Consiglio dei Ministri. Vince Paolo Gentiloni: la cognata sarà nominata direttore dell’Agenzia del Demanio

Alla fine Paolo Gentiloni sembra proprio aver vinto il lungo braccio di ferro con la politica romana. Il commissario all’Economia dell’Ue sarebbe riuscito ad avere l’ok per far nominare la cognata, Alessandra Dal Verme, alla guida dell’Agenzia del Demanio al posto di Antonio Agostini. L’ufficializzazione dovrebbe arrivare nel consiglio dei ministri, in programma venerdì, convocato per dare il via libera al Dl Sostegni. E tra le ‘varie ed eventuali’ il governo presieduto da Mario Draghi dovrebbe, così, mettere mano anche alle direzioni delle Agenzie Fiscali ‘gestite’ dal neo ministro dell’Economia Daniele Franco. Scontante la riconferma al vertice della macchina fiscale italiana di Ernesto Maria Ruffini, in quota Renzi. E all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli quella dell’economista Marcello Minenna, vicino ai 5Stelle. Si cambia solo la direzione del Demanio. Un cambio, da quanto si apprende nei corridoi dei palazzi del potere, voluto ed imposto dall’ex presidente del consiglio ora alla guida della macchina economia dell’Ue. Gentiloni, sembra, che abbia utilizzato tutte le sue cartucce per ‘imporre’ la cognata sulla sedia più importante dell’Agenzia di via Barberini. Avrebbe utilizzato non solo il suo ruolo da commissario europeo che ‘gestisce’ da Bruxelles i fondi del Recovery Found destinati all’Italia. Ma avrebbe chiesto anche l’aiuto di Giuseppe Chinè, neo Capo di Gabinetto del ministro Franco, affinché intercedesse con il suo nuovo datore di lavoro. Ed infine ha tentato di utilizzare la stampa con una lettera/manifesto pubblicata sul quotidiano il Foglio a firma dell’avvocato Valentina Canalini su come l’Agenzia del Demanio dovrebbe ‘gestire’ i fondi europei per la ‘rinascita’ dell’Italia. La legale è stata, infatti, consigliere giuridico dell’ex presidente del consiglio mentre Antonio Funicello, attuale capo di gabinetto del premier Mario Draghi, era il suo capo ufficio. Ma le ‘anomalie’ non si fermano a questo. La Canalini lavora in uno studio legale  insieme a Sofia Gentiloni Silvestri, figlia del Commissario Ue all’Economia e nipote della Dal Verme. Insomma un attacco a tenaglia per imporre la cognata alla guida del Demanio. Ma a questo si aggiungerebbe anche la pressioni di alcune presunte lobby interessate all’affaire Atlantia e quindi Autostrade: un settore anche di interesse del Demanio che porterebbe la Dal Verme, per le sue precedenti cariche, come emerge dal suo curriculum vitae, in aperto contrasto con la direzione cui aspirerebbe. Insomma sulla nomina della cognata dell’ex presidente del consiglio italiano peserebbe una ‘incompatibilità evidente’ sia di opportunità politica che tecnica. Innanzitutto c’è il ‘ruolo istituzionale’ di Paolo Gentiloni: tra le incompatibilità dei commissari europei spicca quella di non avere parenti o affini nei Paesi membri dell’Unione europea che gestiscono investimenti e risorse che hanno a che fare con fondi comunitari. E l’attività dell’Agenzia del Demanio riveste un ruolo fondamentale nella progettazione e realizzazione del Recovery Found. A questa si aggiunge una norma del Testo unico della dirigenza pubblica che statuisce che i dirigenti delle amministrazioni vigilanti non possono avere incarichi operativi negli enti vigilati. Insomma la Dal Verme, passando al Demanio, rivestirebbe il ruolo di vigilante e vigilata.

M5S. Il ministro Franco spieghi perché vuole la Dal Verme al Demanio. Una parte della politica italiana è insorta alla notizia della nomina, ormai certa, della cognata di Paolo Gentiloni alla guida dell’Agenzia del Demanio. Alcuni esponenti del M5S hanno subito scritto al ministro dell’Economia per sapere se è vero che, come si apprende da “notizie di stampa potrebbe esserci un cambio al vertice dell’Agenzia del Demanio e l’attuale direttore Antonio Agostini dovrebbe essere sostituito da Alessandra Del Verme, già responsabile dell’Ispettorato generale per gli affari economici della Ragioneria Generale dello Stato e cognata dell’attuale Commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni”. Ma, come mette nero su bianco il primo firmatario l’onorevole Emanuele Scagliusi, “l’assenza di una normativa rigorosa sul tema del conflitto d’interessi nelle nomine pubbliche non esime il decisore da doverose valutazioni di opportunità sulla scelta del direttore dell’agenzia del Demanio”. Nei giorni scorsi anche il vice ministro dell’Economia, Laura Castelli, che lavora con Franco, lo stesso ministro che dovrebbe proporre la nomina della Dal Verme in consiglio dei ministri, si disse “sorpresa” sul presunto defenestramento di Antonio Agostini alla guida del Demanio. L’ultima parola spetta al consiglio dei ministri ma da quanto si apprende la nomina della Dal Verme viene data come fatta anche se non sarà ancora operativa. La procedura prevede che le deliberazioni preliminari  passino al vaglio della Conferenza Unificata Stato-Regioni per poi ritornare in Consiglio dei Ministri per la formale ratifica e la successiva firma del Decreto da parte del Presidente della Repubblica. Noblesse oblige per il nobile Gentiloni ‘innamorato’ ed ‘amato’ in Francia.

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