Christie’s, all’asta il primo quadro dipinto dall’Intelligenza artificiale

Il prossimo 23 ottobre, Christie’s sarà la prima casa d’aste a battere un’opera d’arte realizzata da un algoritmo.

Il quadro fa parte di un gruppo di 11 ritratti dell’’immaginaria famiglia Belamy, ideati da un collettivo francese di artisti venticinquenni composto da Hugo Caselles-Dupré, Pierre Fautrel e Gauthier Vernier. Le loro realizzazioni si basano su un lavoro di collaborazione tra arte e Intelligenza artificiale e il loro metodo creativo è fondato sul GAN, un acronimo che sta per ‘Generative Adversarial Network’.

Il soggetto rappresentato è un signore francese, che indossa un gilet nero con un colletto bianco. I tratti del viso non sono ben delineati, l’immagine è leggermente decentrata e, in basso a destra, è visibile la formula algebrica dell’algoritmo che ne ha permesso la realizzazione. Questo personaggio non è mai esistito e la sua immagine è il frutto della “fantasia” di un computer.

L’algoritmo è composto da due parti distinte: il Generatore e il Discriminatore. La funzione del primo è quella di creare una nuova immagine, scelta tra i 15.000 ritratti dipinti tra il XIV e il XX secolo, inseriti nel sistema. Al Discriminatore è invece riservato il compito più difficile: individuare le differenze tra le tele prodotte dall’uomo e quelle realizzate dal Generatore e riconoscerle. L’obiettivo è quello di riuscire a ingannare il Discriminatore, facendogli credere che le nuove immagini siano ritratti creati dall’intelletto umano.

‘Tramite l’impiego dei ritratti abbiamo scoperto che gli algoritmi sono perfettamente in grado di emulare la creatività artistica del pittore in carne e ossa’, le parole di Hugo Caselles-Dupré del collettivo Obvious.

La raffigurazione dell’IA può essere considerata una vera e propria ‘opera d’arte’ solo se ci si sofferma sulla sua componente estetica. Se, invece, con tale espressione si intende delineare la creatività come frutto della sensibilità e delle emozioni umane, allora la tela non può fregiarsi di tale titolo.
“Se si guarda solo la forma, ignorando ciò di cui tratta l’arte, allora l’IA sta solo generando forme visive e seguendo i principi estetici estratti dalle tele già esistenti – sottolinea Ahmed Elgammal, direttore dell’Art and Artificial Intelligence Lab alla Rutgers University, nel New Jersey -. Ma se si considera l’intero processo, allora, quello che si ottiene è un qualcosa di più simile all’arte concettuale, che alla pittura tradizionale”.

Il ritratto di Edmond Belamy è dunque una collaborazione tra due artisti, uno umano, e uno con le sembianze di una macchina. L’intelligenza artificiale potrebbe quindi avere tutte le carte in regola per affermarsi come un nuovo medium dell’arte.

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