Coronavirus: 3.589 morti in America latina

Sono 3.589 le sin qui vittime legate al contagio da nuovo coronavirus in America latina. In Messico si contano 5.847 casi di contagio e 449 morti. Il governo ha pero’ fatto sapere di tenere anche conto di un sistema statistico di conteggio degli infetti che moltiplica per otto il valore dei contagi ufficiali. Nel paese vige fino a fine aprile “l’emergenza sanitaria”, con forte impulso al distanziamento sociale, ma senza coprifuoco, misura a cui il governo “non crede”. In vista della crisi economica, il governo vara misure per mettere in sicurezza le fasce piu’ deboli, evita ricorso a incentivi fiscali e non crea nuovo debito. Avviato ponte aero di aiuti dalla Cina. A Panama, paese tra i piu’ impegnati nell’esecuzione dei test, si registrano ad oggi 3.751 casi confermati e 103 decessi. Il presidente Laurentino Cortizo ordina una serrata totale, a tempo indefinito su tutto il territorio nazionale e annuncia tagli agli stipendi dei funzionari pubblici.

Alla Costa Rica, con 626 casi confermati e quattro morti, va il primato di aver registrato il primo caso in America Centrale. Ma il paese, riconosciuto per la qualita’ dei servizi medici, rimane con un basso tasso di letalita’. Sospese le politiche di apertura i rifugiati dal Nicaragua. In Guatemala, 196 contagi e cinque morti, il presidente Alejandro Giammattei ha disposto un coprifuoco dalle 16 alle 4, freni all’ingresso di stranieri e ai movimento interprovinciali fino al 19 aprile. Mascherine obbligatorie dal 13 aprile. Cancellati i voli per il rimpatrio dei migranti dagli Usa. Stato di emergenza nazionale anche nella Repubblica Dominicana, dove ad oggi si contano 3.614 contagi e 189 morti. Rinviate le elezioni generali previste per il 17 maggio. Le cifre ufficiali riferiscono di nove casi di contagio e un morto in Nicaragua, anche se diversi settori, tra cui la chiesa cattolica e la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), denunciano poca trasparenza nelle informazioni.

Il virus arriva in El Salvador solo il 18 marzo, con la prima delle sei morti il 31 marzo e 164 contagi ad oggi. Il presidente Nayib Bukele ha disposto una quarantena generale che avrebbe voluto prolungare fino a maggio, ma ad oggi in vigore solo al 16 aprile. In Honduras, con 426 casi e 35 morti, vige la quarantena obbligatoria a tutti i viaggiatori in arrivo dai paesi a rischio, il coprifuoco nazionale e lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Sale a 41 il numero di contagi ad Haiti, con tre morti. Iniziata la fase di “trasmissione locale” a Cuba, 814 casi di contagio, 24 morti. Dal 31 marzo aeroporti chiusi per evitare “pericoli aggiuntivi” legati all’arrivo di stranieri. Bloccati tutti i trasferimenti urbani e interurbani e cancellata la tradizionale sfilata del 1 maggio.

La Colombia – che ad oggi conta 3.105 casi di contagio e 131 morti – entra in quarantena totale fino al 27 aprile, limite esteso fino al 30 maggio per gli ultra settantenni. Molte le misure di sussidio economico alle classi meno abbienti, restituzione alle famiglie Iva a fine marzo. Chiesto accesso a linea di credito Fmi per 11 miliardi di dollari. Fino a fine maggio frontiere aperte solo alle merci e -previa quarantena – a colombiani e stranieri residenti. Il governo pensa a far ripartire l’economia dal 27 aprile. In Venezuela, che denuncia 197 casi di contagio, si contano nove morti. Stato di “emergenza permanente” su tutto il territorio nazionale, con restrizioni piu’ severe nelle zone piu’ colpite. L’alto commissario diritti umani Onu chiede di sospendere le sanzioni a Caracas per alleviare gli effetti della crisi.

Allarme alto anche in Bolivia – con 441 casi di contagio e 29 morti. Emergenza sanitaria e quarantena su tutto il territorio nazionale ameno fino al 30 aprile, chiusura totale delle frontiere e severe restrizioni ai movimenti interni. Stop anche alle rotte di trasporto pubblico passeggeri tra le varie province, con transito consentito solo alle merci. Allarmanti i numeri registrati in Ecuador: 7.858 casi e 388 morti. Il governo ha disposto il coprifuoco dalle 14 alle 5, isolamento domiciliare per chi arriva dai paesi a rischio. Dal 16 marzo sono chiuse le frontiere e sospesi i voli internazionali. A fronte dell’emergenza, aggravata dalle tensioni internazionali sul prezzo del petrolio, il presidente Lenin Moreno ha varato tagli da 1,4 miliardi di dollari alla spesa.

Il Brasile, dove e’ stato confermato il primo caso nella regione, si conferma ad oggi il paese piu’ colpito, con 28.320 casi confermati e almeno 1.736 pazienti morti. Il governo ha abbandonato le iniziali posizioni moderate chiudendo le frontiere terrestri e frenando i voli in arrivo da Asia e Ue. Querelle tra governo federale e stati sulla necessita’ di imporre o meno serrate totali. Il parlamento ha approvato la richiesta del governo di sforare i limiti di spesa del 2020. Stato di emergenza anche in Peru’, dove si conta un totale di 11.475 casi e 254 morti. Il presidente Martin Vizcarra chiude le frontiere, e impone quarantena obbligatoria a tutta la popolazione fino al 26 aprile. Confermate per ora le elezioni generali in agenda ad aprile 2021.

In Argentina, dove il 7 marzo e’ stata registrata la prima morte per la Covid-19 in America latina, i casi confermati sono a 2.571, con 112 decessi. Il governo ha ragionato su misure di maggiore elasticita’ per la quarantena in atto, ma il paese rimarra’ “congelato” almeno fino al 26 aprile. Varato un piano da circa dieci miliardi di euro (circa due punti di pil) per sostenere produzione, lavoro e consumo: si allontana l’obiettivo del pareggio fiscale entro i prossimi tre anni, sin qui considerato una priorita’. Il coronavirus e’ emergenza anche in Cile, con 8.273 casi confermati e 94 morti. Il presidente Sebastian Pinera ha decretato lo “stato di catastrofe” per 90 giorni, affidando alle Forze armate la gestione dell’ordine pubblico. Chiuse tutte le frontiere e movimenti limitati all’interno. Rinviato a ottobre il referendum sulla riforma della Costituzione preparato in risposta alle proteste sociali di inizio anno.

Il governo uruguaiano di Luis Lacalle Pou ha chiuso le frontiere con il Brasile, eccezion fatta per i residenti nelle zone di confine e con l’Argentina. Dal 24 marzo si vietano le uscite dal paese per fini turistici. Contati sin qui 493 casi di contagio e nove morti. L’Uruguay, pur tra i pochi paesi a non aver varato serrate generali, ha deciso da aprile di chiudere “a tempo indeterminato” le scuole, e rinviato a ottobre le elezioni municipali. Il nuovo coronavirus e’ anche in Paraguay, dove si registrano 174 casi, con otto decessi. Decretata emergenza sanitaria con quarantena estesa su tutto il territorio nazionale, fino al 19 aprile. Dal 13 marzo sospesi tutti i voli dall’Europa e isolamento obbligatorio per chi viene dalla zona Ue. Rinviate di un anno le elezioni municipali.

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