Quando muore una persona, la banca, informata di ciò, blocca il conto corrente impedendo agli eredi di prelevare contanti. Il blocco vale anche per l’eventuale cointestatario. La precauzione è volta ad evitare che il denaro, da dividere secondo le regole della successione, venga acquisito illecitamente da uno solo degli eredi.
La banca sbloccherà il conto corrente solo una volta che gli eredi abbiano depositato all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione.
Più frequenti sono i conflitti tra eredi per un conto corrente cointestato. Qui, si pone la necessità di rispettare la quota di proprietà del cointestatario che, in quanto riconducibile a quest’ultimo in via esclusiva, non va divisa.
Se non risulta altrimenti dai rapporti tra le parti, la cointestazione si presume sempre per quote uguali. Le parti, però, possono stabilire per iscritto una diversa ripartizione.
Se, di norma, la cointestazione del conto configura una donazione, e quindi il cointestatario assume gli stessi diritti dell’altro comproprietario, a volte lo scopo perseguito dalle parti è un altro: quello di consentire a un altro soggetto, diverso dal titolare, di gestire il denaro. È, in altri termini, una forma alternativa al conto con delega. In questo caso, la cointestazione non è più una donazione ma una simulazione. Per dimostrare la simulazione basta provare che la fonte del denaro presente sul conto è riconducibile a uno solo dei proprietari. Il classico esempio del conto postale, su cui viene accreditata la pensione di un anziano, cointestato anche ad un figlio che però non vi versa il proprio denaro).
In questi casi, il cointestatario non potrà rivendicare una quota a titolo di proprietà esclusiva in quanto, come detto, la sua titolarità era solo simulata. Egli, quindi, concorre con gli altri eredi secondo le regole generali.