epa05060826 A handout photograph made available on 09 December 2015 by the Russian Defence Ministry showing the explosions in Raqqa province, Syria after the Russian Rostov-on-Don submarine in the Mediterranean fired Kalibr sea-based missiles targeting terrorist positions in Syria, 08 December 2015. The Russian Defence Ministry stated the strike resulted in the elimination of two important ISIS command centres in the Raqqa province. EPA/RUSSIAN DEFENSE MINISTRY / HANDOUT HANDOUT PHOTO/EDITORIAL USE ONLY/ NO ARCHIVES/NO SALES HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Cooperazione, Save the Children: “Migliaia di minori intrappolati a Raqqa”

Sono tra i 9 mila e i 12 mila i minori intrappolati a Raqqa, in Siria, dove sono esposti a brutali violenze e a bombardamenti. E’ quanto denunciato in un comunicato dall’organizzazione non governativa Save the Children, secondo cui decapitazioni ed esplosioni sono entrate a far parte della loro quotidianita’, in una vita di disperazione e deprivazione. Dall’avvio dell’operazione “Ira dell’Eufrate”, nel novembre 2016, sono state sfollate 271 mila persone, il 75 per cento dei quartieri della citta’ risulta oggi abbandonato, solo sei su 24 sono popolati. Meta’ delle persone che li abita e’ rappresentata da bambini, costretti ad affrontare condizioni durissime: il ricollocamento forzato nelle aree controllate dall’Isis e la carenza di cibo e acqua sono una minaccia costante alla loro sopravvivenza e al loro benessere. La situazione e’ resa ancora piu’ difficile dagli attacchi aerei, che hanno gia’ causato la morte di numerosi civili: le famiglie sanno di poter perdere la vita a causa di una bomba restando a Raqqa, cosi’ come sono consapevoli del rischio di morire tentando la fuga.

I giovanissimi superstiti incontrati da Save the Children, ora nel campo per rifugiati di Ain Issa, a nord di Raqqa, descrivono un livello di violenza inaudito: molti sono stati testimoni ravvicinati di esecuzioni e attacchi aerei. Raccontano di essere stati costretti a restare chiusi in casa per mesi, con la corrente elettrica a disposizione per poche ore al giorno, senza poter giocare ne’ andare a scuola. Quelli che una volta erano spazi destinati alla socialita’, come i parchi pubblici, sono stati trasformati nel palco di uccisioni, disseminati di corpi o parti di essi. Save the Children denuncia i danni prodotti dal conflitto su questi ragazzi: le ferite psicologiche causate loro impiegheranno anni, anche decenni, a guarire. Come l’organizzazione ha rilevato in un recente studio sulla salute mentale dei bambini in fuga dall’Isis in Iraq, le esperienze drammatiche e di violenza estrema vissute in questo tipo di contesto sono causa di stress tossico, che puo’ avere un impatto permanente sulla loro salute mentale e fisica.

“I bambini devono essere messi nella condizione di poter lasciare Raqqa senza dover temere di andare incontro alla violenza o alla morte e senza essere costretti a camminare per giorni attraverso campi minati, in cerca di sicurezza”, ha dichiarato Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria. “E’ cruciale che ai sopravvissuti sia fornita assistenza psicologica, per aiutarli ad affrontare le brutalita’ a cui hanno assistito. Questi bambini possono sembrare normali all’esterno, ma dentro sono tormentati da cio’ che hanno visto. Rischiamo di condannare una generazione a una vita di sofferenza, a meno che la questione della loro salute mentale non sia affrontata in modo adeguato”, ha aggiunto. L’esigenza dei civili di poter lasciare Raqqa in modo sicuro, di non essere utilizzati come scudi umani dall’Isis e di non dover affrontare i bombardamenti aerei, appare ancora piu’ evidente in un momento in cui e’ attesa l’intensificazione della battaglia per la liberazione della citta’. Save the Children ribadisce che proteggere i bambini intrappolati negli orrori della guerra deve essere la priorita’.

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