“Il ministro degli Esteri mi ha comunicato l’intenzione di riaprire i flussi verso il 15 giugno, una scelta di lealtà e trasparenza nei confronti dell’Italia che apprezziamo e che è conforme allo stato di salute attuale del paese”. Lo ha detto il titolare della Farnesina Luigi Di Maio in conferenza stampa a Berlino con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. “Abbiamo molto apprezzato la posizione della Germania” sul piano di ripresa in Europa. “Serve un’Europa più forte competitiva che metta all’angolo individualismi e personalismi di pochi – ha detto il titolare della Farnesina Luigi Di Maio -, c’è una sostanziale e netta differenza tra il concetto di sovranità e di sovranismo, deleterio anche per gli interessi nazionali dei singoli stati di fronte a questo bivio l’Italia ha già scelto e mi auguro che lo facciano anche gli altri paesi”.
“Le immagini venute dalla Lombardia ci hanno commosso e fatto da monito per crudeltà che può assumere la pandemia – ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, in conferenza stampa a Berlino con il titolare della Farnesina -, rispetto e ammirazione per disciplina con cui il popolo italiano ha affrontato la pandemia, è stato fatto un lavoro straordinario in condizioni difficili”. “Dobbiamo uscire da questa crisi in maniera congiunta, cercando di appoggiarci vicendevolmente ed essere solidali anche per quanto riguarda la ripresa economica, siamo fermamente decisi a non abbandonare nessuno dei paesi europei. Non possiamo uscire da questa crisi tramite il risparmio”, ha detto Heiko Maas.
La Fase 3, quella – in teoria – della ripresa e della ripartenza. Dopo che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il presidente di Confindustria hanno parlato di «nuovo contratto sociale tra politica, impresa e lavoratori».
A parte la riapertura dei confini l’Italia post Covid finanziata da circa 300 miliardi in arrivo da Bruxelles tra Recovery fund, Bei, Sure e Mes. Conte ha, a suo dire, pronta la lista delle cose da fare, bloccate da sempre dalla politica e che ora solo la politica può sbloccare per trasformare la crisi in occasione.
Conte ha riconosciuto agibilità politica a Italia viva sui suoi temi – cantieri, opere pubbliche, famiglia, sanatorie per stranieri lavoratori, giustizia invece di giustizialismo, riaperture, scuola – e questo ha certamente contribuito a stabilizzare la maggioranza. Ma chi non è stabilizzato è proprio Giuseppe Conte. Parlamentari di minoranza, e sotto traccia anche parecchi del Pd, indicano almeno tre circostanze in cui il premier, al quale viene riconosciuta “una resistenza da muro di gomma”, può rischiare di perdere lo scettro del comando. Il primo: «Bruxelles darà i fondi solo sulla base di progetti esecutivi, reali mentre noi siamo ancora alla convocazione degli Stati generali dell’economia.
La terza circostanza che può piegare Conte è quella più drastica: la crisi del lavoro e dell’economia. Ieri l’Istat ha registrato che causa Covid nel mese di aprile 274 mila persone hanno perso il lavoro a fronte di circa 700 mila che neppure lo cercano (inattivi). A settembre rischia di essere peggio. Anche perché la Fase 1 e la Fase 2 non hanno ancora portato quel sollievo di cash previsto per famiglie e piccoli imprenditori.
I circa 300 miliardi che la Bce ha garantito nell’acquisto dei titoli fino al 2022 destinati a Roma. Li faranno gestire a Conte? Non a caso il premier ha rassicurato: ‘I fondi Ue non sono il tesoretto di cui potrà disporre il governo di turno’.