Prosegue senza sosta la guerra mediatica nei confronti dell’Uoc Cardiologia e cardiologia interventistica del Policlinico Tor Vergata di Roma e del suo direttore Francesco Romeo, luminare di fama internazionale, già presidente della Società Italiana di Cardiologia e attualmente presidente del Collegio dei professori ordinari di cardiologia in Italia. “Una sorta di faida interna tesa a denigrare di continuo un reparto che tutto il mondo ci invidia”, fanno sapere alcune fonti interne dell’ospedale. E così, con una sorta di fuoco incrociato tra interrogazioni in Regione Lazio sulla gestione del reparto e inchieste giornalistiche, si fa per dire, periodicamente l’Uoc di Cardiologia viene denigrata “tant’è che risulterebbe aperto un procedimento disciplinare interno per calunnia a carico di un dottore a capo di questa guerra intestina”, fanno sapere alcuni dipendenti dell’ospedale. Dottore che probabilmente è mosso da motivazioni prettamente personali visto che al suo attivo non risultano pubblicazioni riconosciute dalla comunità scientifica internazionale.
Oltre alla politica, edotta probabilmente dai nemici interni, ora ci risulta che anche un programma d’inchiesta della Rai stia preparando una puntata mirata ad attaccare la gestione del reparto da parte del professor Romeo, luminare che tutto il mondo ci invidia. La nostra redazione è venuta a conoscenza, da alcune fonti interne all’ospedale, delle domande poste che non sembrano avere nulla a che fare con un’inchiesta giornalistica. Domande che sembrerebbero strumentali a creare un caso basato sul nulla. E’ stato chiesto al professore di chiarire il suo ruolo nella task force messa in piedi dal presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, per l’emergenza Covid e i suoi emolumenti quando anche i sassi ormai sanno che il professore questa consulenza, come anche altre in passato, la svolge a titolo gratuito e rimettendoci anche visto che non chiede neanche il rimborso spese per eventuali spostamenti. Gli è stato chiesto di chiarire la vicenda della donazione di 18 mila mascherine alla Regione Calabria fatta da un’associazione di cui fa parte, “Il cuore di Abele. Un’azione più che meritoria in tempi di coronavirus che però evidentemente è stata presa come spunto per adombrare sospetti basati sul nulla: cosa ci sia da indagare su una donazione volontaria di mascherine non è dato saperlo. Poi, fanno sapere da Tor Vergata, gli è stato chiesto per quale motivo alcuni medici negli anni sono andati in altri ospedali. Premesso che ricambi di personale o trasferimenti vari sono all’ordine del giorno in qualsiasi ospedale, i medici in questione sono andati via per scelta propria e con esiti anche disastrosi come per esempio due dottori andati a Modena e in seguito coinvolti nell’inchiesta “Camici sporchi”. Un altro invece pretendeva di venire in ospedale solo due volte alla settimana e fare i restanti 5 giorni in intramoenia; alla fine ha deciso una sistemazione ‘comoda’ in una casa di cura privata della Capitale. Un altro, grazie a conoscenze varie, è andato alla Presidenza del Consiglio. Tutti questi medici tra l’altro hanno produzione scientifica pari quasi allo zero.
Insomma, sono state poste una serie di domande che nulla sembrano avere a che fare con un’inchiesta giornalistica tesa a scoperchiare chissà quale fattaccio. “Magari – fanno sapere alcuni dipendenti dell’ospedale Tor Vergata – avrebbero potuto indagare sul motivo per il quale qui sono stati fatti test sierologici per il coronavirus, a tempo di record, per il viceministro Pierpaolo Sileri e per un noto giornalista televisivo, mentre chi lavora qui tutti i giorni al fronte non ha fatto né test sierologici né tamponi, compreso un ginecologo che purtroppo ora è deceduto”. Abbiamo chiesto al professor Romeo delucidazioni in merito alla vicenda ma ha cortesemente declinato l’invito. La nostra redazione continuerà nella sua inchiesta su queste strane dinamiche e sui responsabili di questa guerra intestina.