Tutto e’ pronto alla University of Nevada di Las Vegas per l’ultimo duello tv tra Donald Trump e Hillary Clinton, per il quale ci si attende un nuovo record di ascolti con oltre 80 milioni di persone incollate al piccolo schermo. Il dibattito, che cade a 21 giorni dall’Election Day dell’8 novembre, avra’ inizio alle 8 di sera ora di Las Vegas (le 3 del mattino in Italia) e avra’ come i precedenti una durata di 90 minuti. A moderare sara’ l’anchorman di Fox News, Chris Wallace. La serata sara’ divisa in sei segmenti di 15 minuti l’uno, ognuno su uno dei temi principali della campagna elettorale. Ogni candidato avra’ due minuti per rispondere e i due contendenti avranno anche la possibilita’ di rispondersi a vicenda. Molta è l’attesa per questo incontro visto che nessuno dei due ha anticipato dettagli sull’ultima battaglia prima delle elezioni. In compenso, in questi giorni, sono arrivate le dichiarazioni di Barack Obama e Melania Trump. Il primo a sostegno della Clinton e contro Trump, la seconda a difesa del marito. L’attuale presidente degli Stati Uniti non ha avuto parole dolci nei confronti del tycoon: ‘Non ho mai visto alcun candidato presidenziale cercare di screditare le elezioni e il processo elettorale in corso, prima del voto. Smetta di lagnarsi e cerchi di promuovere le proprie idee’. Melania Trump, invece, sullo scandalo frasi sessiste ha fatto sapere di non credere a quello che si dice in giro ma solo a suo marito: ‘È stato tutto organizzato. Lui fu istigato dal conduttore a dire cose sporche. Non ho mai sentito mio marito esprimersi in termini così grossolani’. La Clinton a venti giorni dal voto mantiene un vantaggio decisivo suTrump, con un numero di ‘grandi elettori’ ben superiore ai 270 necessari per conquistare l’8 novembre la Casa Bianca. E’ quanto emerge da un sondaggio commissionato dal ‘Washington Post’ nei 15 stati considerati ‘chiave’ per la vittoria finale. Secondo la rilevazione condotta da ‘Survey Monkey Poll’, la candidata democratica e’ avanti di 11 punti in New Hampshire e in Virginia, di 8 punti in Michigan e New Mexico, di 7 punti in Colorado, di 6 punti in North Carolina e Pennsylvania, di 5 punti in Wisconsin e di 4 in Georgia. Trump invece, guida in Florida e Texas di 2 punti, in Arizona e Ohio di 3 punti, In Nevada di 4 e in Iowa di 5. Sulla base di questi numeri, dando per scontato che negli altri stati gli elettori votino secondo tradizione, Clinton avrebbe almeno 304 grandi elettori dalla sua parte, contro i 138 del rivale. I restanti grandi elettori (in totale sono 538) vanno ripartiti tra il candidato libertario Gary Johnson e la candidata dei Verdi Jill Stein. L’incontro televisivo arriva a conclusione di una campagna elettorale ricca di intrighi, presunti complotti e cospirazioni. Parliamo, ad esempio, della storia delle email di Hillary Clinton e dei suoi, rese pubbliche da Wikileaks. A luglio erano emerse quelle del ‘Democratic National Committe’, ed ora è in corso la pubblicazione delle migliaia di email di John Podesta, il direttore della campagna di Hillary Clinton. L’amministrazione di Barack Obama, venerdì, si è detta convinta che ci sia la Russia dietro l’hackeraggio e la diffusione dei documenti riservati. Perché Vladimir Putin cercherebbe di danneggiare la campagna di Hillary Clinton e dei democratici, favorendo il suo avversario Donald Trump? Gli interessi di Trump in Russia, ancora tutti da dimostrare, visto il rifiuto del candidato repubblicano di rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi, sono però poca cosa, se si approfondisce la storia dei rapporti tra Hillary Clinton e Vladimir Putin, e se si dà anche un’occhiata agli interessi geo-strategici in gioco. La Russia di Putin si trova in una fase di forte espansione internazionale. Dall’annessione della Crimea agli attriti con la Nato sulla sfera di influenza nell’est-Europa fino alla guerra in Siria, Mosca ha in questi anni rilanciato il suo ruolo politico e militare sullo scacchiere mondiale. Putin sa però molto bene che una Casa Bianca con Hillary Clinton come presidente sarà un osso molto più duro di quanto sia stato Barack Obama. La stessa Clinton lo ha detto in campagna elettorale: ‘Gli Stati Uniti devono trovare il modo di confinare, contenere e dissuadere l’aggressione russa in Europa e oltre’. Una presidenza Clinton corrisponderà con ogni probabilità a una politica estera statunitense più aggressiva. Molti commentatori hanno spesso messo in luce l’appartenenza di Clinton a quell’establishment politico che da Kennedy fino a Reagan, e poi a Bush, ha creduto nell’importanza dell’esercito per stabilire e perpetuare la supremazia americana nel mondo. Se Obama ha spesso intrattenuto rapporti tempestosi con il Pentagono, prefendo contare sull’appoggio e sul ruolo della Cia e della Nsa nella lotta al terrorismo, Clinton ridarà con ogni probabilità un ruolo di leadership ai generali. I suoi ottimi rapporti con Robert Gates, quando questi era capo del pentagono e lei al Dipartimento di Stato, sono noti. E’ stato proprio Gates ha raccontare una storia che ha a che fare con la Russia. Nel gennaio 2009, in occasione del primo meeting della nuova amministrazione dedicato alla Russia, alcuni collaboratori di Obama proposero di fare delle concessioni a Mosca come segno di buona volontà. Clinton fu l’ultima a prendere la parola. ‘Non sono d’accordo. Nessuna concessione in cambio di nulla’, disse, guadagnandosi il rispetto e la simpatia di Gates.
Cocis