Sarà la giustizia, e in particolare la prescrizione, la prima tappa dello slalom di gennaio di Giuseppe Conte. Tappa spinosissima, perché M5S, Pd e Iv viaggiano su binari lontanissimi e il rischio è che lo stallo sulla riforma Bonafede inquini sul nascere il confronto nel governo dal quale il presidente del Consiglio vuol far ripartire la sua agenda.
Del resto, nonostante nella conferenza di fine anno abbia dato un suo netto imprinting alla direzione del governo giallorosso, la maggioranza resta fragile. Con l’ombra del nuovo gruppo alla Camera che, nonostante l’appello del premier a non destabilizzare, resta un’ipotesi sul tavolo. Il capo del governo arriverà al vertice sulla giustizia previsto il 7 gennaio probabilmente dopo aver completato l’insediamento di nuovi ministri alla Scuola e all’Università e Ricerca Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi.
Siamo in dirittura d’arrivo sulla riforma del processo penale nella quale introdurremo meccanismi di garanzia per quanto riguarda la riforma della prescrizione: su questo obiettivo ci ritroveremo tutti. La prescrizione sospesa alla sentenza di primo grado non è un obbrobrio giuridico – ha spiegato il premier -, c’è in Germania, c’è in Francia, ma rischieremmo di andare in difficoltà sul piano della garanzia ai diritti dei cittadini senza meccanismi di garanzia per la durata ragionevole del processo.
Il Partito Democratico ha presentato ufficialmente una proposta di legge per modificare la riforma della prescrizione voluta dal Movimento 5 Stelle approvata durante il primo governo Conte e destinata a entrare in vigore il prossimo primo gennaio. La riforma, fortemente voluta dal ministro della Giustizia del Movimento Alfonso Bonafede, prevede il blocco della prescrizione assoluto dopo la sentenza di primo grado. Significa che nessun processo finirà mai in prescrizione se è arrivato almeno a una sentenza di primo grado.
La proposta del PD punta a moderare questo blocco e stabilisce che la prescrizione venga sospesa per un massimo di 30 mesi dopo la sentenza di primo grado e per un massimo di un anno dopo la sentenza di appello. La proposta di fatto allunga i tempi della prescrizione per un massimo di 30 mesi dopo la sentenza di primo grado e per un massimo di un anno dopo la sentenza di appello.
Per il Movimento 5 Stelle la conferma della riforma della prescrizione rappresenta un importante obiettivo politico da raggiungere soprattutto in un momento in cui le sue fortune elettorali sono particolarmente cattive. Per queste ragioni, ministri ed esponenti del partito hanno difeso la riforma e hanno già iniziato a definire la proposta di riforma del PD un tentativo di far cadere il governo. Dal canto suo, il PD aveva già votato contro la riforma del Movimento in passato, definendola eccessiva e pericolosa, poiché rischia di allungare ulteriormente la durata dei processi.
La prescrizione è una forma di garanzia per gli imputati contro l’eccessiva lunghezza dei processi ed è uno strumento che lo Stato può utilizzare quando non è più interessato a perseguire alcuni reati. In sostanza, la prescrizione fa sì che trascorso un certo tempo da quando un reato è stato commesso, quel reato si estingue e diventa non più perseguibile. La prescrizione è diffusa in varie forme in tutti i paesi europei e negli Stati Uniti. In Italia la prescrizione scatta per tutti i reati tranne quelli che prevedono l’ergastolo, quando dal momento in cui viene commesso un reato trascorre un periodo pari alla durata massima della pena per quel reato più un quarto anche se in certi casi può intervenire anche prima.
Italia e Grecia sono al momento i due paesi europei con le regole più favorevoli agli imputati per quanto riguarda la prescrizione. In Germania, invece, la prescrizione scatta una volta trascorso un tempo pari al doppio della pena massima per quel reato. In Francia non ci sono termini massimi di prescrizione e il conteggio riparte ogni volta che sul caso si compiono attività giudiziarie: finché il processo è in corso, quindi, la prescrizione non può mai interromperlo. Numerose organizzazioni internazionali suggeriscono da tempo all’Italia di rendere più stringenti i limiti della prescrizione, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti ‘delitti dei colletti bianchi’.
