Quante volte ci è capitato di fermarci in un bar, ordinare un espresso e restare delusi dopo il primo sorso? Un caffè che manca di gusto, con una crema inesistente o un aroma spento, lascia un retrogusto amaro non solo in bocca, ma anche nella nostra esperienza. Un buon caffè al bar non è questione di fortuna, ma il risultato di una precisa combinazione di fattori, dalla qualità dei chicchi alla cura nella preparazione, fino alla manutenzione della macchina da caffè. Ma come si riconosce dunque un caffè fatto a regola d’arte?
Come è fatto il caffè espresso perfetto al bar
Il caffè espresso è molto più di una semplice bevanda: è il frutto di un equilibrio tra materia prima e tecnica. La qualità dei chicchi è importante, ma da sola non basta. Infatti, l’intero processo, dalla macinatura all’estrazione, gioca un ruolo fondamentale.
La macinatura al momento: un bar che si rispetti utilizza caffè in grani e lo macina solo quando serve. Questo perché il caffè macinato perde rapidamente i suoi aromi: dopo soli 15 minuti ne svanisce il 65%. Una macinatura fresca garantisce che tutti gli aromi vengano trasferiti nella tazzina.
La dose corretta: ogni espresso deve contenere tra i 7 e i 9 grammi di caffè macinato, una quantità precisa che influisce sulla ricchezza del gusto.
L’estrazione ideale: il tempo di contatto tra acqua e caffè dovrebbe essere tra i 20 e i 30 secondi. Troppo breve? Il caffè sarà sottoestratto e povero di sapore. Troppo lungo? Rischia di essere amaro e sovraestratto.
La crema perfetta: un buon espresso si riconosce a colpo d’occhio grazie alla sua crema, che deve essere di un bel colore nocciola, uniforme e persistente per almeno 120 secondi.
Anche la temperatura è cruciale: il caffè deve essere servito tra i 90 °C e i 96 °C, in una tazzina calda e possibilmente di porcellana per mantenere il calore.
Crema, temperatura, consistenza: attenzione agli errori
Una volta servito, il caffè deve catturare i nostri sensi ancora prima di essere assaporato. L’olfatto gioca un ruolo chiave: un aroma intenso e complesso è segno di una buona preparazione. Se invece percepiamo odori spenti o sgradevoli, è probabile che qualcosa non sia andato per il verso giusto.
A cosa bisogna stare attenti dunque, quando si beve il caffè al bar? Attenzione a queste caratteristiche prima di bere una bevanda di cattiva qualità
Crema assente o sbagliata: una crema troppo chiara o quasi inesistente indica che il caffè è stato sottoestratto. Al contrario, una crema eccessivamente scura o con un “bottone bianco” è segno di sovraestrazione. Entrambi i casi influenzano negativamente il gusto.
Temperatura errata: un caffè servito troppo freddo perde parte del suo potenziale aromatico, mentre uno troppo caldo può rovinare la degustazione e risultare sgradevolmente amaro.
Incoerenza nella consistenza: un buon espresso deve essere denso, corposo e avvolgente al palato. Se invece risulta acquoso o troppo viscoso, c’è stato un errore nella preparazione.
Macinatura vecchia: se il barista utilizza caffè già macinato, è facile che il risultato sia piatto e privo di carattere, perché gran parte degli aromi sono svaniti.
Un consiglio utile: se sentiamo la necessita di aggiungere molto zucchero al nostro espresso potrebbe essere un segnale che la bevanda non è ben equilibrata.
L’importanza di pulizia e manutenzione della macchina
Anche con i migliori chicchi e la tecnica perfetta, un espresso può essere rovinato da una macchina sporca o mal funzionante. La pulizia e la manutenzione costante della macchina da caffè sono aspetti fondamentali che spesso passano inosservati ai clienti, ma che determinano la qualità finale del prodotto per un caffè espresso perfetto. Un barista attento non trascura neppure i dettagli più piccoli, come il manico della tazzina, che non deve mai essere toccato dalla parte superiore per garantire l’igiene.
Riconoscere un buon caffè del bar è possibile prestando attenzione a dettagli che parlano di qualità e professionalità. Quando troviamo un espresso con una crema perfetta, un aroma intenso e una consistenza vellutata, possiamo gustarlo sapendo di avere nel nostro palato il risultato di esperienza e passione. E se il caffè non è così? Forse è meglio cambiare bar.
Fonte Pasquale Barillà