Considerazioni di Roberto Staglianò su ‘Incendies’ in scena allo Spazio Diamante di Roma fino al 4 febbraio

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le riflessioni di Roberto Staglianò su ‘Incendies’ in scena allo Spazio Diamante di Roma fino al 4 febbraio. 

 

‘Incendies’ di Wajdi Mouawad non è solo un incontro, ma una serie di testimonianze e di racconti a due e più voci. Di parti confessate, rivelate tassello dopo tassello, che mettono in contatto persone e personaggi tra di loro. Sono mondi divergenti che, per una breve frazione di tempo, arrivano ad allinearsi per effetto di un’energia meccanica di sistema. Nella sua perfezione l’evento determina una humanitas di comprensione, di cura tra l’uomo e i suoi simili, come anche uno zugzwang, uno stato di guerra, di distruzione e perdita.  Progressiva e inesorabile. Due stati che possono manifestarsi in successione. Incendies è così: una storia complessa di amore, di odio, di guerre, di ferocia che riguarda tutti noi e che coinvolge gli spettatori nel ritmo interiore della sua narrazione.   È l’idea, il respiro letterario di Wajdi Mouawad, libanese del Quebec,arrivato a Parigi a nove anni e in Canada a quattordici.

Massimiliano Vado, David Marzi e Giulia Fiume sono il nucleo portante di questo progetto nato dalla collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e all’interno del Festival di ricerca teatrale ‘transnazionale e intergenerazionale di Viterbo e dei geni creativi che l’hanno abitata attraverso i secoli’, ovvero Quartieri dell’Arte, curato da Gianmaria Cervo. Dopo due anni e mezzo e, grazie alla lungimiranza e alla sensibilità di Alessandro Longobardi che ha dato la possibilità di mettere in scena questo testo teatrale all’interno della programmazione dello Spazio Diamante, Incendies ritorna in una versione rielaborata, snella e agile 

E’ la messinscena che prende forma con ogni felice intuizione e con la genialità di Massimiliano Vado, presente in scena come regista e attore: ‘La storia è portatrice di messaggio ed è articolata su tre piani narrativi diversi che si intrecciano in continuazione, in tre epoche diverse. I primi dieci minuti lo spettatore alla sensazione di non capire niente di quello che sta succedendo Inoltre in questa messa in scena madri, figli, ogni attore recita due-tre personaggi ‘, afferma il regista: ‘Sono delle piccole storie che all’interno della guerra civile in Libano, della rivoluzione, non hanno senso ma che prese singolarmente danno la misura della disperazione umana.  Questo mi interessava di più, come se fosse un microcosmo dentro un macrocosmo molto più importante. È come raccontare la violenza di una guerra e raccontare la violenza che hanno subito due persone che all’interno di questo macro contano poco’ 

 Incendies è anche l’energia, la fisicità e l’entusiasmo di David Marzi, la sua meravigliosa somma di ricerca interiore e umiltà che sono doti umane e artistiche piuttosto rare: ‘Ho letto Incendi mentre frequentavo ancora l’Accademia. Mi avevano parlato di quel testo come qualcosa di bellissimo, molto forte e sconvolgente. Ho letto il testo e sono rimasto sopraffatto dalla sua bellezza. Ho fatto un esame di coscienza, un bagno di umiltà e mi sono detto che ancora non era il momento perché non ero ancora pronto. Due anni dopo uscito dall’Accademia ho conosciuto Giulia Fiume che secondo me è un attrice bravissima. Ha i colori di quella terra, Incendi parla del Medio Oriente del Libano. Abbiamo la stessa età più o meno, il testo affronta la storia di due gemelli. Era arrivato il momento, ma serviva un regista. Avevo lavorato nel 2013 con Max, in uno spettacolo che si chiama Crimini tra amici, che è diventato un piccolo caso all’interno del Teatro off perché c’è stato un passaparola di pubblico molto grande. Ho capito che Max poteva essere la persona giusta perché serviva una contemporaneità, una azione, un dinamismo nelle parole che controbilanciasse tutta la poesia, la verbosità di questo testo. Secondo me ha fatto un ottimo lavoro nella ripartizione dei personaggi, i due gemelli affrontano un viaggio per riscoprire le loro origini e noi attori interpretiamo diversi ruoli, quindi noi sia da personaggi che da attori siamo messi costantemente in difficoltà e alla prova passando attraverso quei fatti che nel testo vengono narrati. Noi li mettiamo in scena e ci cambiano, quindi è un vero e proprio viaggio sia personale che attoriale e questa è stata un’ottima intuizione, perché facendo collimare i diversi piani si arriva ad un’onestà maggiore. Lavorando con Max ho avuto modo di apprezzare la sua assoluta modernità e semplicità, In scena lui si pone in modo molto paritario dando molto spazio. Per me è molto interessante vedere la sua umiltà nel porsi con noi. Sto imparando molto da lui: all’inizio ti lascia molto libero e poi comincia a restringere sempre di più il campo dandoti dei compiti molto precisi senza dirti mai quello che devi fare’.                                                                                                                           

È piacere puro ascoltare le loro riflessioni, vedere i frammenti di quel ‘constant craving’,  quella bramosia di sperimentazione molto utile per comprendere questo lavoro teatrale. La pièce inizia con il notaio Jean Lebel che legge ai due gemelli Jeanne e Simon le ultime volontà della madre Nawal Marwan: consegnare due lettere, una al padre che essi non hanno mai conosciuto e che ritenevano morto in guerra; l’altra al fratello di cui ignoravano l’esistenza. Nawal è una donna coraggiosa la cui vita trascorre attraverso gli orrori strazianti, la devastazione della guerra civile in Libano. Si ribella alla condizione di subalternità femminile recuperando forza mediante la conoscenza, il saper leggere e scrivere, contare, pensare. Lo spazio e il tempo si sovrappongono come in un flash back. Il percorso di Nawal alla ricerca di una parte di sè, la porterà a conoscere la crudeltà della prigione, il dolore, l’umiliazione dello stupro, fino alla protesta con cinque anni di silenzio, alla morte. Alla fine i due giovani consegnano le due lettere. Il dramma termina con l’emozionante e intenso monologo della madre la quale chiede solo una cosa: la dignità. Brillano così di autentica dannazione le parole di Wajdi Mouawad: ‘Ci sono persone che ci toccano più degli altri, probabilmente perché, a nostra insaputa, portano con loro una parte di ciò che ci manca’.

Incendies

di Wajdi Mouawad
con Giulia Fiume, David Marzi, Eleonora Belcamino, Giacomo Bottoni, Federico Le Pera
e Massimiliano Vado
regia Massimiliano Vado

fotografie di Pino Le Pera
Dal 26 gennaio al 4 febbraio, Spazio Diamante via Prenestina 230 Roma

Roberto Staglianò

 

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