Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso di un’intervista concessa a ‘La Stampa’, ha assicurato di essere al lavoro per scongiurare l’ipotesi di un ritorno al lockdown generalizzato in Italia, che “non può essere la nostra prima scelta” e che “avrebbe costi molto elevati”.
Il premier ha spiegato: “È vero, ci sono forti criticità, la curva sta salendo. Io, però, mi aspetto che nei prossimi giorni, anche per effetto delle nostre misure, cominci a flettere”.
Poi ha ribadito: “Il lockdown generalizzato non può essere la nostra prima scelta, avrebbe costi troppo elevati e significherebbe dire al Paese che non abbiamo una strategia. Invece noi una strategia ce l’abbiamo e ci aspettiamo dia risultati a breve”.
Ancora Conte: “Stiamo lavorando per evitare la chiusura dell’intero territorio nazionale. Monitoriamo costantemente l’andamento del contagio, la reattività e la capacità di risposta del nostro sistema sanitario. Confidiamo di vedere a breve gli effetti delle misure restrittive già adottate”.
Il presidente del Consiglio ha così spiegato le differenze col primo lockdown: “Abbiamo dovuto attuare il lockdown nella prima fase, quando non avevamo un piano operativo e un sistema di monitoraggio. Ora, però, dobbiamo affrontare questa seconda ondata con misure graduate e circoscritte territorialmente”.
E poi: “Le nostre misure sono sempre ispirate ai principi di massima precauzione, proporzionalità e adeguatezza, che mai ci hanno spinto a sottovalutare la gravità e l’imprevedibilità del contagio. La nostra strategia è però diversa, perché abbiamo ora strumenti che ci consentono di operare differenziazioni territoriali. Imporre un lockdown totale un mese fa sarebbe stato irragionevole“.
Sul Natale: “Il nostro obiettivo è un Natale dove non si mortifichino né i consumi né gli affetti, ma non possiamo immaginare feste e pranzi affollati“.
Sui ristori: “Siamo pronti a intervenire a favore di tutti coloro che subiranno ulteriori perdite”.
Spuntano alcuni retroscena, sulle pagine di ‘La Repubblica’, in merito all’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale per far fronte all’emergenza coronavirus.
A Palazzo Chigi avrebbero cerchiato in rosso due date: la prima è quella di venerdì 13 novembre, giorno in cui il ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbe firmare un nuovo pacchetto di ordinanze che potrebbe trasformare in zone arancioni e rosse quasi tutte le Regioni.
La seconda data è quella di martedì 17 novembre: per quel giorno il governo deciderà se estendere la zona rossa all’intero territorio nazionale e se ampliare la didattica a distanza alle scuole medie e, forse, anche alle elementari.
Negli ultimi cinque giorni il Governo ha decretato 5 zone rosse regionali e 7 arancioni. Nelle prossime ore si aggiungeranno altre 3 regioni del Nord, per autonoma decisione dei governatori. Si tratta di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Già oggi queste 3 Regioni vareranno restrizioni fotocopia con la limitazione della circolazione interregionale e, forse, una sorta di lockdown morbido del week end. Non è esclusa, inoltre, la chiusura totale o parziale di bar e ristoranti, oltre a maggiori controlli nei luoghi di aggregazioni.
Resta in piedi il caso Campania: è probabile, si legge su ‘La Repubblica’, che la Regione diventi zona rossa.