Undici persone sono state arrestate nel capoluogo siciliano. Circa 100 uomini della squadra mobile, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal gip del locale Tribunale nei confronti 11 soggetti, indagati a diverso titolo, per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata. Nove sono finiti in carcere e due ai domiciliari.
L’inchiesta della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Vincenzo Amico, ha colpito il clan della Noce, da sempre un quartiere di Palermo snodo strategico per gli interessi economici di Cosa Nostra. Gli inquirenti hanno portato alla luce un sistema che puntava a un rigido controllo del territorio, fra estorsioni e persino la gestione delle giostre, negli ultimi tempi i boss si erano lanciati nel settore delle intermediazioni immobiliari.
Un bacio sulla bocca, nella piazza principale del quartiere, è stato il segno che Salvatore Alfano era diventato il nuovo padrino della Noce, il clan del centro città che Totò Riina diceva di “avere nel cuore”. Un bacio sulla bocca dato dal boss più anziano dell’organizzazione, quel Settimo Mineo che ha presieduto la prima riunione della Cupola dopo la morte del capo dei capi, avvenuta nel 2017. Vecchi rituali e nuovi affari della mafia.