L’accordo c’è. I negoziatori delle tre grandi famiglie politiche europee, Popolari, Socialisti e Liberali, hanno chiuso un’intesa per confermare Ursula von der Leyen (Ppe) alla presidenza della Commissione Ue, nominare l’ex premier portoghese Antonio Costa (S&D) alla presidenza del Consiglio Ue e far eleggere la premier estone Kaja Kallas (Liberali) come Alto Rappresentante, ossia ministra degli Esteri dell’Unione. Lo sostiene la Frankfurter Allgemeine Zeitung citando due fonti vicine al dossier.
Il pacchetto è stato discusso dal cancelliere tedesco Scholz e il primo ministro spagnolo Sanchez per i Socialisti, dai loro omologhi polacchi e greci Tusk e Mitsotakis per i Popolari, dal presidente francese Macron e il premier olandese Rutte per i Liberali.
Via libera del Consiglio europeo al secondo mandato di Ursula von der Leyen. I 27 riuniti a Bruxelles hanno approvato le nomine dei cosiddetti “top jobs”, i vertici delle tre principali istituzioni europee. La proposta in discussione sul tavolo, confezionata alla vigilia popolari, socialisti e liberali, aveva provocato l’ira della premier Giorgia Meloni che ha parlato di “logica dei caminetti”. Il piano per portare la presidente della Commissione al mandato bis comprende il socialista portoghese Antonio Costa nel ruolo di presidente del Consiglio Ue e la premier estone Kaja Kallas come lady Pesc, oltre alla riconferma di Roberta Metsola alla guida dell’Europarlamento.
La conferma del terzetto di nomi a capo dei principali organismi europei per il prossimo quinquennio sarebbe supportato da una maggioranza qualificata.
Alla fine della giornata del Consiglio europeo, il presidente Charles Michel ha ufficializzato su X le scelte del vertice Ue per le nomine dei top jobs: Ursula von der Leyen (Ppe, Germania) alla Commissione europea; Antonio Costa (Pse, Portogallo) al Consiglio europeo e Kaja Kallas (Renew, Estonia) Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera.
Durante il Consiglio, la premier Giorgia Meloni si è astenuta sulla conferma dell’attuale presidente della Commissione e ha votato contro gli altri due nomi. Da quanto appreso da fonti di Palazzo Chigi, il voto di astensione su Ursula von der Leyen è stato deciso nel rispetto delle diverse valutazioni dei partiti della maggioranza di governo, e nell’attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia.
Secondo quanto fatto trapelare dall’Esecutivo, nel quadro delle votazioni in Consiglio Europeo sulle nomine dei nuovi vertici europei, il governo italiano “ha ribadito la propria contrarietà” al metodo seguito nella scelta da parte dei negoziatori Ppe, S&D e Renew “esprimendo voto contrario” ai candidati a Presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa e a Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas.
“Sono onorata del sostegno del Consiglio europeo – ha affermato la premier estone dopo la nomina a lady Pesc – questa è un’enorme responsabilità in questo momento di tensioni geopolitiche. La guerra in Europa, la crescente instabilità nel nostro vicinato e a livello globale sono le principali sfide per la politica estera europea”.
“Dal primo dicembre, come presidente del Consiglio europeo, mi impegnerò pienamente a promuovere l’unità tra i 27 Stati membri e mi concentrerò sull’attuazione dell’agenda Strategica, che il Vertice Ue che guiderà l’Unione europea nei prossimi cinque anni anni” ha dichiarato via X l’ex premier portoghese Antonio Costa.
I numeri della maggioranza Von der Leyen potrebbero essere sufficienti l’approvazione finale nella seduta di metà luglio del Parlamento europeo, ma il voto segreto non mette il bis della presidente della Commssione al riparo dai franchi tiratori.
Per questo i 24 voti degli eurodeputati di Giorgia Meloni possono essere preziosi per il via libera al secondo mandato della presidente della Commissione e, già dalle prime ore del vertice in corso al Bruxelles, i leader europei si sono affrettati a precisare che il governo italiano non può essere escluso dalla partita, sulla scorta anche dell’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Non si può prescindere dall’Italia”, aveva detto alla vigilia.
Il ruolo di mediatore con le posizioni di Meloni, che nelle comunicazioni in Parlamento in vista del vertice aveva denunciato in maniera decisa l’accordo sulle nomine, è stato raccolto dal presidente del Ppe, Manfred Weber.
“Ritengo fondamentale per l’Unione” che ci sia, durante questa fase, “un processo inclusivo” sulle nomine, che “tenga conto anche degli interessi italiani” ha affermato il numero uno dei Popolari al suo arrivo a Bruxelles. “Per noi è importante sostenere Ursula von der Leyen. Oggi è importante dare stabilità all’Europa” ha poi dichiarato Weber.
Una posizione condivisa con il presidente olandese, Mark Rutte che ha assicurato che Giorgia Meloni “non è esclusa” dalle nomine Ue e “dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo”.
Nel dialogo con il gruppo del Ppe è centrale il ruolo del presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, alleato di maggioranza di Meloni e peso massimo del Partito popolare europeo: “Al Vertice Ppe ho chiesto di far rispettare il risultato delle elezioni. Abbiamo vinto e vogliamo che l’Italia continui ad essere al centro del rafforzamento dell’Ue. Forza Italia lavora perché all’Italia sia riconosciuto il ruolo che spetta ad un Paese fondatore” ha scritto il ministro degli Esteri italiano.