La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri chiede che la circoncisione rituale sia inserita subito nei Livelli essenziali di assistenza “e aderisce all’appello lanciato ieri dal collega Foad Aodi per una legge nazionale che autorizzi le strutture pubbliche e private ad effettuare le circoncisioni in ambiente protetto e a costi accessibili, per garantire a tutti il diritto alla salute e evitare i canali clandestini”. Parola di Filippo Anelli, presidente della stessa Fnomceo, che rilancia quanto proposto ieri da Foad Aodi, fondatore dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e Coordinatore Area rapporti con i Comuni e Affari Esteri e Area riabilitazione dell’Omceo. Il nuovo appello arriva dopo la morte di un bambino a Scandiano (Reggio Emilia), a seguito di una circoncisione eseguita in casa, la seconda in pochi mesi dopo quella, avvenuta lo scorso dicembre a Monterotondo (Roma) di un piccolo di due anni. Gia’ in quel caso la Fnomceo e l’Amsi avevano chiesto che la circoncisione fosse inserita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, cioe’ nelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale e’ tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione.
Sono, secondo i dati elaborati dall’Amsi in collaborazione con l’Area rapporti con i Comuni e Affari Esteri e Area riabilitazione dell’Ordine dei Medici di Roma, 11mila le circoncisioni rituali fatte effettuare da cittadini di origine straniera e che vivono in Italia: di queste, 5000 nel nostro paese, le restanti nei paesi d’origine. Delle 5000 eseguite in Italia, il 35% sono praticate nei circuiti clandestini, in casa o comunque in ambienti non protetti, e non da medici. “Attualmente una circoncisione nelle strutture private costa dai 2000 ai 4000 euro – spiega Foad Aodi -. Per questo molte famiglie scelgono il circuito clandestino oppure si recano, approfittando delle festivita’, nei loro paesi, dove e’ una pratica diffusa ed eseguita dietro una piccola offerta. In alcune Regioni le famiglie possono accedere alla pratica attraverso il Servizio Sanitario nazionale, con un ticket che va dai 250 ai 400 euro. Ma c’e’ un altro aspetto che favorisce la clandestinita’: la maggior parte delle strutture intervengono solo dopo i quattro anni, alcune dopo i dodici, per problemi legati all’anestesia mentre, per motivi religiosi, il 99% chiede di potervi accedere quando il bambino ha pochi mesi”. “Per tutti questi motivi noi medici chiediamo che la circoncisione sia inserita nei Lea, e che sia sempre effettuata in strutture ospedaliere o ambulatoriali chirurgiche con anestesia pediatrica, e dietro pagamento di un ticket intorno ai duecento euro – continua Foad Aodi -. Occorre inoltre maggiore informazione della popolazione, anche attraverso i pediatri e i medici di medicina generale che possono mettere in guardia le famiglie sui pericoli della circoncisione clandestina. Chiederemo un Decreto Legge ad hoc, che consideri tutti gli aspetti, non ultimo quello di una corretta comunicazione”. “Le circoncisioni eseguite clandestinamente, non da medici esperti, senza idonei strumenti e garanzie di igiene, asepsi e assistenza, sono pericolose – conclude Anelli – E’ necessario continuare l’opera di sensibilizzazione e, nel contempo, fornire alle famiglie interessate risposte adeguate e reali alternative, con una normativa da applicarsi a livello nazionale. E’ infine opportuno sviluppare, nella formazione dei medici e degli operatori sanitari, i temi e le problematiche legate alla migrazione, cosi’ come stiamo facendo con l’ultimo corso di formazione a distanza realizzato da Fnomceo e’ accreditato nell’ambito dell’Educazione continua in medicina”.