Confindustria sposa in pieno l’azione di Mario Draghi e del suo governo e dice sì al patto economico e sociale lanciato dal premier. Per gli industriali il presidente del Consiglio, agendo con “mano ferma e decisa”, ha restituito credibilità all’Italia. Confindustria non mette “i bastoni tra le ruote”, dice no a “veti e giochetti” dei partiti, e avanza “proposte costruttive” per cambiare il Paese, perché questo è il momento di realizzare le riforme, di “scegliere di cambiare”. Il presidente degli imprenditori Carlo Bonomi, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, elogia Draghi e auspica che il governo “continui a lungo nella sua attuale esperienza”. Draghi, seduto in prima fila al Palazzetto dello Sport, incassa così il forte apprezzamento della platea che si alza in piedi per un lungo applauso. Nella sua relazione, ventisei le pagine, Bonomi non nasconde la sua preoccupazione per i ritardi sulle riforme e per il “gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero” che vede protagoniste le forze politiche, comprese quelle di maggioranza. Per questo sollecita la politica a non perdere tempo perché i temi da affrontare sono molti, a partire dal caro-bollette che va disinnescato per evitare una stangata su famiglie e imprese.
Poi il fisco: non si possono destinare alla riforma tributaria solo 3 miliardi come quelli dati, negli ultimi quattro anni, ad “Alitalia fallita e alla piccola compagnia che nasce ora”. Per Bonomi occorre eliminare l’Irap e intervenire sull’Irpef. Altro capitolo fondamentale, quello del lavoro e della previdenza. Secondo il leader degli industriali le necessarie riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive sono state rinviate perché si pensava che il blocco dei licenziamenti per legge fosse la panacea. “E’ stata una sciocchezza plurima – ha detto – e non ha impedito che nel 2020 quasi un milione di occupati abbiano perso il lavoro”. I numeri, oggi, sono cambiati e da inizio anno si contano 500mila di posti di lavoro in più. Il tema, dunque, non è più quello dei licenziamenti ma quello di trovare i profili necessari alle imprese. Quanto agli ammortizzatori, Bonomi si è pronunciato a favore del sistema universale a patto che sia di natura assicurativa: “Non possiamo accettare – ha spiegato – di restare a fare da bancomat come accadde con la Cig”. Infine, la proposta a Cgil, Cisl e Uil per un vero Patto per l’Italia: “Lavoro e impresa hanno una grande sfida, costruire insieme accordi e indicare strade e strumenti che la politica stenta a vedere”. Sul fronte della previdenza, la critica a Quota 100 è netta: “E’ stata un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato e può e deve bastare così”.