Corea del Sud: ex presidente Lee condannato a 15 anni di reclusione

La Corte distrettuale centrale di Seul ha condannato a 15 anni di reclusione l’ex presidente della Corea del Sud, Lee Myung-bak, accusato di corruzione e di una serie di altri capi d’imputazione. La sentenza e’ stata pronunciata questo pomeriggio in diretta televisiva. Il 76enne Lee e’ il quarto presidente della Corea del Sud a subire una condanna penale. Lee, presidente della Corea del Sud dal 2008 al 2013, e’ stato incriminato lo scorso febbraio. La magistratura ha riconosciuto Lee colpevole di sette dei 16 capi d’imputazione per corruzione, abuso di potere, malversazione e altre irregolarita’ che pendevano sul suo capo. Lee si trova agli arresti dallo scorso marzo

L’ex presidente sudcoreano Lee Myung-bak e’ stato arrestato il 23 marzo a Seul sulla base di una serie di capi d’imputazione per corruzione e abuso di potere. Lee, dopo il successore Park Geun-hye, e’ il secondo ex capo di Stato sudcoreano arrestato in meno di un anno. Tra le accuse a suo carico, quella di aver accettato mazzette per oltre 10 milioni di dollari durante il suo mandato di presidente. L’ex presidente nega ogni addebito, e sostiene che le accuse a suo carico siano una forma di persecuzione politica.

L’ex presidente della Corea del Sud, al governo tra il 2008 e il 2013, si era presentato all’Ufficio del procuratore distrettuale centrale di Seul lo scorso aprile per rispondere agli inquirenti delle accuse di corruzione a suo carico. L’interrogatorio e’ il primo cui e’ stato sottoposto l’ex presidente dopo mesi di indagini e indiscrezioni in merito ai suoi presunti traffici illeciti di denaro e all’abuso di potere imputato al suo ex governo. “Mi presento qui oggi distrutto. Sono spiacente di aver causato preoccupazioni al paese in un momento in cui la sua economia affronta difficolta’ e l’ambiente della sicurezza e’ cosi’ sensibile”; aveva detto Lee, leggendo una dichiarazione pubblica prima di varcare la soglia della Procura. Lee, ha affermato piu’ volte di essere vittima di un atto di “vendetta politica” da parte dell’amministrazione progressista del presidente in carica, Moon Jae-in.

I procuratori impegnati nelle indagini in merito alle presunti frodi dell’ex presidente sudcoreano Lee hanno concluso i loro rilievi preliminari lo scorso aprile. Lee e’ il quarto presidente nella storia della Corea del Sud a comparire di fronte alla magistratura per un interrogatorio, dopo l’ex presidente Park Geun-hye, decaduta per corruzione e su cui pende una condanna sino a 30 anni di reclusone. L’ex presidente e’ accusato tra le altre cose di aver gestito un fondo illecito di 11 milioni di dollari utilizzando come copertura l’azienda di componenti per auto Das, formalmente di proprieta’ del fratello maggiore. Lee, come Park, e’ anche sospettato di aver attinto a fonti discrezionali dell’Intelligence nazionale per spese personali.

La Corte distrettuale centrale di Seul ha ordinato a marzo l’arresto di Lee Byung-mo, che avrebbe gestito gli asset dell’ex presidente sudcoreano Lee Myung-bak e sarebbe una figura chiave nell’ambito dello scandalo corruttivo che coinvolge l’ex capo dello Stato e un’azienda produttrice di componenti per auto vicina a Lee e alla sua famiglia. Lee Byung-mo e’ segretario esecutivo della Cheonggye Foundation, ed e’ stato arrestato con l’accusa di aver distrutto materiale probatorio. Nell specifico, l’ex contabile di ee Myung-bak avrebbe distrutto delle cartelle che pare contenessero un archivio dettagliato degli asset e delle transazioni dell’ex presidente, probabilmente sotto prestanome.

Lee Byung-mo e’ stato interrogato dai procuratori in merito a 24,4 milioni di dollari che la famiglia dell’ex presidente Lee ha guadagnato ufficialmente tramite la vendita di un vasto appezzamento di terreno edificabile nell’area meridionale di Seul, nel 1995. La pubblica accusa sospetta che in realta’ i fondi appartengano personalmente all’ex presidente, e siano stati utilizzati per acquistare una quota di controllo del produttore di componenti per automobili Das. Sulla carta, l’azienda e’ di proprieta’ del fratello maggiore dell’ex presidente, Lee Sang-eun; la magistratura sta indagando se l’azienda sia stata utilizzata dalla famiglia di Lee per il riciclaggio di denaro. L’ex presidente ha respinto categoricamente ogni addebito

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