Copasir e report sui putiniani

“In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica rileva di non aver mai condotto proprie indagini su presunti influencer e di aver ricevuto solo questa mattina un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato”. Lo rende noto il presidente del Copasir, senatore Adolfo Urso. Che entra nel merito del polverone causato dalla lista dei “putiniani” anticipata dal Corriere. “Peraltro, il Comitato si attiene sempre scrupolosamente a quanto previsto dalla legge 124/2007: non è una Commissione di inchiesta ma organo di controllo e garanzia; non ha poteri di indagine ma ottiene informazioni dagli organi preposti, nel corso di audizioni o sulla base di specifiche richieste, anche al fine di realizzare, ove lo ritenga, relazioni tematiche al Parlamento. Con queste procedure ha attivato l’indagine conoscitiva ‘sulle forme di disinformazione e di ingerenze straniere, anche con riferimento alle minacce ibride e di natura cibernetica’, della quale ha dato comunicazione ai presidenti delle Camere e nella pubblica agenda dei propri lavori”.

“Il Comitato – prosegue Urso-  inoltre, agisce sempre con il vincolo della segretezza, a cui rigorosamente si attiene, e quando comunica lo fa solo sulla base di precise deliberazioni nelle modalità prescritte dalla legge – conclude -. Auspica, pertanto, soprattutto su questa vicenda, che vi sia sempre una corretta attribuzione e riconoscibilità delle fonti proprio al fine di garantire quella libera e corretta informazione che è alla base della nostra democrazia, e che ciascuno si attenga alle proprie responsabilità, nella piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato”. Precedentemente l’esponente di Fdi aveva dichiarato: “La lista l’ho letta anche io sul giornale”. A‘Mattina24’ su ‘Rainews24 ha risposto così a una domanda diretta sulla lista dei ‘putiniani’ d’Italia’ riportata dal ‘Corriere della Sera‘.  “No, assolutamente no. Noi non facciamo indagini su eventuali influencer e l’abbiamo letta sul giornale”.

Ha quindi spiegato Urso: “Io ho l’obbligo di legge di mantenere riservatezza e segretezza sulle attività che svolgiamo – ha risposto a chi gli chiedeva se esiste una rete italiana filo-Putin -. Posso dire che come Comitato abbiamo attivato un’indagine conoscitiva, secondo gli strumenti che la legge ci conferisce, per quanto riguarda la disinformazione, la propaganda che avviene, anche e non soltanto, attraverso la rete cibernetica. E, ove lo ritenessimo, alla fine di questa indagine conoscitiva faremo una specifica relazione al parlamento come la legge ci consente di fare”.

La lista pubblicata dal Corriere sta scatenando un polverone. Per questo Urso chiarisce le cose: “Che esiste una macchina di propaganda e disinformazione che agisce da tempo, almeno 10 anni, non lo dico io ma le risoluzioni del parlamento europeo del 2016 e del 2022”. “E’ chiaro a tutti che i sistemi autoritari e totalitari hanno realizzato un sistema di controllo dell’opinione interna”. Ed hanno  “attuato la stessa tecnologia e la stessa macchina della disinformazione e propaganda per condizionare le nostre democrazie”. Urso ha ricordato che secondo la task force europea creata ad hoc sono state almeno “13.800 le fake news propalate dalla Russia nell’opinione pubblica europea grazie alla macchina di disinformazione; è accaduto prima e accadrà dopo quando, ci auguriamo, finirà la guerra“.

“Noi siamo un Paese importante per la nostra collocazione geografica, culturale, storica, economica”, ha ribadito a ‘Mattina24’ su ‘Rainews24’: “siamo la frontiera e di conseguenza la cerniera con i due continenti in sviluppo e crescita, Asia e Africa,. E di conseguenza cerniera tra Occidente e Oriente; quindi da una parte possiamo essere più vulnerabili in quanto più importanti per l’attenzione altrui; dall’altra, ove riuscissimo a dimostrare unità e affidabilità, più importanti anche per la nostra Europea e i nostri alleati occidentali”. “Se siamo consapevoli di cosa siamo e dei valori che dobbiamo tutelare insieme ad altri,  potremmo uscire da questa vicenda con maggiore forza internazionale”.

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