In Europa sono in atto manovre per procedere al varo di riforme che inevitabilmente finiranno per condizionare il sistema economico e legislativo dei vari Stati membri. Esse finiranno per incidere di gran lunga più di tutte le discussioni intorno alle riforme che si tentano di approvare all’interno. L’Italia si gioca una partita decisiva. L’ultima partita. Sono giorni febbrili che sottoporranno i nostri politici al test finale. Sottovalutare la portata di questo stato di cose rischia di condizionare, senza che ci sia stata l’ombra di una discussione, l’attività di qualsiasi governo possa uscire dalle elezioni della prossima primavera.Il tema ha ad oggetto l’accordo che Francia e Germania stanno trovando in merito alla nascita di un bilancio comune europeo, cioè finanziato con titoli garantiti congiuntamente dai i paesi dell’eurozona.Si tratta di quel raggiungimento tanto auspicato e mai realizzato, ma che è necessario per tutti i 19 paesi che aderiscono alla moneta unica.Un bilancio comune consentirebbe di arginare crisi di fiducia verso un Paese membro. Potrebbe essere uno strumento per governare l’economia dell’eurozona, soprattutto quando i tassi di interesse scendono a zero e di conseguenza la politica monetaria della Bce perde incisività.I Francesi spingono verso questa direzione, i tedeschi appaiono diffidenti ma pongono una condizione. Poiché un bilancio comune presuppone condivisione del rischio, esso non può nascere, secondo la Merkel, prima dell’introduzione di regole che diminuiscano l’ammontare del rischio nei mercati finanziari dell’eurozona. Queste regole riguardano due aspetti. Il primo è il limite da imporre alla quantità di titoli emessi dal proprio Stato che una banca può possedere. Oggi non esiste alcun limite. Secondo: le norme da seguire per consentire, in caso di ristrutturazione del debito pubblico, quello che i mercati chiamano default, una procedura ordinata e che non abbia conseguenze nefaste per tutti. Partiamo da un dato significativo ed essenziale ai fini del discorso: i titoli tedeschi e francesi non sono considerati dai mercati rischiosi e in quanto tali non sarebbero sottoposti a limiti, al contrario quelli italiani, quindi avrebbero dei tetti di possesso. A questo punto veniamo alle conseguenze per l’Italia di questo dibattito, che per il momento ci vede assenti o perlomeno con una grave disattenzione da parte della politica. Premesso che un bilancio comune è nell’interesse di tutti, e quindi anche nostro, il tema è come si procederà al varo di queste regole. O per essere più chiari, quando entreranno in vigore. Il compito dell’Italia dovrebbe essere quello di essere irremovibile sulla simultaneità fra interventi per limitare il rischio e nascita di un bilancio comune. E dovrebbe anche ottenere che il limite alla detenzione dei titoli di Stato avvenga con gradualità. In questo impegno potremmo essere spalleggiati dai francesi che nutrono simili preoccupazioni. Al contrario sarebbe per noi un disastro accettare queste proposte a scatola chiusa, in cambio di un po’ di flessibilità nelle prossime leggi di stabilità.
Tags (ANSA) - FIUMICINO (ROMA) Con le riforme UE si gioca una partita decisiva nel nostro Paese
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