La famiglia italiana è sempre più “stretta” e “lunga”: oltre la metà della coppie con figli minorenni ha un solo figlio. E’ quanto emerge dalla relazione annuale, tenuta al Parlamento dal Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora che traccia un bilancio sulle condizioni dei bambini e adolescenti in Italia. I dati dell’Istat riferiti al 2014 confermano che sono ormai un’esigua minoranza coloro che vivono in famiglie in cui ci sono anche i nonni (5,3%). Prevale ancora la famiglia con il padre, la madre e altri fratelli (62,4%), seguono quanti vivono solo con il padre e la madre (17,9%) e le famiglie monogenitore solo con la madre (6,5%) mentre residuali sono tutte le altre, ricorda il Garante. Le giovani generazioni hanno ormai superato in larghissima parte la barriera dell’accesso a Internet. Secondo i dati digitali, nel 2014 il 68,3% dei ragazzi italiani tra i 6 e i 17 anni ha usato internet. Nel corso della relazione viene ricordato che l’uso di internet interessa il 44,4% dei bambini tra 6 e 10 anni, la quota sale al 78% tra i giovanissimi di 11-13 anni e riguarda il 90,4% dei ragazzi 14-17enni – . Sono, infine, ben 2 milioni 106 mila i giovani esclusi, il 30% dei bambini e dei ragazzi di 6-17 anni, tale quota scende a 201mila giovani nella classe di età 11-17 anni”.Il 47% dei giovani, si legge nella Relazione del Garante, utilizza il web per spedire o ricevere e-mail (il 68,4% dei 14-17enni), il 52,6% discute e si confronta attraverso la Rete tramite chat, blog, newsgroup, forum di discussione online (il 73,7% dei 15-17enni), il 57,8% partecipa a social network e invia messaggi su Facebook, Twitter (l’84,2% dei 14-17enni), il 53,1% usa Internet per inviare messaggi (il 71,5% dei 14-17enni). Più contenuta la quota di coloro che hanno effettuato telefonate via Internet (33,5% dei giovani di 6-17 anni e il 45,1% dei ragazzi 15-17enni), o gli internauti che utilizzano il web come strumento per diffondere prodotti di propria creazione come testi, fotografie, musica, video (30,3% dei giovani di 6-17 anni e il 45,4% dei ragazzi 15-17enni). Ma i social network vengono utilizzati anche come strumento per partecipare alla vita sociale o politica del Paese: “circa il 22% dei giovani di 15-17 anni ha espresso in rete opinioni su temi sociali o politici e il 5,2% ha partecipato a consultazioni o votazioni su tali temi”. E’ ormai dominante il modello del figlio unico e quasi raddoppiano le famiglie monogenitoriali che passano da 535 mila nel 1999-2000 a 954 mila nel 2013-2014. I nuclei monogenitore con figli minorenni sono composto nell’86,4% dei casi da madri sole. Le coppie con figli minorenni sono in totale 5 milioni 676 mila, la percentuale di quelle con un solo figlio è il 51,6%, quelle con due il 39,9% e quelle con tre o più l’8,5%. Le coppie non coniugate con minori sono 520mila e presentano una quota di figli unici maggiore rispetto alle coppie coniugate (rispettivamente 66,5% e 50,0%). Nel 2012, emerge dalla relazione, si arresta la crescita del fenomeno delle separazioni e divorzi che sono stati rispettivamente 88.288 e 51.319. In metà delle separazioni (48,7%) e in un terzo dei divorzi (33,1%) è coinvolto un figlio minorenne. In termini assoluti il numero di figli minorenni che sono stati affidati nel 2012 è stato pari a 65.064 nelle separazioni (nell’89.9% dei casi in affido condiviso) e a 22.653 nei divorzi. Nelle separazioni, il 54,5% dei figli affidati ha meno di 11 anni. In caso di divorzio i figli sono generalmente più grandi: la quota di quelli al di sotto degli 11 anni scende al 32,1% del totale. Cambiano anche il numero di fratelli e la condizione dei genitori: “le principali cause di tali trasformazioni sono oltre al calo della fecondità e una maggiore instabilità coniugale, il progressivo deterioramento delle condizioni economiche del Paese”. Nel 2014 la percentuale di minori senza fratelli raggiunge il 30,7% nell’Italia Centrale, nel Nord-Est il 27,1%, seguono poi il Nord-Ovest e le Isole con il 24,1% infine il Sud con il 19,5%. Le regioni col maggior numero di figli unici sono la Toscana (32,7%), il Friuli-Venezia Giulia e il Lazio (30,9%) e l’Emilia-Romagna (30,7%) mentre la Campania, la Sicilia e il Veneto presentano le quote più elevate di bambini e ragazzi con 2 o più fratelli (28,9%, 25,9% e 25,5%). Tra il 2008 e il 2014, emerge ancora dalla Relazione presentata al Parlamento, “durante il periodo della più recente crisi economica diminuisce la percentuale di bambini e ragazzi che vivono con ambedue i genitori occupati”. Scende infatti la quota di bambini e ragazzi fino a 17 anni che hanno entrambi i genitori occupati: dal 43,8% nel 2008 al 37,7% attuale segnando un -13,9%. Nello stesso arco temporale anche quelli con padre occupato e madre casalinga diminuiscono dal 32,2% al 24,6%, registrando una variazione negativa pari a -23,6%”.I minorenni italiani sentono forte la presenza dello Stato, soprattutto di fronte alle notizie che riguardano i politici e la corruzione, ma quando si parla di lavoro hanno poca fiducia. Uno dei tratti fondamentali che emergono dal sondaggio, si evidenzia nella relazione, è “quanto i minorenni abbiano una visione dello Stato decisamente positiva rispetto a giovani e adulti e, allo stesso modo, abbiano un senso di fiducia più ampio sia a livello generale, che rispetto a specifici soggetti e istituzioni. A conferma, di fronte alla domanda specifica su quale fosse l’occasione in cui si è sentita maggiormente la presenza dello Stato, il 33% dei 14-15enni e il 40% del 16-17enni ha risposto di aver avvertito, forte, la presenza dello Stato di fronte alle notizie che riguardano i politici e la corruzione”. Un altro elemento fondamentale riguarda il senso di esclusione che deriva dalle enormi difficoltà dei giovani a entrare nel mondo del lavoro. Sono infatti più del 25% dei minorenni e del 37% dei giovani che dichiarano di provare un senso di esclusione rispetto allo Stato a causa della difficoltà di riuscire a inserirsi nel mondo del lavoro, che segna l’ingresso nel mondo degli adulti e dei cittadini. Nonostante la sfiducia di minorenni per molte istituzioni, dal sondaggio risulta che gli adolescenti provano comunque un senso di orgoglio e appartenenza nei confronti dello Stato: a provarlo sono le sensazioni suscitate dall’ascolto dell’Inno di Mameli con il 42% dei 14-15enni e il 43% dei 16-17enni che dichiara di cantarlo spontaneamente. Per quanto riguarda l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza l’opinione condivisa degli intervistati è che sia un’istituzione importante, utile e necessaria: il Garante, secondo il sondaggio, “è percepito come un soggetto che sta dalla parte dei minorenni e che, quindi, può rappresentare per loro un importante riferimento, oltre che promuoverne e tutelarne i diritti. Per il 76% dei 14-15enni, il 73% dei 16-17enni, il 67% dei giovani e il 65% degli adulti, la figura dell’Autorità garante è necessaria; mentre per il 77% di 14-15enni e 16-17enni, il 63% dei giovani e il 62% degli adulti è utile.