Covid19: 859.796 positivi nel Mondo, 105.792 in Italia con 12.428 morti e 15.729 guariti, 77.635 i contagiati attuali.
Campania: dati sotto osservazione
“Senza un vaccino non sconfiggeremo mai il Covid, siamo tutti consapevoli che per un periodo non breve dovremo sapere gestire questa fase di transizione ed evitare l’esplosione di nuovi focolai”: così Roberto Speranza, ministro della salute nell’informativa al Senato sull’emergenza coronavirus in cui era già emersa l’intenzione del governo di confermare le limitazioni imposte fino al 13 aprile, come confermato in serata da Conte, con le raccomandazioni ormai di rito agli italiani e l’accertamento alle pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti di chi non rispetta il provvedimento, che però non tiene conto dei nullatenenti che non hanno nulla da perdere.
Lo scopo è di “non moltiplicare il numero dei positivi, ridurre i decessi ed evitare che il nostro sistema sanitario nazionale venga colpito da ulteriore tsunami”.
I dati. Il numero di casi totali di coronavirus, in Italia sale a 105.792 con un aumento di 4.053 rispetto a martedì ed è uguale a quello registrato lunedì rispetto a domenica, +4.050. Questo conferma la stabilizzazione del trend di discesa.
15.729 guariti, 12.428 morti, mentre a 77.635 ammontano gli attualmente positivi, di cui, 28.192 ricoverati (+397, rispetto ai +409 di ieri ); 4.023 in terapia intensiva (+42, contro +75 di ieri); in isolamento domiciliare 45.420 (+1.668, ieri erano +1.164).
Registrato nuovamente un leggero rallentamento nei nuovi ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, ovvero dei casi gravi.
Purtroppo in aumento, al contrario, i decessi giornalieri: 837, 25 in più. I guariti nelle 24 ore sono 1.109, contro il numero record di 1.590 di ieri, per cui l’incremento dei positivi attuali torna a salire rispetto a 24 ore fa, +2.107 odierni, mentre +1.648 sono quelli della passata giornata.
Per la Johns Hopkins University, sono 859.796 i casi di contagio accertati nel Mondo, 42.341 vittime ufficiali da Covid19, (ma sarebbero molti di più nel concreto, soprattutto alla luce dei numeri contestati relativi alla Cina).
Si parla sempre più insistentemente in Italia a Roma come in ogni casa, in tv come sui social, di quel ritorno alla normalità agognato da tutti gli italiani: i dati nazionali sono per lo più in discesa e una nuova positività prende il posto del pessimismo che ci ha accompagnati fino a poche ore fa.
L’ottimismo è dunque in aumento, con l’avvicinarsi della santa Pasqua, superato il dichiararsi inizialmente incerto della primavera, nonostante non sia ancora arrivato un innalzamento soddisfacente delle temperature, atteso e agognato più che mai, visto che a detta di alcuni studi, il caldo aiuterebbe a sconfiggere la “nuova peste” ovvero il Sars CoV2 che continua a espandersi sul Pianeta e a falcidiare ogni giorno migliaia di vite umane.
Mentre in casa nostra Conte anticipa, ma solo verbalmente, la graduale riduzione delle misure restrittive e il ritorno appunto alla quotidianità, fa inevitabilmente riflettere la notizia che a Hong Kong inizia la seconda quarantena: il picco di contagi lì è arrivato infatti dopo l’allentamento delle misure restrittive, proprio quando si era convinti da più parti che l’epidemia fosse stata superata, tra l’altro anche con un bilancio rassicurante rispetto alle tante altre realtà da incubo, vicine e lontane.
In particolare, il premier italiano sottolinea l’invito del Comitato tecnico scientifico a non abbassare la guardia e programmare un ritorno alla normalità con gradualità e che debba consentire in prospettiva a tutti una ripresa in sicurezza del lavoro, con attenta valutazione dei protocolli di sicurezza.
Intanto, a dispetto della maggioranza delle regioni italiane, i dati relativi alla Campania risultano tuttora sul filo del rasoio, e provocano diffuse preoccupazioni da parte degli esperti e pure dei politici.
È vero che potrebbero incominciare a scendere, ma parimenti pure proseguire sulla temuta via della crescita, come paventato già da giorni e giorni nei suoi energici appelli – ascoltati parzialmente e in ritardo – dal governatore regionale De Luca.
