Le scuse espresse da Luigi Di Maio nei confronti dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto al termine di una lunga inchiesta giudiziaria, secondo Marco Travaglio sono ‘una solenne sciocchezza’ visto che il ministro degli Esteri vive con ‘l’ansia di accreditarsi continuamente con l’establishment’
Un sondaggio di Noto, pubblicato su QN, rivela che per il 62% degli italiani Di Maio ha fatto bene a fare autocritica sul sistema della gogna. ‘Io appartengo al 38%’ sottolinea Travaglio, secondo cui nel caso Uggetti ‘non c’è stata gogna’. Per Travaglio anche Giuseppe Conte, che ha elogiato Di Maio per il gesto, ‘ha sbagliato di grosso’.
E’ stato comunque ampio il coro di coloro che si sono complimentati per il pentimento di Luigi Di Maio che ha chiesto scusa per avere orchestrato nel 2016 una campagna diffamatoria contro il sindaco di Lodi, oggi del tutto scagionato dai fatti allora attribuitigli dall’autorità giudiziaria.
A dire il vero la furbesca dichiarazione del ministro Di Maio, aperto carrierista, opportunista, trasformista e perbenista di comodo, ha poco valore etico e morale restando aperto il dubbio della sincerità nel colpevolista pentito.
Di Maio non è soltanto l’accusatore del sindaco Uggetti, ma anche e soprattutto il responsabile – ‘il capo’ – di quella maggioranza in parlamento che ha denigrato le istituzioni, ha insultato centinaia di eletti, ha sostenuto le più pericolose campagne come no-vax, e ha fomentato quel giustizialismo della linea Bonafede-Travaglio che ha provocato centinaia di casi Uggetti, se tutto ciò è vero pare difficile poter parlare di ‘svolta’, senza porsi qualche domanda più generale al di là del caso specifico.
Ad esempio, qualcosa di incomprensibile è accaduto nel rapporto tra i Cinquestelle e gli altri partiti. Mentre il capo chiede scusa per essere al’origine dell’imbarbarimento del dibattito associato ai temi giudiziari, di non avere rispettato ‘i diritti delle persone che sono sempre diritti’ e avere partecipato in prima fila a una serie sciagurate campagne per cui tutti i soggetti politici dovrebbero dissipare ogni ombra sul loro operato e, mentre tutta questa eredità politica viene denunciata pubblicamente, il Partito democratico continua a spalleggiare il movimento elevandolo a interlocutore privilegiato.
I Cinque Stelle sono indispensabili per formare la maggioranza di governo, anche se si rendono necessarie coalizioni tra diversi per un periodo determinato e, ad oggi, sono i Democratici a seguire le follie del partito o Movimento che sia. Il Partito democratico continua a spalleggiare il movimento, magari auspicando una unificazione.
Sulla riforma della giustizia, a partire della questione della prescrizione, sull’ipotesi che i 5 stelle accettino una revisione, Travaglio dice che ‘se si pentissero sui loro meriti farebbero prima a puntarsi una pistola in bocca a spararsi’. Dichiarazione da leggere con attenzione visto che le prese di posizione dei pentastellati vengo viste, dagli addetti ai lavori, come operazioni di marketing che, seguendo o anticipando il mercato, possono dire, a secondo dei tempi, tutto e il contrario di tutto.
Conte torna con il suo nuovo ruolo di leader e riformatore del Movimento 5Stelle ‘profondamente maturato’ grazie a una ‘proposta politica fortemente innovatrice’. Nella sua ultima dichiarazione pubblicata su Facebook, l’ex presidente del Consiglio illustra con dovizia di particolari tutti i nuovi elementi che costituiranno il Movimento 5Stelle da lui guidato. “Società più equa e solidale”, “migliori opportunità di vita a tutti”, “benessere equo e sostenibile”, sono solo alcuni dei punti cardine dei pentastellati. Rimangono poi quelli che Conte presenta come i “valori inossidabili” del Movimento, vale a dire il “principio di legalità e il valore dell’etica pubblica per la nostra comunità politica”, portati avanti dai grillini tramite l’approvazione dello Spazzacorrotti e delle riforme sulla giustizia.
Tenero il giudizio quando si tratta di commentare le sbandate del Movimento 5Stelle. Nel suo lungo post, Conte parla del caso di Simone Uggetti, sindaco Pd di Lodi arrestato e costretto alle dimissioni nel 2016, ora assolto perché il fatto non sussiste.
Un “importante processo di maturazione collettiva” secondo Giuseppe Conte, che si schiera dalla parte del suo ex vice-premier, spiegando come “riconoscere come errori alcuni toni e alcuni metodi usati in passato” significa tenere in considerazione “il rispetto della persona, nella sua dimensione individuale e sociale”, perché “non ammettiamo una ‘ragione’ superiore alla quale sacrificare la dignità dell’essere umano e la tutela effettiva dei suoi diritti e libertà fondamentali”.
Trasparenza, lealtà e rigore etico sono i principi cardine del Movimento, ribadisce Conte, e ricorda ancora una volta il processo di maturazione del suo partito e le battaglie condotte sino ad ora. Spinto forse da un entusiasmo decisamente eccessivo, l’ex premier arriva quindi ad affermare: “Saremo una forza aperta, accogliente. Ma anche intransigente nella misura in cui non ci renderemo disponibili a negoziare i nostri principi e a scolorire i nostri valori”.
In ogni caso l’ex premier prosegue sereno nel suo intervento affidato alle pagine di Facebook, affermando che il suo partito ha”reso tangibile con scelte forti e di rottura” il valore dell’etica pubblica. A tutti coloro che osano mettere in dubbio la linea del nuovo Movimento o addirittura “strumentalizzare questo percorso di maturazione”, l’ex premier assicura una completa delusione.
“Sul tema più ampio della giustizia”, conlude Giuseppe Conte, “il Movimento ha le competenze e le capacità per esprimere una cultura giuridica solida e matura. Continueremo ad assicurare il nostro massimo impegno per realizzare le riforme già avviate, nel segno di un ‘sistema giustizia’ più celere, più efficiente, ma anche più equo e giusto”. Poi avverte: “La via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della ‘denegata giustizia’”.
In realtà la nuova impronta fornita dall’ex premier ai Cinquestelle è l’immobilismo, il silenzio e la mancanza di iniziativa.
Il rapporto tra i due, Di Maio e Conte, si muove tra i non detti – chiosa Il Foglio – e si gioca su quella mancanza di sincronia che sembra caratterizzare Conte. Di Maio si gode l’effetto dell’ennesima svolta e la contrapposizione, che Conte pubblicamente è costretto a negare, è nei fatti.
Luigi Di Maio detta la nuova linea garantista al M5S e Giuseppe Conte è costretto a inseguirlo. L’ex premier sarebbe irritato per la fuga in avanti del ministro degli Esteri e a caldo, secondo Il Foglio, avrebbe commentato così: “Luigi è il solito furbo”.