”La tesi di ArcelorMittal di un’ ‘esatta esecuzione’ del contratto di affitto degli stabilimenti di Taranto è del tutto mistificatoria e porta ad evidenziare come il gruppo non abbia mai regolarmente adempiuto al contratto e il livello del proprio inadempimento si sia gradualmente accresciuto man mano che la controparte comprendeva la propria inabilità a gestire in modo economicamente efficace i rami d’azienda presi in carico”. Lo si legge nella memoria di repliche depositata dai Commissari dell’ex Ilva nell’ambito del contenzioso civile, nella quale si sottolinea anche come l’affermazione di ArcelorMittal secondo cui “la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe ‘impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione’ non è pertanto una semplice mistificazione ma piuttosto una conclamata falsità”.
“Le conseguenze economiche attivate dall’inadempimento di ArcelorMittal”, ossia “il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei Rami d’azienda”, porterebbero “ad un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno”, proseguono i legali dei commissari dell’ex Ilva nella memoria depositata nella causa civile in corso a Milano sull’addio del gruppo franco indiano al polo siderurgico con base a Taranto.
Con il provvedimento del Tribunale del Riesame di Taranto che lo scorso 7 gennaio ha accolto di fatto l’istanza di proroga dell’uso dell’altoforno 2 “proposto da Ilva e concesso i termini richiesti per la realizzazione dell’unica prescrizione mancante (…) è così venuto meno, già in fatto, il presupposto di gran parte delle argomentazioni avversarie”. E’ quanto si legge in uno dei primi passaggi delle memorie di replica.
L’affermazione di ArcelorMittal secondo cui “la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe ‘impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione’ non è pertanto una semplice mistificazione ma piuttosto una conclamata falsità”, si legge ancora nella memoria di replica.
“Calpestando gli accordi stipulati e gli obblighi assunti”, sciogliendo il contratto, il danno creato da ArcelorMittal sarebbe “incalcolabile e concretamente irreparabile” con “pregiudizi diffusi” a carico “dell’intero tessuto socioeconomico delle aree interessate”. E l’ex Ilva in amministrazione straordinaria “non ha né la struttura, né i mezzi per reagire all’inadempimento” di Mittal “per mitigarne i danni”, aggiungono gli avvocati dei commissari nella memoria.