Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Roberto Staglianò le sue considerazioni su ‘Vox Family Reloaded’, andato in scena allo Spazio Diamante di Roma.
Vox Family Reloaded
Capita a volte che una domenica sera possa verificarsi casualmente un incontro fortunato, di quelli che ti lasciano dentro una forma di controllato caos con frammenti di voci, dettagli, parti di citazioni, battute, sequenze di scene. E ciò avviene per caso, quando le alternative sono poche perché c’è anche il blocco della circolazione e si è costretti a lasciare le macchine parcheggiate, in una città come Roma, dove muoversi con i mezzi non è il massimo della comodità.
L’ultima replica di ‘Vox Family Reloaded’ c’è stata domenica 21 gennaio alle 18, in quello che è un black box theatre e che si trova due passi dalla fermata di Largo Preneste, lo Spazio Diamante. Lì dove lascia il 409 che non è una linea qualsiasi. È un microcosmo di tante comunità che in orari diversi si incontrano, a volte anche in piccoli gruppi, come la delegazione di turisti giapponesi che sono saliti in modo ordinato. Poco prima che io scendessi per andare a vedere quello che è stato premiato come il vincitore del Miglior progetto di Prosa della Prima edizione del Premio inDivenire. Un’iniziativa ideata da Alessandro Longobardi, con la direzione artistica di Giampiero Cicciò e l’organizzazione di Francesco De Vecchis, nata con l’obiettivo di valorizzare spettacoli di teatro e danza in cerca di un contesto dove prendere forma e vita L’autore e il regista di ‘Vox Family Reloaded’ è Francesco Petruzzelli, origini bolognesi e un animo artistico che si è formato presso l’Accademia Silvio D’Amico nel triennio compreso tra il 2009 e il 2012. Un mélange di bravura, abilità, competenze e preparazione dal respiro internazionale, grazie anche alle lezioni di maestri come Anna Marchesini e Luca Ronconi. Come attore ha lavorato con registi come Alessandro Marmorini, Giacomo Bisordi, Valentino Villa e, recentemente, si è anche distinto per sensibilità e raffinatezza artistica nella rappresentazione teatrale ‘Le scoperte Geografiche’ di Virginia Franchi C’è un equilibrio in scena tra la drammaturgia, i livelli interpretativi degli attori e le dinamiche della regia che è precisa e ogni cosa coordina, trovando le giuste proporzioni tra l’ironia e il grottesco, il tragico e la vis comica. Il ritmo veloce nella narrazione realizza un’analisi lucida, senza sconti, di un pezzo malato della società, di una famiglia come tante che la rappresenta La forza di questo spettacolo è insita nel gruppo di regista e attori, molti di loro provengono dall’Accademia Silvio D’Amico e sono stati nel tempo e nelle loro storie personali compagni di corso, colleghi, amici, Alcuni sono stati coinquilini e anche fidanzati. Nonostante siano giovani, la loro presenza e il loro spessore di qualità ha contribuito a determinare il successo di prestigiose produzioni come ‘I Ragazzi di Vita’ al Teatro Argentina e Revolt. She said. Revolt. Again in rassegne illuminate come Trend al Teatro Belli Il cast completo è costituito da sette attori straordinariamente bravi nelle loro rispettive unicità: Carlotta Mangione, Roberta Azzarone, Michele Lisi, Cristina Poccardi, Cristina Pelliccia, Lorenzo Parrotto, Luigi Biava Vox Family mette in scena un’ossessione alla genialità, un destino malato che si tramanda da tre generazioni e che condanna alla solitudine, all’alienazione fino al momento in cui la maledizione verrà spezzata nel modo più tragico e surreale. Con il linguaggio simbolico del teatro, dove una banana gialla diventa una pistola, viene recuperata la libertà da quelle immateriali voci interiori e da quelle umane presenze reali che si muovono tra schizofrenia e codardia In fondo, anche trovando l’origine nella genetica della follia o della genialità, pur comprendendole o interpretandole attraverso la filosofia o uno dei molteplici culti religiosi, rimarrebbero sempre valide le parole di Torquato Tasso: ‘Perduto è tutto il tempo che in amar non si spende’. L’amore e il suo bisogno continuo e costante è ciò che caratterizza e muove l’uomo ancor prima della sua evoluzione tra scienza e conoscenza.
Roberto Staglianò