Matteo Salvini sul tema è chiaro: ‘Noi votammo il blocco della prescrizione perche’ era inserito in un pacchetto. In un anno andava fatta la riforma del processo per avere tempi piu’ brevi. Bonafede poi e’ scomparso, in Cdm la sua proposta non andava bene perche’ non siamo una repubblica giudiziaria. Qualcosa che evita un danno per gli italiani la voto anche con Topolino’. Quanto alla tenuta della maggioranza, il leader leghista ha ribadito: ‘Spero si voti in primavera, il prima possibile, ogni giorno e’ un litigio, cosi’ si perde credibilita’ a livello internazionale’.
Dal suo lato il premier è ritornato sul ruolo della Lega e del suo leader in questo governo di opposizione: ‘Il partito di via Bellerio è una forza politica legittimata a partecipare al gioco democratico. Ma la cosa che mi ha meravigliato è il modo in cui Salvini interpreta la sua leadership. Io ritengo questo comportamento molto insidioso, perché si ritene sciolto da vincoli e chiede pieni poteri. In questo modo produce slabbrature istituzionali e veri e propri strappi’.
La replica di Salvini: ‘Con Conte più tasse, più poltrone, più balle. Conte annuncia modifiche ai decreti sicurezza, racconta balle vergognose sull’immigrazione e cambia versione sulla Gregoretti. Nel 2019 siamo a 11.439 arrivi, di cui 6.304 da settembre a oggi ‘grazie’ al governo delle poltrone e dei porti aperti. Sulla Gregoretti ammette che Palazzo Chigi aveva avuto un ruolo per ricollocare gli immigrati. Così conferma anche le trattative con gli altri Paesi c’erano sempre stati. Il premier non sopportava la Lega e il sottoscritto. Poteva dirlo subito anziché aspettare la nostra mossa. Evidentemente è innamorato della poltrona E infatti dopo aver perso un ministro ne annuncia due nuovi. Con Conte più sbarchi, più tasse, più poltrone, più balle. Il premier è schizofrenico. Pensa di fare i dispetti a me, invece fa il male dell’Italia’.
In quanto a se stesso e al proprio futuro, dice: ‘Lo decideranno gli elettori, appena verrà data loro la parola. Io non ho rimpianti e sto studiando da premier. Questo periodo all’opposizione mi sta servendo molto. Il 26 gennaio accadrà che il centrodestra vince e i grillini spariscono. Finiranno sotto il 10% sia in Emilia-Romagna, dove sono nati, sia in Calabria, dove avevano quasi il 50’. Causa ed effetto di questo crollo, secondo l’ex ministro dell’Interno del governo gialloverde, è che Grillo e Di Maio si sono innamorati del potere e per conservarlo si sono alleati con il Pd. Questo sarebbe il motivo che ha fatto smarrire la loro spinta originaria. Una scelta politica che si è rivelata sbagliata, in quanto i loro elettori non hanno gradito. Salvini prevede poi che tra un anno e mezzo il Pd avrà inglobato quel che resta di M5s.
Il leader della Lega smentisce qualsiasi campagna acquisti in campo avverso, quello pentastellato e aggiunge: ‘Tre senatori hanno scelto di lasciare la maggioranza per fare opposizione con la Lega. Professori, avvocati, gente con la schiena dritta. Altri ne arriveranno presto. Anche se a loro la Lega non offre nulla, perché la Lega è una comunità aperta assicura Salvini, che sul governo dice: ‘Messo com’è può venire giù in ogni momento, sono in confusione totale, abbiamo un ministro dell’Interno senza volto né nome che cerca di rivendersi come suoi i nostri successi’.
Quanto a Di Maio che voterà a favore dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, Salvini commenta in questo modo: ‘Che mi voti contro il Pd, me lo aspetto. Di Maio invece… Che voltafaccia…’. Quanto al recente congresso della Lega e al cambio dello Statuto interno, il leader leghista conclude così: ‘È la logica conclusione di un percorso’, per poi aggiungere che ‘di solito i partiti impongono le proprie scelte agli italiani, noi abbiamo fatto il percorso inverso e abbiamo fatto quello che i cittadini ci chiedevano, una Lega nazionale che vada da Nord a Sud’
C’è attesa per il quinto discorso di fine anno che il presidente della Repubblica Mattarella pronuncerà martedì sera dal Quirinale.