Save Italian Racing scende in piazza per protestare contro la chiusura degli ippodromi. La manifestazione, tenutasi in piazza Montecitorio, è riuscita a tagliare un primo importante traguardo: entro martedì prossimo si dovrebbero avere risposte chiare dalla politica. La chiusura degli ippodromi è una questione delicata che molti non conoscono e che potrebbe portare più di 15000 cavalli al macello con annessi rischi di perdita occupazionale di addetti ai lavori e intere famiglie che vivono in relazione all’esistenza degli ippodromi. Il quadro sconcertante emerge con chiarezza analizzando dal 2002 al 2008 la cattiva gestione dell’Ente pubblico U.N.I.R.E.(competente su tutta la gestione degli ippodromi , dei cavalli e quanto concerne l’ippica) durante l’amministrazione di Franco Panzironi, ex segretario generale Unire, in concomitanza con le agenzie di scommesse in particolare la SNAI. Durante il vittorioso periodo del cavallo Varenne le risorse a disposizione dell’Unire si usavano meglio e l’ippica italiana era l’orgoglio nazionale. Varenne nel 2002 aveva guadagnato 5 milioni di euro e vinto tutto quello che poteva vincere. Da allora, nel giro di otto anni, il mondo dell’ippica è cambiato. La corsa al guadagno, dal 2002 inpoi, ha portato ad aprire decine e decine agenzie di scommesse attraverso concessioni statali. Operazione che si è rilevata una vera miniera d’oro ma fino ad oggi nessuna agenzia ha pagato l’ente. Maurizio Ughi, presidente SNAI dice che quei minimi garantiti non sono stati mai pagati perché l’attività prevista dallo Stato, cioè le risorse a seguito delle scommesse ippiche previste dallo Stato, non corrispondevano e non sono corrisposte alla realtà del mercato. Con i soldi delle concessioni l’Ente pubblico Unire doveva e deve finanziare i montepremi, gli allevamenti e gli ippodromi, proprio a garanzia di quei pagamenti che le agenzie, al momento della concessione, avevano stipulato delle fideiussioni bancarie. L’Unire, l’ente pubblico che deve riscuotere 129milioni di euro dalle agenzie, non è capace di riscuotere questo denaro. Lo Stato, con una legge del 2003, hasborsato 150 milioni per evitare la crisi economico/finanziaria di Unire. In quello stesso anno Panzironi aprì due sedi UNIRE LAB, una a Settimo Milanese, e una seconda a Pomezia. Ancora oggi unico cliente delle due strutture UNIRE LAB resta solo l’ente pubblico UNIRE. Due strutture quindi che rendono poco e sono fonti di ulteriori spese. Lo stesso amministratore della sede LAB di Pomezia non comprende i motivi della creazione delle due strutture. Altro elemento che mina la corretta gestione del comparto è l’utilizzo gratuito, da parte delle agenzie, del canale televisivo dell’UNIRE da cui vengono trasmesse le gare. Il punto è che l’UNIRE, per la diffusione televisiva, si è affidato ad una società esterna, Teleippica. Ma questa società fa capo proprio alla SNAI e prende dall’UNIRE circa 9 milioni di euro l’anno. Il paradosso è proprio in questo: il debito accumulato dalle agenzie di ippica è pari a quasi 106 milioni di euro, ma mentre le agenzie non pagano l’UNIRE le stesse, per magia, riscuotono soldi da questo ente pubblico. Nel 2008 c’è stata la prima grande crisi dell’ippica dovuta a nefandezze politiche unitamente alla crisi nazionale. A queste si è aggiunta il calo delle scommesse causata da una politica sbagliata di AAMS che ha puntato a favorire giochi più remunerativi per lo Stato (Poker, Slot Machine e Gratta & Vinci). Il mondo ippico va sul lastrico ed iniziano le proteste. Proprio i numerosi scioperi e manifestazioni hanno portato nel 2008 ad un accordo con l’allora ministro delle politiche agricole On. Zaia il quale ha portato lo Stato a stanziare altri 150 milioni l’anno per 3 anni (2011) che sarebbero dovuti servire a sponsorizzare un piano di rilancio del settore entro il 2012 oltre che a tamponare la situazione econimica. Nel 2010 è stato nominato ministro Galan che, dopo un iniziale interessamento, si è allontanato dal problema non stanziando nemmeno il denaro per l’anno successivo. Poi è stata la volta dell’on. Romano che ha trascurato la situazione. Attualmente il nuovo ministro delle politiche agricole è l’On. Catania (ex proprietario di cavalli da corsa ed ex commissario di Capannelle). In sintesi quattro ministri in quattro anni non hanno portato nessuna soluzione, così come la trasformazione di UNIRE in ASSI.
Attualmente dopo 3 anni di continua notevole diminuzione del montepremi che ha portato ad un meno 30-35%, da quest’anno c’è un ulteriore taglio del 40% che ha messo sul lastrico il settore. Rischiano il posto di lavoro 50.000 addetti ai lavori (operai, artieri, addetti al totalizzatore, allenatori, fantini) senza contare i lavoratori esterni (veterinari, maniscalchi, sellai, allevatori oltre a grosse aziende che producono mangimi foraggi e lettiere) nel qual caso la cifra ammonterebbe a più di 300.000 famiglie. Numeri preoccupanti cui si aggiungono ben 15000 cavalli che rischiano, se non collocati, addirittura il macello. Dal 2 di Gennaio 2012 una delegazione ha occupato l’ASSI e la protesta andrà avanti fino a quando non verranno prese delle decisioni in merito. Le richieste dei manifestanti prevedono principalmente una ristrutturazione della scommessa ippica da parte di AAMS, la modernizzazione degli ippodromi e il rilancio a livello di visibilità di questo Sport. Molto attivo in questo contesto è il movimento sorto su face book ‘Save italian racing’ da cui è partita la manifestazione del 12 gennaio.
Quali sono i numeri reali dell’ippica italiana ?
44 ippodromi;
201.275 cavalli iscritti nei libri genealogici dell’Unire;
19.495 allevatori di cavalli da corsa;
38.861 proprietari di cavalli da corsa;
3.367 allenatori, fantini, guidatori;
48.513 altri operatori del settore ippico (artieri, maniscalchi, dipendenti degli ippodromi, veterinari, giudici, operatori di scommesse);
280.000 ettari di territorio impiegati per il pascolo e per la produzione di mangimi per i cavalli da corsa.
A questi dati impressionanti va aggiunto l’indotto: produttori di mangimi, finimenti, abbigliamento e attrezzature professionali, medicinali, trasportatori e centri di allenamento, tutti a rischio.
Sulle cause che dal 2002 al 2008 hanno contribuito alla chiusura degli ippodromi e alla responsabilità di Panzironi&SNAI si è interessata anche la trasmissione televisiva ‘Report’.