Dalla firma del trattato di Maastricht l’Italia ha cumulato avanzi primari complessivi per 676 miliardi di euro, in pratica le entrate fiscali sono state di gran lunga superiori alle spese: piu’ del doppio dell’ avanzo dei tedeschi (307 miliardi) e decisamente meglio del deficit registrato nello stesso periodo da Francia e Spagna, rispettivamente per 618 e 359 miliardi. Il nodo e’ che gli sforzi degli italiani non sono bastati perche’ sono stati bruciati dalla spesa per gli interessi sul debito pubblico che, negli stessi anni, e’ ammontata complessivamente a 1.924 miliardi. A fare i conti in tasca all’Italia – e di fatto ai cittadini che versano le tasse e usufruiscono dei servizi – e’ uno studio realizzato dall’ex presidente dell’Eni Roberto Poli riportato con grande evidenza sul Sole 24 Ore. Dallo studio emerge che dal 1992, se si guarda all’impegno sui conti pubblici, “l’Italia e’ stata piu’ virtuosa di tutta l’Europa”, sintetizza il titolo del quotidiano. Lo studio ripercorre le diverse fasi storiche attraversate dall’Italia e in particolare mette in risalto che nel 1992 quando Roma ha firmato il trattato di Maastricht il Paese era gia’ appesantito da un debito pubblico di 912 miliardi di euro, il 109,7% del Pil mentre la Francia era al 40,02, la Germania al 41,7% e la Spagna al 44,2%.
Indicare il limite massimo del Pil al 60% e’ – spiega Poli nell’articolo – il peccato originale che l’Italia si porta sulle spalle da 25 anni. Cosi’ nel 2008 all’inizio della crisi, l’Italia aveva ridotto il debito al 102,4% mentre la Francia lo aveva portato al 68,8% e la Germania al 65,1%. “In un periodo in cui l’economia e’ andata bene i principali paesi dell’Unione hanno aumentato il debito fino a sforare il 60%”, spiega Poli. La crisi ha cambiato ancora il contesto, con molti paesi intervenuti per salvare le banche, mentre l’Italia limita i salvataggi bancari ai minimi termini. Spagna e Francia portano il debito al 98 e al 96,8% del Pil alla fine del 2017 mentre l’Italia si porta al 131,8% nel 2014 ma poi si stabilizza su questa soglia. Per lo studio, se si allarga la prospettiva agli ultimi 25 anni, l’Italia e’ stato dunque il Paese piu’ disciplinato sul debito: fatto 100 il debito del 1992 la Francia ha infatti aumentato il valore in termini assoluti a 487, la Germania a 296, la Spagna a 673 e l’Italia a 248 . Una disciplina e un impegno che ovviamente sono state pagate a caro prezzo – evidenzia lo studio – in termini di andamento economico, di investimenti, di consumi e soprattutto di tenuta sociale.