Di qui le perplessità e i timori nazionali.
I numeri incerti della Campania non farebbero dormire ad alcuni sonni tranquilli.
A riguardo, l’Eief, Einaudi Institute for Economics and Finance, applicando i metodi dell’econometria per giungere a previsioni attendibili in merito alla fine dell’epidemia in Italia, è arrivata alla conclusione che per i primi di maggio il Belpaese dovrebbe esserne probabilmente fuori. Il condizionale è assolutamente d’obbligo perché un dubbio affligge i ricercatori: quello relativo ai numeri della Regione Campania che non si riesce ancora a interpretare, condizionando l’affidabilità delle previsioni.
In particolare, docente della Georgetown University di Washington, oltre che di Tor Vergata, Franco Peracchi, ha individuato inizialmente per la Campania la data del 20 aprile, poi l’ha posticipata, infine ha optato addirittura per l’esclusione, insieme ad altre tre regioni nazionali – Marche, Molise e Sardegna – dalla tabella al momento pubblicarla. Il modello produrrebbe infatti delle previsioni divergenti.
I numeri del contagio sono ancora (e si spera rimangano tali) modesti. Questo li rende ballerini. Ad esempio, è bastato che i risultati di 26 tamponi provenienti da Benevento arrivassero in ritardo e il dato si è presentato al momento migliore di quanto fosse, ma allo stesso tempo è apparso peggiore della realtà nel giorno seguente.
Sabato 21 marzo, ci sono stati più casi diagnosticati con 6.557 contagi, di questi soltanto 99 in Campania, pari all’1,5%. A conferma dell’incerta direzione di rotta, nei giorni seguenti, la Campania ha fatto registrare per quattro volte numeri in calo rispetto al giorno precedente, e per cinque volte invece in rialzo.
In base al bollettino di ieri con i valori aggiornati alle 17 della Protezione civile, in Italia i nuovi casi sono stati 4.053 di cui 140 in Campania con una percentuale salita in dieci giorni dall’1,5 al 3,5%.
I dati della regione sono particolarmente importanti perché con i suoi abitanti essa rappresenta circa il 10% dell’Italia, perciò se ne deduce che il nuovo coronavirus rimane (fortunatamente) poco presente in terra campana. Allo stesso tempo, secondo le analisi americane, indicherebbero una situazione critica, che nel caso di una ripresa dei contatti sociali, potrebbe precipitare rapidamente, facendo registrare un innalzamento repentino dei valori.
Intanto, gli Stati Uniti elogiano Napoli per il Cotugno, valutato al primo posto tra gli ospedali italiani impegnati nell’emergenza Covid19, eccellenza d’esempio nel Mondo. È riferimento della Campania e per la stampa americana risulta il migliore in Italia nella lotta al coronavirus, da oltre un mese in prima linea per l’emergenza. L’unico, come indicato in un articolo di Sky Usa, dove tra l’altro non ci sono medici infettati. Un fiore all’occhiello è un autentico orgoglio per la nostra Nazione, una gioia immensa per tutti gli abitanti della Campania, in rappresentanza delle infinite potenzialità del Sud. Grazie a un pool di sanitari e operatori d’indiscutibile professionalità.
Comunque, non è assolutamente da sottovalutare il dietrofront della regione autonoma cinese che era convinta di aver superato in maniera quasi indenne l’emergenza coronavirus e si è invece ritrovata costretta a sbarrare nuovamente tutto e a ripristinare la quarantena.
Questa drammatica testimonianza ci mette davanti all’ineluttabile conclusione che alla vera fine della pandemia chissà quando il Mondo riuscirà a giungere – e a quali sacrifici – e lega indissolubilmente il nostro futuro e la nostra stessa vita a un vaccino efficace e disponibile per tutti sul quale le migliori equipe mediche del pianeta stanno concentrando ogni energia e con loro gli scienziati che ne sono a capo, alcuni dei quali stanno già sperimentando (come a Wuhan) su se stessi l’affidabilità dei vaccini sperimentali che hanno messo a punto a tempo record, lavorando 24 ore al giorno.
