“Abbiamo inserito nel dl ristori misure di sostegno immediato anche a lavoratori e imprese non direttamente interessati” dalle misure restrittive, “i livelli di ristoro sono differenziati a secondo del pregiudizio subito dalle categorie”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel corso del Question Time alla Camera.
“Abbiamo predisposto interventi volti a rafforzare la risposta sanitaria” alla pandemia con risorse da “30 mln” di euro per tamponi rapidi con medici e pediatri. ” Nel momento in cui vi parlo – afferma Conte – credo sia stato annunciato il rinnovo del contratto di categorie che faciliterà proprio, tra le clausole inserite, il coinvolgimento di medici di base e pediatri di libera scelta nella somministrazione dei tamponi”.
Tamponi dai medici di famiglia, l’accordo è fatto e riguarda tutti, anche quella parte di professionisti rappresentati dai sindacati che non hanno sigliato l’accordo. Il governo annuncia 30 miliardi di finanziamento per finanziare l’operazione. “Ringrazio i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che hanno sottoscritto oggi, con senso di responsabilità, il nuovo accordo collettivo nazionale”. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, scrive su Facebook.
Ma non tutti sono d’accordo. “E’ inaccettabile che i medici di famiglia siano obbligati a fare i tamponi in studio quando si poteva chiedere la disponibilità volontaria, permettendo a chi non ha spazi adeguati nel proprio ambulatorio di non esporre a rischio i pazienti e se stessi”. Angelo Testa è il presidente del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami) che non ha firmato l’accordo con la parte pubblica, chiuso invece dal sindacato di maggioranza, per l’esecuzione di tamponi rapidi antigenici e per la dotazione di apparecchiature diagnostiche (come ecografi ed elettrocardiografi) in studio.
Riguardo da un eventuale lockdown Attilio Fontana lo esclude ma sposa l’idea di Conte di rivolgesi ai medici di base per i tamponi: ‘Per ora non ci sono le condizioni per il blocco completo della Lombardia. Noi avevamo emesso un’ordinanza che cercava di salvaguardare tutte le esigenze. Adesso la stretta del governo cambia le cose e staremo a vedere l’evoluzione. Credo che tutte le decisioni debbano essere prese sentendo il parere degli scienziati, di cui mi fido. Non ho pregiudizi su quello che dovrò fare a seconda dei giudizi scientifici. Ma non dimentichiamo che un eventuale lockdown è competenza del Governo. Io ho fatto delle ordinanze che vanno nella direzione di ridurre la socialità, le possibilità di contatto tra la gente, per bloccare i contagi ed evitare il lockdown. Oggi non dobbiamo farci spaventare dal numero dei contagi, si fanno molti più tamponi rispetto a marzo-aprile, dobbiamo controllare la situazione negli ospedali: molte delle persone che arrivano nei pronto soccorsi non ne hanno bisogno, chiedo ai cittadini di non andare subito negli ospedali ma rivolgersi prima ai medici di base’.
In un momento del genere, con l’aumento dei casi positivi, ma soprattutto dei ricoveri, urgerebbe un lockdown. Se si continua a tardarlo si arriverà al limite oltre il quale applicarlo non sarebbe più utile. Ciò che il nostro paese sta vivendo è infatti qualcosa di simile a dicembre e gennaio dello scorso anno, vale a dire la libera circolazione di molti asintomatici.
Ora però il virus si è insediato nella comunità umana e dunque i contagi vanno moltiplicati per dieci: ‘Dietro mille malati ci sono decine di migliaia di asintomatici. L’aumento è esponenziale’. Per quanto possa essere impegnato il sistema sanitario nazionale, la libera circolazione dell’infezione farà superare ogni argine all’epidemia. Per questo si chiedono chiusure generalizzate in modo da ridurre la circolazione dei positivi e dunque il contagio.