Consiglio europeo, Giorgia Meloni sul Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre

Quello del 14 e 15 dicembre «sarà un Consiglio importante e allo stesso tempo non privo di criticità. Un Consiglio nel quale, prima e più che una serie di provvedimenti concreti, io mi aspetto decisioni coraggiose all’altezza del tempo difficile in cui ci è dato di governare». Giorgia Meloni è intervenuta in Aula per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo: «L’Italia come sempre farà sentire la sua voce con spirito costruttivo e pragmatico, forte della credibilità e dell’autorevolezza che in quest’ultimo anno di intenso e proficuo lavoro ha saputo guadagnarsi. L’Italia va avanti a testa alta, ora ha un ruolo in Europa».

«Il prossimo Consiglio Europeo arriva al termine di un anno complesso. L’Unione europea e i singoli Stati membri hanno dovuto fronteggiare sfide e minacce esterne che ne hanno condizionato l’agenda». Sfide e minacce «con le quali dobbiamo, e ancora dovremo fare i conti. L’appuntamento a Bruxelles ha al proprio ordine del giorno una serie di questioni cardine». Si va infatti dall’aggressione russa dell’Ucraina alla crisi in Medio Oriente. Inoltre, dall’allargamento dell’Unione Europea all’attuazione della nuova politica migratoria Ue.

«Ma mancherei di onestà intellettuale se non affrontassi per primo il tema che in questo momento vede maggiormente impegnata l’Italia. E che avrà ricadute molto importanti sulla credibilità e sul futuro dell’Unione. Mi riferisco ovviamente alla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Il governo è impegnato da mesi, in condizioni negoziali non semplici. Mai abbiamo smesso di perorare un approccio costruttivo e pragmatico». Un approccio «che consentisse finalmente di bilanciare l’elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l’imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti».

«L’Italia non chiede una modifica delle regole per poter spendere senza freni. O per sperperare risorse senza controllo. Lo fa in quanto il contesto in cui ci troviamo ad operare è ancora un contesto eccezionale. E sono quindi necessarie regole più adeguate alla situazione che stiamo vivendo. Perché l’Italia è una Nazione virtuosa. Lo testimonia innanzitutto l’avanzo primario che – fatta eccezione per il periodo Covid e post Covid – ha quasi costantemente registrato un incremento dai primi anni ’90 ad oggi. E dal 2024 torneremo di nuovo in una situazione di avanzo primario». E lo testimonia «anche il nostro sistema pensionistico, tra i più equilibrati d’Europa». Questo, nonostante la misura del Superbonus «che pesa sui conti come un macigno».

La posizione negoziale dell’Italia «parte da una base di credibilità e serietà che ci viene riconosciuta, grazie all’azione del nostro governo e a quella in particolare del ministro Giorgetti. Se nonostante una trattativa difficilissima siamo ancora in partita, e se l’accordo finale è stato posticipato – auspicabilmente – a una nuova riunione dell’Ecofin che verrà convocata proprio nei giorni successivi al Consiglio europeo con il mandato di chiudere l’accordo entro l’annoè perché tutti a Bruxelles hanno capito che la posizione del governo non si basa sul classico “tiriamo a campare” ma su una politica di bilancio seria e rigorosa che anche oggi voglio rivendicare».

In questi mesi il governo è intervenuto «per ridurre le spese improduttive» e in tema di privatizzazioni. Che «con questo governo mai diventeranno delle svendite.  Lo spread è «sotto controllo» e le «agenzie di rating – di solito poco accomodanti – danno fiducia all’economia italiana». Grazie all’impegno di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, «abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l’attuazione del Pnrr. Risultati che oggi ci vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e da tutti gli analisti economici. Ricordo ancora quando, nei mesi della campagna elettorale», ha proseguito la presidente del Consiglio, «la nostra annunciata volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico completamente diverso da quello attuale veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l’Italia con un piede fuori dall’Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici. Con tenacia e perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo si doveva fare ed è stato fatto».

«Il governo sostiene con convinzione i negoziati per l’ingresso in Europa di Ucraina e Moldova, condividiamo lo status di candidato della Georgia, sosteniamo fermamente il cammino europeo della Bosnia-Erzegovina». Al Consiglio della Ue «si parlerà di Ucraina non solo per l’allargamento, ma per ribadire il comune sostegno a Kiev». Questo, «proprio mentre la propaganda russa prova a raccontare che la resistenza ucraina è stata un fallimento, ma la realtà dice altro. In 676 giorni la Russia ha invaso solo l’11% del territorio ucraino, Kiev ha già vinto».

