Giuseppe Conte ha tenuto ad intestarsi l’obiettivo di accedere ai fondi del 2×1000 per poi vedersi escluso dalla delibera della competente Commissione per mancata iscrizione al Registro dei partiti. Conte ha piegato con un referendum interno i riluttanti 5Stelle e li ha così convinti a infrangere l’ennesimo tabù pur di accedere ai benefici dei partiti. Ma ha dimenticato di certificare l’avvenuta omologazione alla Casta.
La Commissione rigetta la richiesta del M5S
Formidabile, davvero. Chissà se Marco Travaglio se n’è accorto e quali spiegazioni proverà a dare questa volta pur di giustificare il caro Conte. Non che sia tenuto a farlo, ma visto che all’epoca dello psicodramma interno il Fatto Quotidiano condivise l’obiettivo del 2×1000, è lecito attendersi che chi lo dirige torni per un attimo sul luogo del delitto. Intanto ne approfittiamo per rimarcare che l’episodio, in sé meno che minore, suona tuttavia conferma della natura confusionaria dei grillini e di quanto questi siano inadeguati all’assunzione di decisioni complesse. Tanto più che questa non lo era per niente.
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Conte ha 30 giorni per ritentare
Già, persino un bambino capirebbe che solo un partito può accedere ai soldi riservati ai partiti. Elementare Watson. Non per Conte e per i suoi evidentemente, convinti forse che bastasse la parola MoVimento a dissipare ogni dubbio. A nulla è valsa quindi la modifica agostana allo Statuto con tanto di clic di ratifica da parte degli iscritti. Così almeno ha deliberato la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti. Ma nulla è veramente perduto, anche grazie a un emendamento alla manovra di Bilancio inserito al Senato, che assegna altri 30 giorni per rinnovare la domanda. Conte può ritentare sul 2×1000 e dire che il suo M5S è davvero partito, anche se non è mai arrivato.