L’ambasciata cinese a Washington ha espresso “ferma opposizione” alla stretta sul rilascio dei visti per gli Usa ai funzionari cinesi, governativi o del Pcc, ritenuti coinvolti “nella detenzione o negli abusi” contro le minoranze musulmane dello Xinjiang, definendole una “violazione delle norme di base che regolano le relazioni internazionali”. E’ una misura che “interferisce negli affari interni della Cina” e “mina gli interessi della Cina, si legge in una nota.
La mossa del Dipartimento di Stato americano va a completare l’inserimento nella lista nera del dipartimento del Commercio di Washington di 28 entita’ cinesi, tra cui i maggiori gruppi attivi nell’intelligenza artificiale e nella sorveglianza, per il loro presunto coinvolgimento nella repressione nella grande regione del nordovest. Lo Xinjiang “non ha questioni sui cosiddetti diritti umani, come gli Usa affermano. Le accuse degli Stati Uniti sono un mero pretesto fabbricato per interferire”.