Clima teso nel centrodestra

Clima teso nel centrodestra. Ancora una volta, a mandare in fibrillazione Fi e Lega sono le indiscrezioni sul progetto di partito unico cui punterebbe Matteo Salvini dopo il 5 settembre, quando il tribunale del riesame di Genova si sarà pronunciato sul sequestro dei conti del Carroccio, dichiarando di fatto la ‘bancarotta’ del movimento fondato da Umberto Bossi.

‘Se il 5 settembre,  dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ospite ieri della festa del ‘Fatto quotidiano’ a Marina di Pietrasanta, tutti i futuri proventi, che fondamentalmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri che affluiscono nelle casse della Lega, vengono requisiti, allora è evidente che a quel punto lì un partito politico non può più esistere, perché non ha più i soldi…’.

Giorgetti vede nero per le casse di via Bellerio, assicura che non c’è nessuna intenzione di ‘mangiarsi’ Fi, ma non risparmia stilettate nei confronti dell’alleato Silvio Berlusconi, senza citarlo direttamente: ”Le idee di Salvini e della Lega sono più attrattive di altri, tipo Fi… Il fatto che noi cresciamo e gli altri diminuiscano rende la Lega partito di riferimento del centrodestra. Se portiamo via elettori, non è colpa nostra, ma colpa loro…”.

‘Altro che partito in disarmo e privo di vis attrattiva’, riferiscono fonti azzurre, che spiegano: martedì torna ad Arcore Berlusconi, pronto a rilanciare l’attività di Fi con l’avvio della stagione congressuale e a dare battaglia in Aula al governo gialloverde che rischia grosso sulla manovra economica e sta dimostrando tutta la sua incapacità e ‘scarsa credibilità all’estero, come dimostrano l’impennata dello spread e i ‘continui litigi, dall’emergenza migranti al caso Autostrade per la ricostruzione del Ponte Morandi, alle ‘pensioni d’oro’.

Nel dibattito sul partito unico si fa sentire anche Riccardo Nencini, segretario del Psi, che scrive in un post su Fb: ‘Salvini si è sempre lasciato aperte due strade. Lo fa anche oggi con il lancio del progetto di un partito unico di destra: opa su Forza Italia, indebolita, e sulla Meloni, partito in crisi. Se riceve un no, offre un alibi ai tanti eletti berlusconiani per trasmigrare sotto le sue bandiere, prosegue nell’alleanza coi grillini, la condiziona. Se riceve un sì, potrebbe puntare a elezioni anticipate spostando l’asse della coalizione sulla destra radicale. Comunque vada Berlusconi è in un angolo’.

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