Beppe Grillo assiste alla seduta nell'aula del Senato durante l'esame del provvedimento in materia di scambio elettorale ''politico-mafioso'', Roma 15 Aprile 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Consip e Renzi: ‘Grillo lasci stare mio padre. La verità arriva’

Resta alta la tensione politica sul caso dell’inchiesta Consip con un  botta e risposta tra il leader M5s Beppe Grillo e l’ex premier Matteo Renzi che  ha detto che se suo padre fosse colpevole dovrebbe avere  condanna doppia. Grillo va all’attacco: ‘Renzi rottama il padre’. L’unica notizia vera è la frase più infelice e stupida della storia, quella del rottamatore che riuscì a rottamare il solo il padre.

 La replica di Renzi non si fa attendere:  Caro Beppe Grillo, ti rispondo da blog a blog dopo aver letto le tue frasi su mio padre:

‘Non sono qui per discutere di politica. Non voglio parlarti ad esempio di garantismo, quello che il tuo partito usa con i propri sindaci e parlamentari indagati e rifiuta con gli avversari. Quando è stata indagata Virginia Raggi io ho difeso la sua innocenza che tale rimane fino a sentenza passata in giudicato. E ho difeso il diritto-dovere del Sindaco di Roma di continuare a lavorare per la sua città. Ma noi siamo diversi e sinceramente ne vado orgoglioso.

Niente politica, per una volta.

Ti scrivo da padre. Ti scrivo da figlio. Ti scrivo da uomo.

Da giorni il tuo blog e i tuoi portavoce attaccano mio padre perché ha ricevuto qualche giorno fa un avviso di garanzia per ‘concorso esterno in traffico di influenza’. È la seconda volta in 65 anni di vita che mio padre viene indagato. La prima volta fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato indagato per due anni e poi archiviato perché,   semplicemente,  non aveva fatto niente.

Vedremo che cosa accadrà. Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza, si è fatto interrogare rispondendo alle domande dei magistrati, ha attivato tutte le iniziative per dimostrare la sua estraneità ai fatti.

Personalmente spero che quando arriverà la parola fine di questa vicenda ci sia la stessa attenzione mediatica che c’è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere.

Ma tu, caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima,  la dimensione umana tra padre e figlio,  senza alcun rispetto. In modo violento.

In una trasmissione televisiva  ho spiegato la mia posizione, senza reticenze. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe,  proprio perché mio padre,  il doppio della pena di un cittadino normale. E ho detto che spero si vada rapidamente a sentenza perché le sentenze le scrivono i giudici, non i blog e nemmeno i giornali.

Per decidere chi è colpevole e chi no, fa fede solo il codice penale, codice che pure tu dovresti conoscere, caro Beppe Grillo.

Dire queste cose costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l’unico modo per rispettare le Istituzioni. Perché quando hai giurato sulla Costituzione, quando ti sei inchinato alla bandiera, quando hai cantato l’inno nazionale davanti a capi di stato stranieri rimani uomo delle Istituzioni anche se ti sei dimesso da tutto. Anziché apprezzare la serietà istituzionale tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto.

Allora lascia che ti dica una cosa.

Mio padre è un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta).

Per me però è semplicemente mio padre, mio babbo.

Mi ha tolto le rotelline dalla bicicletta, mi ha iscritto agli scout, mi ha accompagnato trepidante a fare l’arbitro di calcio, mi ha educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini, mi ha riportato a casa qualche sabato sera dalla città, mi ha insegnato l’amore per i cinque pastori tedeschi che abbiamo avuto, mi ha abbracciato quando con Agnese gli abbiamo detto che sarebbe stato di nuovo nonno, mi ha pianto sulla spalla quando insieme abbiamo accompagnato le ultime ore di vita di nonno Adone, mi ha invitato a restare fedele ai miei ideali quando la vita mi ha chiamato a responsabilità pubbliche.

Questo è mio padre. Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto.

Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti Mattia, Francesco, Gabriele, Emanuele, Ginevra, Ester, Maddalena, Marta e Maria.

E spero che un giorno ti possa vergognare,  anche solo un pò, per aver toccato un livello così basso.

Ti auguro una buona serata. E ti auguro di tornare umano, almeno quando parli dei valori fondamentali della vita, che vengono prima della politica’.

Ma arriva anche la controreplica del leader M5s: ‘Si derottamano padri solo se la rottamazione è una gaffe comprovata, Matteo tu sei una gaffe esistenziale. Per una volta che leggo quello che dici non puoi prendetela con me. Fatti coraggio e rileggi a voce alta, magari ti aiuta’.

Gennaro Sangiuliano, giornalista e scrittore italiano, vicedirettore del Tg1,  dice la sua: un giornalista e scrittore italiano, vicedirettore del Tg1 dice la sua: ‘Nello Stato di diritto la legge è uguale per tutti, dire: a mio padre il doppio, è una enunciazione di cattivo gusto. La sanzione penale deve essere uguale senza distinzione di razza, censo, culto o peggio ancora di qualificazione soggettiva.  Se si voleva adoperare un paradosso per affermare la propria onestà e moralità non era questo l’artificio dialettico giusto. La percezione che se ne ricava è, a dir poco, quella di una caduta di stile. L’Italia avrebbe bisogno di un grande scatto di qualità, di classe dirigente capace di visione strategica in un contesto globale difficile e duro. Liti da cortile, che richiamano atteggiamenti infantili non servono’. Ovviamente è una considerazione legittima. Legittima ma fuorviante. L’affermazione dell’ex premier è, ovviamente, una provocazione e non un paradosso. Ed è legittima, chiara e pulita, la risposta data a Grillo che è, realmente,  una gaffe umana. La risposta del leader pentastellato è niente altro che  un aborto di pensiero umano che non lambisce la realtà esistenziale del confronto. Caro Gennaro, la lite di cortile è stata scatenata da Grillo e non da Renzi…

Roberto Cristiano

 

 

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