La crisi da Covid-19 per l’Italia ha avuto una contrazione in termini di Pil che porta il Paese indietro di 23 anni. Una vera e propria ‘tempesta perfetta’ causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta che ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana. Il Centro Studi Confindustria stima un profondo calo del Pil italiano del -10% nel 2020 e un recupero parziale del +4,8% nel 2021. Uno scenario che non include per l’anno prossimo gli effetti della manovra che varera’ il Governo e le risorse europee previste dal Recovery fund. Una ripresa che comunque avverra’ – e gradualmente – solo a condizione che la diffusione del virus sia contenuta in modo efficace. Per gli esperti di via dell’Astronomia, nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sara’ ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019 e molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa 8 punti percentuali. Per il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il rapporto del Centro studi Confindustria e’ “solido e condivisibile sia nella sua parte analitica che nella proposta delle policy” ed e’ “in sintonia con l’impostazione data dalla Nadef e che intendiamo dare al Recovery Plan”. Gualtieri ha sottolineato come all’Italia serva un “cambio di paradigma”, per “risolvere i suoi problemi infrastrutturali, come il Pil, la produttivita’ e l’occupazione”.
Il calo del Pil nel 2020 per effetto del Covid avra’ un impatto sull’occupazione non indifferente: calera’ dell’1,8%, vale a dire che andranno in fumo 410 mila posti di lavoro solo quest’anno. Nel 2021 con un incompleto recupero del Pil – si legge nel rapporto – la risalita della domanda risultera’ tuttavia insufficiente e il numero degli occupati sara’ comunque in calo dell’1% (-230 mila persone). Nei primi due trimestri del 2020 il monte ore annuo lavorate e’ calato del 15,1%. Cio’ e’ dovuto soprattutto – spiega il Csc – al calo di ore pro-capite (-13,5%), mentre le persone occupate sono scese dell’1,5%, un dato contenuto in primo luogo per il massiccio ricorso alla cassa integrazione che il governo ha reso disponibile in deroga. E la tenuta occupazionale dei prossimi mesi “e’ garantita dall’estensione della cassa integrazione a condizioni favorevoli fino a fine anno” e “dal contemporaneo blocco dei licenziamenti”. E’ infatti il “ricorso importante a strumenti come la Cig” a limitare l’impatto dell’emergenza coronavirus, con una diminuzione degli Ula – il dato che indica il numero di unita’ equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno – del 10,2 percento, pari a 2 milioni e 450 mila unita’. Secondo gli economisti nel 2021 la domanda di lavoro tornera’ a salire, ma meno del Pil (+4% le ‘Ula’), non riuscendo quindi a evitare un ulteriore calo degli occupati. – RECOVERY BIVIO CRUCIALE, SERVE CAMBIO PARADIGMA L’utilizzo degli strumenti europei come il Next generation Eu per l’Italia e’ un “bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto”, “allora si sara’ imboccata la strada per risalire la china. Altrimenti l’Italia rimarra’ un Paese in declino che non sara’ in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico”. Nel rapporto il Csc si evidenzia come per risollevare l’economia italiana dopo decenni di bassa crescita, “serve un cambio di paradigma per accrescere strutturalmente il potenziale di espansione dell’economia italiana”. Occorre inoltre “rivedere le modalita’ con cui vengono tradotte in norme le decisioni pubbliche, la pubblica amministrazione, innalzare la qualita’ dei servizi pubblici e far si che questi siano offerti in tempi certi e brevi, innalzare gli investimenti pubblici, determinanti per la costruzione di capitale fisico, umano e di conoscenza in grado di aumentare la produttivita’, puntando su infrastrutture tradizionali, ricerca, digitalizzazione, formazione di capitale umano e sostenibilita’ ambientate per colmare i divari territoriali”.