Coppa Italia tra scontri e spari

Autentico terrore per la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli che si è svolta ieri all’Olimpico di Roma. Sono congelato ed ho difficoltà ad impostare l’apertura d’articolo. Di cosa parlare? Della guerriglia dei tifosi, delle risse in autogrill, degli scontri, della sparatoria avvenuta in viale Tor di Quinto, dei tre tifosi del Napoli colpiti, dell’ora di ritardo per l’inizio della partita, Di Daniele De Santis, ultras della Roma, che si trovava al Ciak Village dove è scoppiato il finimondo. O di Genny a Carogna, capo ultrà del Napoli,  che tutti hanno visto in diretta tv scavalcare gli spalti della curva dell’Olimpico per entrare in campo e parlare con Marek Hamsik, capitano del Napoli, e con dirigenti e forze dell’ordine per far riprendere la partita. La tifoseria azzurra voleva sospendere la partita,  visto che un tifoso napoletano era stato colpito da colpi di pistola ed altri due erano stati feriti. Tifosi inferociti, bombe carta lanciate dai tifosi partenopei, manganellate che arrivano dalla polizia. La pistola, una semiautomatica 7,65 con matricola abrasa, viene recuperata insieme ad i bossoli. Le impronte digitali saranno indispensabili, così come lo Stub, tecnica di scienza forense usata in indagine scientifica per scoprire se un indiziato ha usato un arma da fuoco di recente. Questo servirà per capire se Daniele De Santis, fermato e piantonato all’Ospedale Gemelli, è stato lui  a premere il grilletto. Oppure devo aprire l’articolo parlando della presenza in tribuna autorità del premier Matteo Renzi, allo stadio con moglie e figli? Oppure della presenza del presidente del Senato, Piero Grasso, che doveva premiare la squadra vincitrice della sfida e che invece annota: “Questi non sono tifosi ma delinquenti!”. Oppure dei pompieri feriti e dei cori razzisti dei tifosi viola che urlano: “Vesuvio, inghiottiscili tutti”. Non voglio dare commenti calcistici,  non voglio scrivere altro su questo e voglio chiudere con tre flash. Ignazio Marino, sindaco di Roma che dice: “Roma non merita di essere oltraggiata. Il mio augurio è che questo evento sportivo possa immediatamente tornare al suo giusto spirito.”. Quale sia lo spirito giusto lo chiarisce chi scrive ricordando che la Grande Festa, ovvero la finale di Coppa Italia, aveva ricevuto la benedizione di Papa Francesco. Io provo vergogna per questo, per quanto è accaduto,  e chiedo umilmente scusa a Papa Francesco per l’indegnità dei comportamenti delle tifoserie. In conclusione voglio agitare un campanellino citando Paolo Coelho che commentando una partita cita un capo tifoseria che non guardava la partita ma dava  ad essa le spalle. Perché? Per incitare positivamente la tifoseria.  Chi conosce gli scritti di Coelho capirà che incitava beneficamente una catena aperta. In male una catena aperta è distonica e dissociata, generando ed alimentando episodi gravissimi come quelli di cui abbiamo parlato. E’tutto.

Cocis

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