Italian Prime Minister Giuseppe Conte delivers a speech at the Chamber of Deputies on the upcoming European Council meeting, Rome, Italy, 9 December 2020. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Conte alla maggioranza: ‘Serve coesione per battersi in Ue’. Iv firma la risoluzione sul Mes

Sulla riforma del Mes, il Fondo salva stati, si ricuce lo strappo tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Italia Viva. I renziani infatti dopo l’intervento del premier in Aula a Montecitorio, la capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi ha firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.

Italia Viva aveva fatto sapere ieri che non avrebbe firmato la risoluzione se prima non ascoltava le parole del premier in Parlamento, ovvero alle 9 a Montecitorio e alle 16 in Senato.

Da Conte   era arrivato un appello ai partiti della maggioranza, in particolar modo  ai renziani e al Movimento 5 Stelle, chiedendo la “massima coesione per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”.

All’ultimo minuto il Movimento 5 Stelle  chiude la falla dei cosiddetti ‘dissidenti’ portando   a casa l’intesa con gli alleati di governo sulla risoluzione di maggioranza che domani Camera e Senato dovranno votare dopo le comunicazione del premier in vista del prossimo Consiglio Ue e del vertice euro di venerdì, dove si discuterà della riforma dei trattati istitutivi del Meccanismo europeo di stabilità, punto che ha rischiato realmente di far saltare i giochi, dopo che una fronda di oltre 50 parlamentari Cinquestelle si era impuntata nel chiedere che il presidente del Consiglio ‘volasse’ in Europa mandando all’aria la trattativa.

“Ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta e per fare in modo di non essere ricordati come coloro che hanno peggiorato uno strumento già pessimo senza aver avuto nulla in cambio a tutela dei cittadini”, annuncia Barbara Lezzi su Facebook.

Luigi Di Maio osserva: “Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà un voto sul governo, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità”.

“I cittadini dei 27 Stati membri non perdonerebbe un segnale contrario alla storia decisione che rappresenta un profondo e irreversibile paradigma nelle politiche economiche” perché “per la prima volta essa ha adottato politiche espansive” mettendo in condivisione parte del debito pubblico degli Stati, ha detto Conte in Aula.

Al di là della riforma del Mes che verrà discussa venerdì 11 a Bruxelles, “l’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice” affinché vengano “riconsiderate in maniera radicale struttura e funzione del Mes”, ha aggiunto il premier nelle sue comunicazioni, ponendo come modello al quale ispirarsi il Next Generation EU”. Italia che, ha sottolineato Conte, sostiene e sosterrà “gli sforzi della presidenza tedesca al fine di superare i veti di Ungheria e Polonia, con l’obiettivo di dare il via libera definitivo al pacchetto ‘Next Generation EU”.

“Se proviamo ad alzare la testa e a gettare lo sguardo in una prospettiva più ampia – ha detto Conte rivolto ai deputati -, ritengo che per cambiare l’Europa sia decisivo ben altro percorso” rispetto ai punti in agenda alla riunione di venerdì sul Mes. “Ritengo che debbano essere considerate in modo radicale strutture e funzioni del Mes, affinché sia trasformato in strumento diverso”, ha sottolineato il premier.

E ancora sul “confronto dialettico tra le forze di maggioranza”, Conte ha aggiunto che si tratta “sicuramente un segno di vitalità e ricchezza” ma “è senz’altro salutare che sia fatto in maniera costruttiva”.

Se sul Mes Conte e Italia Viva hanno ricucito lo strappo, resta altissima la tensione sulla gestione del dossier Recovery Plan, che i renziani non vogliano affidare alla cabina di regia prevista dal premier.

“Se non si ritira la task force, io e la ministra Bellanova pronte alle dimissioni”, ha annunciato la la ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti a ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital. “Per essere al servizio dell’Italia serve collaborazione per progetti concreti di rilancio. Ma serve farlo con il governo. Io ho giurato sulla Costituzione italiana, che prevede un processo democratico che deve essere tutelato. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”, ha spiegato l’esponente del partito di Renzi.

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