“Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c’è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto”. Lo rende noto su Twitter Walter Veltroni. La notizia della morte di Monica Vitti ha raggiunto anche il Festival di Sanremo. La conferenza odierna si è aperta con questo triste annuncio, accolto da un lungo applauso. E’ morta, all’età di 90 anni. Nata a Roma, nel 1953 si diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica. Dopo qualche ruolo di secondo piano in alcune pellicole comiche, venne notata dal regista Michelangelo Antonioni, con il quale intreccia una relazione artistica e sentimentale, che ne fa la sua musa e la protagonista nella sua celeberrima tetralogia cosiddetta dell’incomunicabilità. Diventa così la tormentata Claudia in L’avventura (1960), la tentatrice Valentina di La notte (1961), la misteriosa e scontenta Vittoria di L’eclisse (1962) e la nevrotica Giuliana in Deserto rosso (1964). E’ Mario Monicelli, su proposta del produttore Fausto Saraceni, a metterne in risalto la sorprendente verve di attrice comica, dirigendola nella commedia La ragazza con la pistola (1968), dove Vitti interpreta il ruolo di Assunta Patanè, una ragazza siciliana che insegue fino in Scozia l’uomo che l’ha “disonorata” (Carlo Giuffré) con l’intento di vendicarsi.
Una volta confermato il suo talento brillante, tra gli altri, in Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970) di Ettore Scola, Gli ordini sono ordini (1972) di Franco Giraldi e La Tosca (1973) di Luigi Magni, Vitti, durante gli anni settanta, è protagonista di numerose pellicole del filone della commedia all’italiana. L’esperienza accanto ad Alberto Sordi nei film con lui interpretati per la regia di quest’ultimo sarà quella che l’avvicinerà maggiormente al grande pubblico. Nel frattempo, anche all’estero molti registi di prestigio la vogliono sul set. Oltre a Miklós Jancsó, recitò per Jean Valère in La donna scarlatta (1969), Luis Buñuel in Il fantasma della libertà (1974) e André Cayatte in Ragione di stato (1978). Nel 1974 inoltre si esibisce con Raffaella Carrà e Mina nel varietà televisivo Milleluci, cantando con loro Bellezze al bagno e inscenando una simpatica coreografia balneare, con citazioni anche dal suo film di successo Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970) di Marcello Fondato. Nel 1978 recita sempre per la televisione nella commedia Il cilindro di Eduardo De Filippo. Nel 1979, con la commedia Un amore perfetto o quasi di Michael Ritchie, recitò nel suo ultimo film di produzione straniera. Negli anni ottanta torna a lavorare con Michelangelo Antonioni in Il mistero di Oberwald (1980) e Alberto Sordi in Io so che tu sai che io so (1982). Nel 1981 affiancò Vittorio Gassman in Camera d’albergo di Mario Monicelli. Nel 1983, con la pellicola Flirt di e con l’esordiente Roberto Russo, ricevette il premio dell’attrice al Festival di Berlino del 1984; la collaborazione con Russo, suo futuro marito, continuò con Francesca è mia (1986); entrambi i film furono sceneggiati anche dalla stessa Vitti. In quel periodo recita a teatro in La strana coppia (1987) e Prima pagina (1988). Già allontanatasi dalle scene da diverso tempo e prima di ritirarsi definitivamente a vita privata, a causa delle sue condizioni di salute, si mostra al pubblico per l’ultima volta nel marzo del 2002, alla prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris. Nel 2021, in occasione dei suoi novant’anni, le è stato dedicato il docufilm Vitti d’arte, Vitti d’amore, diretto da Fabrizio Corallo.