Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le considerazioni di Roberto Staglianò sullo spettacolo ‘N.E.R.D.s’ in scena al Teatro Brancaccino di Roma fino al 22 aprile.
Chi conosce la differenza tra un’anatra e una papera? N.E.R.D.s è stata definita una ‘commedia nera’, anche se lo sfondo della scenografia è verde come il prato artificiale che riveste ogni parete della scena, compreso il wc posto al lato destro. Come le borse colorate di rosa confetto o azzurro puffo. Oggetti scenici e simboli esibiti che separano il maschile dal femminile. Ogni attore, infatti, recita entrambi i ruoli. In scena fino al 22 aprile, al teatro Brancaccino di Roma, è una produzione del Teatro Filodrammatici di Milano. Autore del testo e regista è Bruno Fornasari che insieme con Tommaso Amadio, uno dei quattro interpreti dello spettacolo, dirige lo stesso teatro dal 2008. I due si sono diplomati presso l’Accademia dei Filodrammatici come un altro degli attori protagonisti, Umberto Terruso.
Fornasari dà prova, in un solo colpo, delle sue capacità come drammaturgo e regista, descrivendo personaggi e contesti con ironia e intelligenza e, successivamente, realizzando la sua opera con la precisione di tempi teatrali che rimandano a diverse influenze e contaminazioni cinematografiche.
Matrimoni, anniversari, compleanni e funerali sono sempre state ottime occasioni per squarciare le ipocrisie facendo saltare in aria gli aspetti più patologici e morbosi che si nascondo dietro ogni apparenza. Come se ci fosse una distanza infinita tra la vita che si vorrebbe e la realtà triste, diversa e inclinata. La strategia di sopravvivenza è quella di costruire una sorta di rappresentazione virtuale dove ognuno vive come un avatar, incapace di relazionarsi con l’altro. Dove non ci sono verità universali, ma solo interpretazioni. La definizione delle immagini però è in alta risoluzione.
I festeggiamenti dei cinquanta anni di matrimonio di una coppia di ottantenni è l’occasione per raccontare quella festa e quelle vite dal punto di vista di quei quattro figli apparentemente adulti, Nico, Enri, Robi e Dani sono rimasti adolescenti, incapaci di crescere in quanto egoisti, insicuri. Preoccupati per la voce tremante piuttosto che per l’esigenza di dirsi la verità. Preoccupati di guardare avanti ma di non vedere verso il futuro:
‘Io guardo sempre avanti’
‘E cosa vedi?’
Sfocato’.
N.E.R.D.s può indicare tante cose: lo status di disadattati di Nico, Enri, Robi e Dani. Le iniziali dei loro nomi. Una forma di reflusso non erosivo, un disagio di cui soffre tutta la famiglia: ansie, inadeguatezze e repressioni che sfociano in intrighi e rapporti malati. ‘Ho bisogno di qualcosa di chimico che mi faccia stare male ma che mi liberi da questo bruciore attorno all’anima’, afferma Nico, uno dei quattro protagonisti vuole un maalox, un gaviscon, insomma qualcosa contro il reflusso gastrico provocato dalle tante ossessioni. Calmanti, psicofarmaci, pillole: farmaci e al tempo stesso veleni di cui loro fanno quotidianamente uso. In quel nucleo familiare così perbene, con al centro una coppia ottantenne che si vedrà però solo sullo sfondo e nel cameo finale. Paradigma di un mondo vecchio con i suoi modelli di riferimento che i quattro figli somatizzano più o meno all’altezza dello bocca dello stomaco, vicino al cuore.
È la sindrome di tutti i personaggi in scena, ma che abbiamo forse un po’ tutti, il disturbo compulsivo di vomitare addosso agli altri le nostre necessità, senza un minimo di disponibilità all’ascolto, di mettersi nei panni dell’altro. Un match verbale che porta tutti, persone e personaggi, a perdere i pezzi del presente e della loro umanità:
‘Io voglio solo essere felice’ ‘Hai mai pensato al suicidio?’.
Nell’attesa per l’inizio del pranzo si scoprirà che Nico ed Enri si contendono Laura, una donna divorziata con due figli che non piace molto alla mamma, in quanto ha fatto innamorare Enri ed è stata l’ultima amante di Nico, da cui subirà violenza nel corso della cerimonia. Nico è sposato con Rita, una donna che lui non ama e a volte non sopporta, da cui aspetta un figlio. Suo fratello Dani, gay dichiarato, è pronto a diventare il padre del bambino che Nico vorrebbe rifiutare, ma alla festa rivede un suo ex amante scoprendo che ha intrecciato una relazione con uno dei suoi fratelli.
Lo spettacolo scorre fluido nella sua narrazione di tutti quei conflitti, dove ognuno ha il suo antagonista e l’uno è costantemente contro l’altro. Dove c’è la rabbia, le frustrazioni, la solitudine in assenza di affettività. Uomini e donne descritti da una drammaturgia e da una regia incalzante, nervosa e precisa nel non fare sconti a nessuno. L’ironia di N.E.R.D.s affonda nelle latitudini e nell’insufficienza di un’umanità immatura:
‘Credo di avere un cancro’, ‘Non è un gran momento neanche per me’.
È grazioso guardare i quattro attori in scena: Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice e Umberto Terruso, Sono amalgamati tra di loro e nel mood dello spettacolo, rapidi e disinvolti nel passare da uomini violenti a donne fragili o disperate, senza mai cadere nella parodia o in un uso eccessivo di grottesco, facendo leva su una dose sapiente e consapevole di voce e movimenti. È una magnifica trasgressione, così eversivo nella sua estetica, il bacio tra due attori maschi, di cui uno interpreta un ruolo femminile. Più forte di un qualsiasi nudo in scena, maschile o femminile.
Mentre le papere o anatre escono dal laghetto, invadendo il territorio dei quattro fratelli, rimane senza risposta il dubbio che si pone Robi sotto forma di quesito: Cosa c’è dietro l’amore autentico, la ricerca di Dio? Forse non è così importante sforzarsi di essere migliori, anche le papere sopravvivono. Anche Darwin ci dice che vince chi si adatta all’ambiente e del resto:
‘E’ inutile piangere sul latte versato’,
‘Sono intollerante al lattosio’.
Roberto Staglianò