Conte e assemblea cosituente: ‘Il M5S resti progressista o si trovi un altro leader’

Giuseppe Conte, leader del m5S, prefigura una sconfitta nell’assemblea costituente: “Mi sembra evidente che se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership, mi farei da parte. Si chiama coerenza”, così ‘Giuseppi’, intervistato da Repubblica in vista dell’assemblea costituente del M5S in programma sabato 23 e domenica 24 novembre. Se la “scelta di campo progressista” compiuta nel 2021 con la carta dei principi e dei valori “venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”, avverte Conte, scatenando un vero e proprio terremoto politico.

Poi, il leader pentastellato, precisa: “Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd: non sarebbe compatibile con il dna del M5S. Ho sempre ragionato di un dialogo da coltivare con le forze del campo progressista per valutare intese, stando sempre attento a difendere la nostra identità e le nostre battaglie”. E a proposito di Beppe Grillo, che ha ironizzato su di lui, paragonandolo all’”ultimo giapponese”, il capo dei 5 Stelle aggiunge: “Non mi sento isolato. Perché io ci metto sì la faccia, ma combatto le nostre giuste battaglie accanto a tanti appassionati attivisti. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano: vagheggiando un illusorio ritorno alle origini. Mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Il futuro del Movimento preoccupa l’ex presidente della Camera, Roberto Fico: “Il problema del Movimento non è l’alleanza con il Pd”, una scelta che “difendo con forza”, ma la nostra “incisività”, risponde in un’intervista a La Stampa. “Abbiamo dei problemi e dobbiamo esser e più incisivi – ribadisce -: ma non dipende dall’alleanza con il Pd. Sarebbe così anche se ci tenessimo a distanza. Per questo stiamo facendo l’assemblea costituente, che deve essere un momento di ripartenza”. Ripartenza è termine avventuroso: 7 per cento in Sardegna, 7 per cento in Abruzzo, 7 per cento in Basilicata. Sei per cento in Piemonte, 4 per cento in Liguria, 3 per cento in Emilia-Romagna, 5 per cento in Umbria. Ecco, se il M5S ha problemi, il Pd non ride. Il campo largo non andava ieri e non va lontano oggi dopo le Regionali.

Conte appare sempre più solo, visto che oltre alla vecchia guardia a prenderne le distanze sono anche figure considerate fino a poco tempo fa a lui vicine. Com’è il caso di Chiara Appendino, l’ex sindaca di Torino una delle vicepresidenti del M5s, spietata e cinica come pochi nel buttare a mare alleati e supporter. “No con il Pd. Ci sta fagocitando”. Per non parlare dei pasdaran di Grillo della prima ora come Toninelli.

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