Torna a scendere il massimale del contante utilizzabile per i pagamenti: dal 1° luglio il tetto si riduce dagli attuali 3.000 a 2.000 euro. Fa eccezione solo il money tranfer per il quale la soglia è di 1.000 euro ed il prelevamento dal proprio conto corrente, che non costituisce transazione.
Oltre questa soglia, la transazione dovrà essere regolata con strumenti tracciabili, ad esempio un bonifico o un assegno. Si tratta solo del primo step di un progressivo abbassamento, che porterà il massimale a 1.000 euro nel 2021.
Per chi viola la legge sull’uso del contante sono previste sanzioni in base all’importo della transazione: per pagamenti fino a 250mila euro questa varia da 2.000 a 50mila euro; per quelli oltre tale importo va da 15.000 a 250mila euro. Sanzioni sono previste anche a carico degli intermediari che non effettuano la necessaria segnalazione (da 3.000 a 15.00 euro).
Ma “nero” di fatto ancora libero per i mini acquisti, anche sfruttando il trucco dei pagamenti frazionati: le nuove soglie saranno facilmente aggirate col risultato che il gettito fiscale non subirà vantaggi particolari, ma i consumi potrebbero subire una stretta anche per motivi di tipo psicologico.
Fino a importi non rilevanti – alcune migliaia di euro – il “nero” potrà continuare ad avere gioco facile rispetto ai controlli. Tutto, insomma, dipende dalla capacità di spesa e dalle esigenze di chi incassa il contante. Senza dimenticare la possibilità di frazionare formalmente i pagamenti con multipli delle soglie introdotte (10.000 euro possono essere divisi in 5 “rate” da 2.000) né il fatto che chi ha incassato illecitamente denaro contante può a sua volta continuare a pagare senza alcuna tracciabilità, facendo leva anche su motivazioni fiscali del destinatario.
Secondo un report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, “L’uso del contante in Italia tra necessità e abitudini”, non si evidenziano riduzioni dell’illegalità e del sommerso in coincidenza con le restrizioni all’uso del cash. Il valore assoluto dell’economia irregolare, al contrario, è cresciuto, passando da 202 miliardi di euro del 2011 a 210 del 2017 (+3,9%) e aumentando sia in corrispondenza dei periodi in cui il limite massimo di utilizzo del contante era di 1.000 euro, che negli anni successivi in cui la soglia veniva portata a 3.000 euro.
“Il limite alla circolazione del contante aiuta certamente a contrastare l’illegalità, ma gli interventi che vanno in questa direzione, per essere realmente incisivi, devono essere strutturali”, precisa Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, citando l’irregolare diffusione della rete ed i costi legati alle transazioni con carta di credito, che non ne incentivano l’utilizzo.