Per seguire la Pillola di Salute quotidiana “Come scegliere il pesce fresco”, clicca e ascolta qui
Come conservare il pesce
La sensibilità del pesce alla temperatura è legata alla natura della sua composizione. Questa varia tra le diverse specie anche in relazione all’ambiente acquatico in cui vivono, ma prevede che ci siano colonie di batteri localizzate soprattutto nella parte esterna dell’animale e del suo intestino. Questi batteri proliferano dopo la morte dell’animale e se questo processo non viene arrestato attraverso le basse temperature, le carni del pesce vengono presto a deteriorarsi.
Per questo occorrerebbe informarsi, appena acquistato il pesce, su come conservarlo e se possibile su quanto tempo è trascorso tra la pesca e il suo acquisto, anche in chiave di consumo eccessivo. Molto importante è l’eviscerazione del pesce perché nel tubo digerente si possono concentrare quantità di germi che possono riprodursi. Col rischio, se consumato, di gastroenteriti.
Quando evitare di mangiare il pesce
Se avete il sospetto che ci sia la contaminazione batterica di un pesce, il naso può essere di aiuto. L’odore del pesce è fondamentale in tal senso. Se si percepisce anche solo un leggero odore di ammoniaca, si ha la segnalazione che i germi si sono sviluppati in quantità elevata e quell’alimento non va consumato.
L’azione dei germi nelle carni può favorire la liberazione di istamina e quindi dare delle reazioni simili allergiche che provocano dolori di pancia e piccole manifestazioni sulla pelle dopo la consumazione del pesce.
Come riconoscere se il pesce è fresco
Per capire se il pesce è fresco fate attenzione a questi dettagli: il pesce deve rimanere rigido in posizione verticale, quando si preme con un dito non rimane l’impronta, l’occhio è brillante e sporge verso l’esterno, le branchie sono rosse, le scaglie devono essere rossastre e non grigie e la testa non dovrebbe essere macchiata di sangue.