Sono 15 milioni gli italiani miopi e 100 mila quelli che ogni anno affidano i loro occhi ad un laser per tornare a vedere come prima. Ma la tecnologia top, che di laser ne utilizza due e non uno, viene utilizzata solo sul 20% dei pazienti dello stivale, mentre in Europa e negli Stati Uniti viene utilizzata nell'80% dei casi. Con vantaggi per la precisione dell’intervento e per i tempi di ripresa, di sole poche ore. Tanto da avere convinto ben 300 piloti della marina Usa a sottoporsi a questo tipo di intervento per poter contare sul massimo delle capacità visive senza lenti. E la Nasa e l’esercito Usa consente oggi il trattamento ai propri tiratori scelti, pilori da caccia e astronauti. Il punto sugli avanzamenti della chirurgia refrattiva è stato fatto nel corso di un incontro scientifico di oftalmologi che si è tenuto a Barcellona. La piattaforma laser di ultima generazione, messa a punto dalla multinazionale Abbot, prima traccia una mappa in 3D delle caratteristiche di ciascun occhio, che come le impronte digitali sono uniche e individuali. La mappa dell'occhio viene comunicata ad un altro strumento, quello di ultima generazione nato dalla ricerca spaziale: il laser a femtosecondi che permette di sollevare un primo sottilissimo strato di cornea. A quel punto interviene il laser tradizionale a eccimeri che “lim” la cornea riportandola ad una curvatura normale (modificata dal difetto visivo). Il medico a quel punto copre la parte trattata con la lamella di cornea che era stata sollevata grazie all'azione del prima laser, l'occhio viene medicato e già dopo alcune ore il paziente ha una visione ottimale. Ma in Italia la metodica al momento non decolla, ha spiegato Alessandro Galan, direttore dell'unità oculistica dell'ospedale S.Antonio di Padova e presidente della Sot (Società Oftalmologica Triveneta). Per chi avesse deciso quindi di sottoporsi a questo intervento è indispensabile innanzitutto sapere quali sono gli strumenti tecnologici a disposizione del centro che si sceglie (pubblico o privato). La presenza di altre patologie oftalmologiche è un fattore importante da valutare. Nel caso di un paziente con glaucoma o cataratta è necessario intervenire prima su queste patologie e, solo in un secondo momento, si può pensare alla chirurgia refrattiva. Ricordiamo che le alterazioni della refrazione non sono malattie, ma solo difetti e di fronte a una reale patologia quest’ultima diventa predominante. Anche il diabete può rappresentare una controindicazione in quanto può provocare alterazioni refrattive e dare origine patologie importanti dell’occhio, a volte, anche la cecità. Altre controindicazioni sono: la deficienza del liquido lacrimale quindi la secchezza dell’occhio, le infiammazioni intraoculari e qualsiasi altra patologia che possa minare la struttura dell’apparato oculare. Anche nel caso di un paziente giovane è necessario valutare l’opportunità del trattamento nel momento in cui il soggetto ha anche una storia familiare con patologie croniche o malattie della vista importanti.“Ogni occhio ha la sua unicità ma il laser è standard – ha spiegato Scipione Rossi, primario di microchirugia oculare all'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma e vice presidente Aiccer (Associazione Italiana di chirurgia della cataratta e refrattiva) – il trattamento però può e deve essere completamente personalizzato”. Per definire se si è dei buoni candidati per la chirurgia refrattiva, è indispensabile sottoporsi alla mappatura dell’occhio in 3D, con uno strumento chiamato aberrometro. Grazie a quest’esame, si verifica lo stato di salute dell’occhio e si capisce se è arrivato il momento per sottoporsi ad un intervento. Gli interventi, inoltre, vengono eseguiti solo quando l'occhio ha terminato il suo sviluppo ed in presenza di un difetto stabile da almeno un anno, ha concluso Rossi. Fra i difetti definiti ‘refrattari’ della vista sono: la miopia che colpisce ilo 28% della popolazione, il 15%-18% in modo elevato oltre le 8 diottrie; l’ipermetropia che riguarda il 40% della popolazione; l’astigmatismo che è presente nel 33% degli italiani, spesso associata con ipermetropia e astigmatismo. Tutti e tre questi difetti si possono trattare con il laser. Per i presbiti invece (cioé il 100% della popolazione dopo i 45 anni) il laser invece non rappresenta un’opportunità.
(Fonte Ansa)