Cisl, allarme disoccupazione: a rischio 123mila posti di lavoro

Negli ultimi cinque anni sono andati persi nell’industria già 674mila posti di lavoro. E nel 2013 le previsioni sono sempre più nere. In quest’anno i posti di lavoro a rischio sono circa 123mila. L’Italia negli ultimi cinque anni ha fatto registrare una vera e propria debacle ‘economico-occupazionale’: 2,4% di occupazione, che rappresenta il 6% di Pil, il 4,3% di consumi famiglie e il 20% degli investimenti. L’allarme è contenuto nel rapporto Csl sull’Industria. ”Rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro”, commenta il leader del sindacato Raffaele Bonanni.

“Cinque anni di crisi hanno lasciato un segno profondo nella società italiana”. “L’industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l’8,3%; le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2% degli addetti”, rileva il numero uno di via Po. Drammatico il dato al Sud dove si concentra “il 65% dei posti di lavoro scomparsi”. Una emorragia occupazionale che investe tutti i settori: si annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente ‘protette’ come ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica-Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017).

Per Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl, l’occupazione “non si crea modificando le regole sul lavoro, ma con politiche industriali e politiche per la crescita. A partire da una riduzione del carico fiscale sul lavoro e le imprese”. “Occorre partire dallo sblocco delle risorse incagliate per investimenti infrastrutturali, politiche energetiche, opere pubbliche, e dalla richiesta all’Ue di sganciare dalla contabilizzazione del deficit tutte le spese finalizzate ad investimenti in infrastrutture, occupazione, politiche attive per il lavoro”, ed “in questo quadro vanno risolte le emergenze degli esodati e degli ammortizzatori in deroga”.

 

Bonanni: lavoro dramma Paese. “Oggi è il 2 giugno, una ricorrenza importante. Ma c’é poco da festeggiare”, dice il leader Cisl, Raffaele Bonanni, commentando il rapporto sull’industria della Confederazione di via Po. “Dati così drammatici” sul lavoro che “possiamo aggiungere solo che rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro”. E avverte: “Occorre uno choc fiscale, un provvedimento straordinario per dimezzare le tasse, far ripartire la nostra economia, sollevare i salari ed i consumi”.

Possiamo uscire dalla crisi, dice il segretario generale della Cgil, “se ci sarà, come ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Napolitano l’impegno di tutti e il massimo della coesione nazionale”. Ad uno choc fiscale “occorre incentivare fiscalmente la creazione di nuovi posti di lavoro”, sottolinea Bonanni. “Sarà questa la richiesta forte che faremo al Governo – anticipa il segretario della Cisl – nel corso del nostro Congresso della Cisl e nella manifestazione unitaria che abbiamo programmato il 22 giugno a Roma”.

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Negli ultimi cinque anni nell’industria sono già andati persi 674 mila posti e altri 123 mila sono a rischio nel 2013. E’ un vero e proprio bollettino di guerra quello tracciato dal X Rapporto Cisl ‘Industria, contrattazione e mercato del lavoro’ diffuso oggi dalla Confederazione di Via Po. Dal 2008 al 2012 in Italia si è perso il 2,4% dell’occupazione, il 6% del PIL, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Solo le esportazioni hanno mantenuto i volumi del 2008. Inoltre, l’industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l’8,3%, le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2% degli addetti.

Eloquente il commento del segretario generale Raffaele Bonanni: “rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro”. Occorre, dice Bonanni, “uno choc fiscale, un provvedimento straordinario per dimezzare le tasse, far ripartire la nostra economia, sollevare i salari ed i consumi. Nello stesso tempo occorre incentivare fiscalmente la creazione di nuovi posti di lavoro. Sarà questa la richiesta forte che faremo al Governo nel corso del nostro Congresso della Cisl e nella manifestazione unitaria che abbiamo programmato il 22 giugno a Roma”.

Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente ‘protette’ come Ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica-Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017). La conferma come il presunto recinto di ‘protezione’ dei contratti standard sia sempre più messo in discussione.

Secondo l’annuale Rapporto elaborato dal Dipartimento industria della Cisl, la stima dei lavoratori equivalenti a forte rischio occupazionale per l’industria e le costruzioni tocca già le 123.130 unità. Ma questo dato non tiene conto della Cassa Ordinaria e si basa sul cosiddetto ‘tiraggio’ (il rapporto fra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle imprese) di CIGS e CIGD. Dato che i lavoratori equivalenti sono considerati a zero ore di lavoro, e stante le pratiche di rotazione dei lavoratori in cassa, i lavoratori effettivi a forte rischio occupazionale sono in numero molto maggiore, almeno il doppio dei lavoratori equivalenti.

Nei primi tre mesi del 2013 la tendenza alla riduzione delle imprese attive peggiora ancora, nettamente. E’ il peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe delle imprese Unioncamere dal lontano 2004, con un tasso di crescita negativo del – 0,51% (diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368).

Il Rapporto industria della Cisl contiene anche una serie di proposte: dalle infrastrutture, all’export, ai distretti industriali, all’innovazione, alle politiche attive del lavoro su cui è possibile un confronto immediato tra governo e parti sociali per rilanciare la crescita.

”L’occupazione non si crea modificando le regole sul lavoro, ma con politiche industriali e politiche per la crescita capaci di muovere l’economia, gli investimenti ed i consumi, a partire da una riduzione del carico fiscale sul lavoro e le imprese”, sottolinea il Segretario Confederale della Cisl, Luigi Sbarra, responsabile del settore industria. Occorre, prosegue, “partire dallo sblocco delle risorse incagliate per investimenti infrastrutturali, politiche energetiche, opere pubbliche, e dalla richiesta all’Ue di sganciare dalla contabilizzazione del deficit tutte le spese finalizzate ad investimenti in infrastrutture, occupazione, politiche attive per il lavoro”.

In questo quadro, insiste Sbarra, “vanno risolte le emergenze degli esodati e degli ammortizzatori in deroga, per le quali, pur apprezzando le prime dichiarazioni del Governo e, per quanto riguarda gli ammortizzatori ed i primi stanziamenti, siamo assai lontani dall’aver risolto i problemi. Per gli ammortizzatori in deroga il decreto legge di parziale rifinanziamento prevede un regolamento concordato con regioni e parti sociali che individui criteri di concessione maggiormente selettivi, ma per noi i criteri devono tenere conto della gravità della situazione economica e sociale”.

 

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