«Non ci faremo trovare impreparati. Difenderemo le nostre libertà, le nostre democrazie, la nostra civiltà», ha poi affermato Meloni in un passaggio dedicato al tema dell’antisemitismo.  Ha sottolineato i rischi dell’«odio antieuropeo, antioccidentale, antiebraico. Abbiamo il dovere di mettere in sicurezza i cittadini sul territorio europeo, rafforzando le attività di intelligence, espulsione e rimpatrio dei radicalizzati, il controllo delle frontiere esterne, il contrasto all’immigrazione irregolare. E dobbiamo garantire la massima sicurezza alle comunità ebraiche minacciate da una ondata montante di antisemitismo».

«È fondamentale in questa delicatissima fase inviare messaggi distensivi e spingere per un approccio responsabile che non alimenti le dinamiche del conflitto che avrebbe conseguenze inimmaginabili se si allargasse in una regione così strategica per l’Italia e per l’Unione Europea. In questo contesto, dobbiamo evitare che l’Autorità Palestinese si indebolisca ulteriormente. Si tratta infatti di un’entità essenziale per il dialogo post-bellico. È un imperativo rafforzare il nostro sostegno all’Autorità La migliore risposta all’inaccettabile violenza di Hamas deve essere un nuovo impulso politico verso la soluzione dei due Stati. Dobbiamo garantire un orizzonte politico solido al popolo palestinese, insieme alla sicurezza per Israele».

«L’intesa con Ankara sta permettendo di sperimentare un modello virtuoso di cooperazione operativa tra uno Stato Ue e uno extra-Ue. Che non a caso sta suscitando concreto interesse anche in altri Paesi dell’Unione. Con buona pace di chi, in patria come in Europa, sembra voler soltanto affossare ogni tentativo di una migliore e più ordinata gestione dell’immigrazione. E di un più forte contrasto alla tratta di esseri umani, continuino pure a tentare di distruggere che noi continueremo a costruire e gli italiani continueranno a vedere la differenza».

‘Nella replica finale al dibattito, Giorgia Meloni ha risposto  alle critiche che le erano state rivolte da Conte e dal M5S: “Il superbonus è stato il più grande regalo mai fatto dallo Stato italiano a truffatori e a bande criminali, lasciando invece gli italiani in un mare di guai. Spero che prima o poi venga fatta luce”. Il premier ha proseguito: “Più del 30% delle decine di miliardi di euro spesi per il superbonus sono finiti a banche e intermediari finanziari, che anche per questo hanno realizzato profitti record. Per non parlare delle frodi clamorose, sono nelle ultime settimane ne sono state scoperte per quasi un miliardo, risorse tolte a sanità, trasporti, famiglie e tutto quello che poteva essere più utile. Qualcuno prima o poi, più che dare consigli agli altri dovrebbe fare i conti con la propria coscienza. Chissà se prima o poi si vorrà fare luce su questa questione”. E sulla guerra, altre bordate ai grillini: “La posizione del Movimento cinque stelle è quella che l’Ucraina deve arrendersi per ottenere la pace. E’ una posizione risaputa ma per me è codardia applicata alla geopolitica”. Lo ha detto il premier Giorgia Meloni nella sua replica alla Camera.

Poi Meloni si è rivolta alla Schlein: “L’Italia si è impegnata sulla ratifica del trattato con il favore delle tenebre, il giorno dopo che Conte si era dimesso”, ha detto rivolgendosi alla segretaria del Pd, che aveva parlato di un via libera già dato alla ratifica del fondo salva Stati. “Conte -accusa- ha dato il via libera quando era in carica solo per gli affari correnti, l’ha fatto senza mandato parlamentare, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre”. E sul Mes: “Ribadisco che la questione va affrontata nel quadro d’insieme, chi vuole ratifica, sappia che io non sarò mai favorevole. Chi lo chiede ora non fa un favore all’Italia”. Sul tema, aggiunge “intendo seguire la volontà del Parlamento”.

Infine l’ironia sul Pd, che aveva invocato i presunti “miracoli” sulla politica estera del governo tecnico: “Ricordo la foto di Draghi sul treno con Macron e Scholz. Per alcuni la politica estera è farsi fare qualche fotografia, anche quando a casa non si portava niente. Io penso che l’Europa sia a 27 Paesi e bisogna parlare con tutti. Io riesco a parlare con la Germania la Francia e anche l’Ungheria, perchè penso che questo sia fare il proprio mestiere…”. Nessun attacco a Draghi, mi riferivo al PD, fa sapere poi il premier con una fonte di Palazzo Chigi.

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