Conte teme il ribaltone e prova a compattare il governo per ‘mettere in moto’ la macchina del rilancio. Ma gli ostacoli sul percorso sono tanti. Il premier Conte, di fronte alla prova più difficile, quella di rilanciare il Paese dopo una pandemia, prova a compattare la maggioranza di governo che rischia di fermarsi nel pantano delle discussioni. E a quel punto sarebbe probabile un ribaltone che potrebbe portare l’Italia alle urne nel momento peggiore possibile. E che potrebbe vanificare il lavoro fatto fino a questo momento. Nel caso in cui, ipoteticamente, si andasse al voto e si creasse una nuova maggioranza, il piano di rilancio del governo giallorosso sarebbe molto probabilmente fermato, rivisto, forse addirittura rivoluzionato e quindi riavviato.
Giuseppe Conte ha iniziato ormai a muoversi con maestria nel mondo della politica e ha fiutato il rischio. La spaccatura nella sua maggioranza ancora non c’è ma ci sono tante piccole crepe che giorno dopo giorno rischiano di scavare un fossato. Il premier muove così il cavallo. Si confronta con Nicola Zingaretti, che in questi mesi ha dimostrato un atteggiamento tanto difensivo da essere responsabile. Ora il Segretario dem vuole dire la sua sulla ripartenza del Paese e ha impugnato la battaglia Mes. Per il Partito democratico va attivato nel minor tempo possibile. Per il Movimento 5 stelle non deve neanche essere preso in considerazione.
Conte cambia il copione e lascia la discussione ideologica. Chiede tempo al Pd. Vuole prima chiudere la partita europea sul Recovery fund, che ha un esito tutt’altro che scontato, come dimostrato dalle recenti dichiarazioni del premier olandese Mark Rutte. Se l’Ue dovesse accettare la proposta della Commissione si aprirebbe uno scenario. In caso contrario se ne aprirebbe un altro. Decisamente meno roseo.
La trattativa europea ‘passa’ per la politica italiana Ma la partita europea passa anche da quella italiana. L’Unione europea ha messo in chiaro le regole per accedere ai contributi. E una delle pietre angolari del piano italiano e il dl Semplificazioni. Si tratta della madre di tutte le riforme, per dirla come il Premier. Una sorta di esame propedeutico. Se l’Italia non cambia le regole e non rende agili, agevoli e sicuri i meccanismi, la Commissione potrebbe essere costretta a fare un passo indietro. O meglio, a muoversi con estrema prudenza nei confronti di Roma che potrebbe avere i fondi centellinati. Pochi alla volta, poi si vedrà. Il primo problema è rappresentato dal fatto che il dl Semplificazioni ha diviso la maggioranza. Il piano presentato da Conte non passa. deve essere rivisto. E il tempo stringe.