca e hanno perso. Erano contro il Tap (che in realtà porta energia pulita, il gas) e hanno perso. Non pervenuti su elettrico, idrogeno, rinnovabili, fine dello sfruttamento intensivo dell’agricoltura.

Sono stati 74.537 i votanti M5s sulla piattaforma Rousseau che hanno espresso il loro voto sul governo Draghi: di questi il 59,3% si espresso favorevolmente, pari a 44.177 voti. I contrari sono stati il40.7%

“Draghi è figura non espressione dei partiti ma avanzata direttamente, nel pieno rispetto delle sue prerogative, dal presidente della Repubblica.

“La responsabilità è il prezzo della grandezza. Oggi i nostri iscritti hanno dimostrato ancora una volta grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese. In uno dei momenti più drammatici della nostra storia recente, il MoVimento 5 Stelle sceglie la strada del coraggio e della partecipazione, ma soprattutto sceglie la via europea, sceglie un insieme di valori e diritti di cui tutti noi beneficiamo ogni giorno e dietro ai quali, purtroppo non di rado, si nascondono egoismi e personalismi”,  scrive Luigi Di Maio commentando il via libera M5s al governo Draghi.

“La democrazia del Movimento passa per il voto degli iscritti che è vincolante”,  ha detto il capo politico M5s Vito Crimi commentando il voto.

Da Draghi, nel rispetto dell’articolo 92 della Costituzione, verrà formata la squadra di governo che sosterremo. Noi chiediamo una squadra autorevole, formata nel rispetto del pluralismo politico e che rispetti la differenza di genere nella sua composizione”, dice il segretario Nicola Zingaretti.

“Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo”. E’ questo il titolo del nuovo articolo di Alessandro Di Battista su Tpi. “Non è accettabile dividere questioni economiche da questioni morali. Perché nella nostra Italia vi sono stati esempi virtuosi: imprenditori che hanno chiuso, non solo per scelte politiche sbagliate, ma perché assassinati per essersi opposti al pizzo. E l’hanno fatto mentre un imprenditore che oggi viene ricevuto con tutti gli onori nelle stanze del potere romano non ha fatto altro che pagare, pagare e ancora pagare. Ed oggi rischia di tornare al governo del Paese”.

 

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