Ennesima puntata dello scandalo politico giudiziario dell’inchiesta Consip, da mesi centrata su Renzi padre e figlio, esce con una imprevedibile impennata da Modena dove si scontrano in duello il procuratore capo Lucia Musti e il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, l’uomo che arrestò Totò Riina, ex comandante dei Noe e rimosso ultimamente anche dal ruolo nei Servizi.
Il magistrato in una audizione al Csm di luglio riferì che l’ex capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, indagato per falso nel caso Consip, con l’appoggio di Ultimo, le confidò: ‘Se vuole ha una bomba in mano e può farla esplodere. Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi’.
I due ufficiali, nel parlare di una ‘bomba’ si riferivano alle intercettazioni fatte dalla Procura di Napoli, e finite anche nel fascicolo di Modena, che riguardavano colloqui fra il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi e l’allora premier Matteo Renzi. Il Csm convocò Musti per indagare su una fuga di notizie relativa a questo aspetto sapendo che anche nel fascicolo modenese erano inserite le carte. Il procuratore Musti non ebbe mezze misure: ‘Quei carabinieri erano esagitati e l’informativa era fatta con i piedi’. Li definì anche spregiudicati. La circostanza è stata riportata ieri da Repubblica, Corriere e Messaggero.
Il colonnello Ultimo alza la voce: ‘La dottoressa Musti è stata supportata in tutto ciò che ha richiesto, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provincia e dei carabinieri, Stefano Savo, e il prefetto Michele di Bari (ora a Reggio Calabria) perché li considerava collusi con le coop rosse su cui indagava da tempo’.
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, informa che: ‘L’arma valuterà le parole di De Caprio’.