“Mai alleanze con il gruppo dei conservatori di Meloni né con il gruppo di Identità e democrazia, di cui fa parte Salvini. Questo è un impegno condiviso a Berlino con Scholz e con gli altri socialisti”, ha detto la leader Pd Elly Schlein: “Siamo per una autonomia strategica dell’Ue nel seno dell’Alleanza atlantica” ha risposto parlando di politica estera. “Ma il presupposto che è mancata è una vera politica estera comune dell’Unione europea”.
In pratica ad un mai con le alleanze con il gruppo dei conservatori ed altro la Schlein capovolge quello detto dalla Meloni nei confronti del Pd e delle formazioni di sinistra.
Elly Schlein risponde del caso Tarquinio. Ovvero della necessità di sciogliere la Nato che il “candidato indipendente nelle file del Pd” ha segnalato nel corso di una intervista. Il Nazareno, prima con il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano e, poi, con la stessa Schlein, ha fatto sapere che “la linea di politica esteri del Pd la fa il Pd”. Ma la dichiarazione di Tarquinio solleva un problema di compatibilità fra le tante storie diverse che caratterizzano i candidati dem. “Io sono contenta e orgogliosa delle liste del Pd che mettono insieme le energie migliori del partito, a partire dai nostri amministratori, da elementi della società civile e da tanti nostri dirigenti. Sono convinta di aver candidato donne e uomini con storie diverse, dobbiamo fare sintesi fra storie diverse. Poi, altra cosa è linea di politica estera del Pd”, aggiunge rispondendo a una domanda diretta su Marco Tarquinio.
‘Quello che sto provando a portare avanti da segretaria è che non si dica tutto e il contrario di tutto. Bene il pluralismo, poi alla segretaria spetta fare sintesi’. Una rivendicazione tanto più necessaria in quanto, da qui ai prossimi mesi, i riflettori sui principali teatri di crisi internazionali non si spegneranno. Anzi, con il via libera della Germania all’utilizzo delle armi fornite a Kiev contro obiettivi militari in territorio russo si materializza lo spettro di una nuova escalation. Su questo, la segretaria è netta nel dire che la scelta del socialista Olaf Scholz è sbagliata e, d’altra parte, “non sempre bisogna essere d’accordo, come non lo siamo stati con Macron quando ha parlato di invio di truppe. Noi siamo per il sostegno all’Ucraina, ma attenzione ad evitare in ogni modo una escalation che sarebbe devastante e attenzione alle mosse che si fanno”.
Nel confronto tra le piazze, nella gara dell’affluenza, non c’è partita, e non è una bella notizia per il Pd. L’allora candidata alle primarie del Partito democratico, al comizio del 18 febbraio 2023 portò in piazza Testaccio più gente rispetto a oggi. Sembra incredibile, ma la testimonianza di coloro che erano in piazza ieri e un anno fa, collima con le documentazioni fotografiche e video. L’effetto Schlein, almeno per quanto riguarda l’affluenza ai comizi, è svanito dopo un anno.
Non cadete nel tranello del confronto, evocato da qualche giornale, tra i comizi della Meloni e quello della leader dem. Paragone impraticabile perché al confronto piazza del Popolo è uno stadio di calcio e piazza Testaccio un campetto di un oratorio, basando il paragone strettamente sulle dimensioni. Insomma, un “mismatch”, come direbbero i cronisti di boxe, dovendo commentare un incontro tra un peso massimo e un peso piuma. La scelta della Schlein di fuggire dai confronti è comprensibile, visto che ha evitato le piazze tradizionali dei comizi a Roma (San Giovanni, Piazza del Popolo, Piazza Santi Apostoli, Piazza Navona).
Ha scelto, invece, forse per una scaramanzia simbolica, la piazza della vigilia del comizio per le primarie Pd. In pratica, una sfida lanciata contro sé stessa: febbraio 2023, Elly nuova speranza per la sinistra, 2 giugno 2024, Schlein segretaria Pd e leader del fronte dem per le elezioni europee. Eppure, nonostante la mobilitazione includesse big come il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e un candidato di spicco a Strasburgo come l’ex governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, l’adunata si è rivelata un comizietto. Un vero e proprio flop con mezza piazza piena, il tono dimesso da cineforum più che da evento elettorale.