Giungono dunque da più parti ammonimenti secondo i quali si deve necessariamente entrare – a Hong Kong come nel resto del Mondo ovviamente Italia inclusa e anzi in primis – nell’ottica che probabilmente non finisce tutto con questa quarantena e con le sue proroghe oltre alla consapevolezza che rimane incerta la data della fine di questa quarantena che stiamo subendo, più che vivendo, drammaticamente sotto svariati aspetti, non esclusivamente legati alla salute e innanzitutto alla vita, ma con gravi ripercussioni sull’economia nazionale ormai in ginocchio, sull’allarme sociale per gli iniziali ma chiari segnali da parte negli indigenti.
Occorrono misure indirizzate a tutti i nuovi poveri, e non soltanto parte di essi, i tantissimi che vivevano lavorando alla giornata, che si arrangiavano come tuttofare, i lavoratori a nero, così pure le famiglie di piccoli imprenditori e commercianti, che pure non incassano un centesimo da settimane e hanno la merce a terra, gli artisti e i vari artigiani, i tanti “occasionali”, agricoltori e braccianti del comparto agroalimentare danneggiati in maniera tremenda per i raccolti che stanno marcendo, gli stagionali nel turismo che già avrebbero dovuto incominciare a lavorare da marzo, i molti che a Sud sono senza partita Iva. Ancora l’esercito di nullatenenti, facili prede della malavita organizzata, senza liquidi e affamati ed esasperati. E poi gli emarginati pronti all’assalto. Fino ad arrivare agli approfittatori come gli zingari che a Milano hanno già vilmente scassinato porte e finestre, violato e occupato le abitazioni di tanti anziani soli, trasportati in ospedale in quanto contagiati, quindi momentaneamente lasciate disabitate, in preda agli avvoltoi in agguato, in un momento in cui le forze dell’ordine sono schierate quasi esclusivamente sul fronte coronavirus. Si rifiutano di uscirne e tossiscono e sputano addosso alle forze dell’ordine dichiarandosi “ad arte” contagiati per non uscire dalle case delle quali si sono abusivamente impossessati con tutto il contenuto. Per questi reati occorre una risposta immediata, ferma e decisa dello Stato: sostengono motivatamente in tanti a partire dai danneggiati privati della loro casa e dei lori beni e dei loro familiari. Subito, prima che l’incertezza nel prendere provvedimenti dia di fatto il via libera al susseguirsi di reati con appropriazioni selvagge e saccheggi e quant’altro.
Questi fenomeni da bloccare subito, si ripetono, come insegna purtroppo la storia: è accaduto ovunque nel passato in tante situazioni drammatiche d’emergenza, così come è accaduto anche tant’altro di peggiore e speriamo non si verifichi anche stavolta.
Non sarà affatto definitiva questa quarantena, avvertono esperti da più parti, e ormai ci arriva chiunque a questa conclusione, ma soltanto il preludio di una nuova stretta che interessa anche a noi.
Da dove sia venuto il virus e come sia avvenuto il contagio, rimane una questione tuttora incerta e comunque dibattuta, a dispetto delle tesi ufficiali che non convincono molto.
Così come controversi restano i tanti dati ufficiali diramati, incominciando da quelli cinesi sulle morti e la data iniziale del contagio, e proseguendo con quelli di alcune nazioni in Europa e pure di altri continenti, tanto che diffidenza e incredulità sono ormai fenomeni chiaramente diffusissimi.
Ma ciò che è certo è che questo nuovo virus è davvero una rovina per tutti, di proporzioni tuttora incerte, per quanto già disastrose e assolutamente tragiche.
Altro che “poco più di un’influenza” o “un’influenza un poco più forte” come ci è stato detto da pseudoesperti, addirittura dopo che il Governo in data 31 gennaio 2020 aveva già deciso 6 mesi di emergenza, fino al 31 luglio, come pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio. Eppure ci veniva detto di stare tranquilli, mentre stava per scoppiare l’epidemia che finora ha falciato la vita di 12.428 persone in Italia.
Per l’Italia, allo stato attuale, davvero una rovina. Per il Sud della nazione, non è difficile prevedere che sarà ancora peggio, in considerazione della nostra fragile economia
Già da subito dobbiamo pensare a come “arrangiarci” e “cavarcela”: in questo, noi meridionali siamo stati costretti a doverci specializzare da molto tempo.. altrimenti ci saremmo già estinti.
Anche stavolta ce la faremo, con le nostre infinite eccellenze e professionalità, e andrà meglio di prima: questa deve diventare un’occasione di rinascita per tutti che il Mezzogiorno deve sapere cogliere.
Teresa Lucianelli