Maxi-operazione antimafia in Veneto. Nelle prime ore di giovedì 4 giugno 2020 la polizia ha effettuato un blitz a Verona arrestando 26 persone vicine alla cosca calabrese Arena-Nicoscia. Diverse le accuse contestate ai fermati: associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti, truffa, corruzione e turbata libertà degli incanti. Alcuni di questi aggravate da modalità mafiose.
L’operazione è stata condotta dalle Squadre Mobili di Venezia e Verona e coordinata dalla Dda della città lagunare. Due anni di indagini che hanno portato gli inquirenti a fermare 26 persone. Per diciassette arrestati è stato emesso un mandato di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari. Tre dei fermati hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sequestrati anche beni per 15 milioni di euro. L’inchiesta ha dimostrato contatti tra gli indagati e la società pubblica di gestione dei rifiuti Amia di Verona.
Indagine coordinare dal procuratore distrettuale antimafia, Bruno Cherchi, che ha commentato l’operazione, citato da Repubblica: “Per la prima volta la criminalità organizzata tocca il territorio veronese. Le ipotesi fatte in passato stanno dando dei riscontri su una situazione che deve essere attentamente considerata. Si tratta di un pericoloso segnale d’allarme che dovrebbe allarmare la società civile per la pericolosità dei contatti tra amministrazione, politica e criminalità organizzata”.
C’è anche l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi tra gli indagati dell’inchiesta coordinata dalla DDA di Venezia che ha portato a 26 misure cautelari nell’ambito di una indagine a carico di un’associazione criminale che agiva nel capoluogo scaligero e riconducibile alla cosca calabrese degli Arena-Nicosia.
Per l’ex sindaco leghista, per due volte primo cittadino, espulso dalla Lega nel marzo 2015, l’accusa è di concorso in peculato in relazione alla presunta distrazione da parte dell’ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Amia, Andrea Miglioranzi (finito ai domiciliari), di una somma “non inferiore ai 5000 euro” per pagare le fatture di una agenzia di investigazioni privata, prestazioni mai eseguite a favore di Amia ma nell’interesse dell’ex sindaco.